L'arte bianca
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CROTONE Anche Amnesty international interviene a favore di Maysoon Majidi, l'attivista curda che è stata arrestata dalla Guardia di finanza di Crotone con l'accusa di essere la scafista dell'imbarcazione approdata il 31 dicembre sulla spiaggia di Gabella con 77 migranti a bordo. Da allora Maysoon Majidi, 28 anni, è in carcere a Castrovillari per favoreggiamento all'immigrazione clandestina.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

La donna si è sempre detta innocente e domani inizia il processo davanti al gup del Tribunale di Crotone. Alla vigilia dell'udienza Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty international Italia, ha scritto alla giudice Elisa Marchetto che si occupa del caso spiegando che Maison Majidi, «nota nel suo paese per essere un'attivista per i diritti delle donne, oltre che regista e attrice teatrale, ha collaborato con diverse organizzazioni in difesa dei diritti delle donne curde e fa attualmente parte dell'Organizzazione per i diritti umani Hana. Majidi è arrestata per la prima volta durante le manifestazioni nel 2019, torturata e poi rilasciata».
Ileana Bello fa notare al giudice che la donna accusata di essere una scafista «è scappata dall'Iran dopo che la polizia morale iraniana l'aveva ritenuta personalmente coinvolta nell'organizzazione delle proteste contro il regime. Era, inoltre, doppiamente discriminata in quanto donna e in quanto appartenente alla minoranza curda. Fuggita nel Kurdistan iracheno, Majidi capisce che non avrebbe ottenuto il permesso di soggiorno e che sarebbe stata estradata in Iran; perciò, decide di intraprendere la rotta jonica e di fuggire via mare verso l'Italia».
Il racconto della direttrice di Amnesty evidenzia come «durante la rivolta del movimento Donna Vita Libertà del 2022, le forze di sicurezza iraniane abbiano usato lo stupro e altre forme di violenza sessuale per intimidire e punire le persone scese in strada per manifestare, anche di soli 12 anni» e che «magistrati e giudici iraniani si sono resi complici di tale sistema non solo ignorando o insabbiando le denunce di stupro, ma anche utilizzando confessioni estorte con la tortura per muovere accuse false contro le persone sopravvissute, per poi condannarle a morte o al carcere».
«Alla luce di tali elementi - conclude Ileana Bello - e dell'attività svolta da Majidi in favore dei diritti delle donne e della minoranza curda, Amnesty international teme per la sua incolumità e chiede che le vengano garantiti i suoi diritti fondamentali e le eventuali cure mediche necessarie».
In occasione dell'udienza di domani, davanti al Tribunale di Crotone il comitato "Free Maysoon" ha organizzato, a partire dalle ore 9, un sit-in per chiedere la liberazione dell'attivista curda.