«Forse perché – s’interroga – ci pensano le associazioni a migliorare le condizioni di persone bisognose di quasi tutto il necessario per poter sopravvivere? Casi di povertà estrema si trovano soprattutto nelle nostre periferie, dove a volte è difficile pure raggiungerli. Ma per fortuna esistono associazioni che entrano nelle case dei poveri, quelli veri, e come il buon samaritano si fermano e vanno via soltanto dopo aver risolto gran parte dei problemi. Fra di essi, anche la Chiesa Evangelica compie molte di queste opere in silenzio».
«Ma non è più tempo di fare tutto da soli – ammonisce Villirillo –, è tempo di responsabilizzare di più le istituzioni, che troppo spesso purtroppo si lavano le mani, facendo solo il minimo indispensabile. E non sempre. È la storia di Bruno, di Rosario che vive da solo abbandonato in Contrada Cipolla, di Pasquale che vive mangiando tutti i giorni un panino da due anni, segnalato da un assistente sociale di una struttura. È il caso di Maria, e di tanti altri "invisibili" della nostra città».
«Storie terribili – riferisce Libere donne –, gente che dorme nei parchi al freddo anche con bambini nascosti per paura della reazione dei servizi sociali, e questo non giustifica nessuno. Forse troppa indifferenza o superficialità, o forse solo smania di protagonismo ed azioni contro l'associazionismo che conosce a fondo il territorio?».
«I servizi sociali – stigmatizza Villirillo – hanno molto probabilmente dimenticato che il Terzo settore può essere un alleato e non un nemico, che esso non ha intenzione di sostituire nessuno, ma di sostenere la figura istituzionale, se solo si capisse quanto è importante la rete e la cooperazione. Perché è quando senti addosso la solitudine che le piaghe sociali quali alcool e droghe prendono il sopravvento, devastando molte vite, avvelenando ed uccidendo i nostri figli. Tutti i giorni.
Più umanità, è questa la parola chiave. Apre tutte le porte, anche quelle del cuore», conclude Villirillo.