Secondo i dati forniti da Torchia, in questo periodo, nei laghi della Sila sono presenti 35 milioni di metri cubi di acqua: quasi un quarto della loro capienza massima, che è di 160 milioni di metri cubi.
L'acqua presente nei bacini silani potrebbe non essere sufficiente per affrontare i mesi più caldi. Non stiamo parlando solo di luglio ed agosto, ma anche di giugno, settembre ottobre e non è possibile escludere nemmeno novembre.
Nella nota, inviata ieri alla stampa, Torchia non si limita a lanciare l'allarme, ma consiglia anche le strategie da adottare per evitare disastri e disagi. I suoi consigli sono rivolti ai politici che governano la Regione Calabria. Si rivolge a quelli attuali, come ha fatto con chi ha governato la Regione anche nel passato.
Il vizio di sottovalutare il problema della gestione dell'acqua è datato e coinvolge i governatori di alterni schieramenti. Sulla questione dell'acqua, e non solo, i governi della Calabria non hanno mai voluto porre fine allo sfruttamento delle risorse da parte della società A2A, che ha sede legale in Lombardia.
Culturalmente siamo una colonia. Ovviamente il problema non è, come dicono alcuni A2A, che fa i propri interessi di imprenditore. Il vero problema sono i politici calabresi, di ogni appartenenza, che non vogliono affrontare e risolvere la delicata questione.
La politica industriale messa in campo, così come più volte denunciato da Torchia, non garantisce il corretto uso dell'acqua, che è ormai diventato un patrimonio da difendere e preservare non solo nella provincia di Crotone e nel resto della Calabria. Così come viene gestita oggi (sempre secondo le denunce di Torchia) gran parte del prezioso liquido viene lasciato defluire a mare.
Si perde e nel territorio ci sono comunità che soffrono la sete e attività agricole che sono costrette a chiudere o a ridurre la produzione e, quindi, la ricchezza e il lavoro. Al di là dei sogni e delle aspettative, bisogna prendere atto e coscienza che l'agricoltura è e resta l'attività economica più importante del nostro territorio. Senza acqua questo polmone economico ed occupazionale è destinato a morire.
Senza acqua non si può nemmeno pensare allo sviluppo del turismo. Chi verrebbe a farsi le vacanze nella provincia di Crotone se dovesse avere problemi a farsi persino una doccia? Ecco perché il grido d'allarme lanciato da Torchia è più serio di quello che potrebbe apparire.
La Regione dovrebbe, quindi, rivedere la sua politica sulla gestione dell'acqua. Dovrebbe trovare il modo di rivedere l'accordo sottoscritto con A2A e riprendersi la gestione dell'acqua almeno dopo che è stata utilizzata per produrre energia elettrica. L'acqua è nostra e dobbiamo decidere noi come usarla.