Nella nota viene spiegato che: «Il nostro intento, non è affatto quello di prestare il fianco ad una iniziativa imprenditoriale privata, bensì, portare a conoscenza la cittadinanza di informazioni che riteniamo utili ad avviare una discussione serena e pacata fra opposti schieramenti che sostengono le ragioni del SI o viceversa le ragioni del no. Nei giorni scorsi, il sopraccennato progetto, è stato oggetto di interrogazione parlamentare da parte dell’On. Elisabetta Barbuto, ed i giornali locali ne hanno dato ampio risalto con un titolo ad effetto: rigassificatore Ionio Fuel “una bomba in città”.
Francamente, il lettore ignaro, difronte ad un articolo del genere, registra sicuramente una sensazione di paura costruendo pregiudizi a prescindere, e senza approfondire sosterrebbe inevitabilmente il fronte del No. Fonti autorevoli vicine alla società, hanno spiegato che il loro interesse è quello di vendere il gas allo stato liquido, quindi, in virtù di questa autorevole affermazione, e senza timore di essere contradetti ,abbiamo ragione di credere che l’impianto avrà il compito di deposito e stoccaggio con la funzione di servizio che assomigli più ad un Terminal GNL piuttosto che ad un rigassificatore. Tuttavia, dopo aver visionato accuratamente il progetto, abbiamo scoperto che una parte di gas liquefatto, a causa del calore esterno, subirebbe un processo fisiologico di rigassificazione pari al 2/3% della capacità totale che verrebbe recuperato grazie ad un sistema chiamato in gergo “Boil-off”. Per meglio fare comprendere il concetto a chi ci legge, vengono utilizzate delle speciali valvole di sfiato che servirebbero, oltre che per la sicurezza delle cisterne criogeniche, e anche per il recupero di quel 2/3%, a convogliare il gas direttamente nella rete nazionale Snam. È giusto dire che il progetto prevede la possibilità di rigassificare attraverso
un sistema ORV, attrezzato da vaporizzatori a tecnologia no emissioni, anche se il progetto da noi visionato non specifica se a ciclo aperto. Il processo di rigassificazione, secondo la fonte di cui prima, risulterebbe meno conveniente per la proprietà rispetto alla vendita allo stato liquido, ma va evidenziato il ruolo strategico ricoperto dal gas nella produzione di energia elettrica a livello nazionale. L’on. Barbuto, attraverso la sua interrogazione parlamentare, ha suscitato in noi notevole interesse sulla materia, e nelle ricerche fatte scopriamo che il GNL, secondo la oramai soppressa Stazione Sperimentale Carburanti, risulti un combustibile tra i più ecologici, ed il MISE (ministero dello sviluppo economico) attribuisce un ruolo strategico e di primaria importanza nel mercato energetico italiano, poiché dipendendo l’Italia per il 90% da metano importato via metanodotto dalla Russia, Algeria e Libia, essendo questi Paesi geo-politicamente aree a rischio, per evitare crisi energetiche, come avvenuto in passato, lo Stato Italiano attribuisce al GNL questo importante ruolo nella produzione di energia elettrica, ed inoltre, è stato avviato un programma di de- carbonizzazione a livello europeo per ridurre l’emissione in atmosfera entro il 2025, protocollo sottoscritto anche dall’Italia. Difronte ad una emergenza nazionale, determinata da fattori di rischio geografico, verrebbe sicuramente richiesta la rigassificazione attraversò il sistema che spiegavamo. Ci sorprende, e non poco, che un parlamentare dello stato italiano, non riconosca questo importante ruolo attribuito dal MISE al GNL, e come un impianto così tecnologico e di sicura scommessa politica sia una frontiera da perseguire per la produzione di energia elettrica. Tralasciamo la seconda parte dell’interrogazione, no perché poco importante, ma poichè discute se il Corap avesse titolo o no a rilasciare assenso positivo, motivo per il quale non entriamo nel merito alla questione perchè saranno le autorità competenti ad esprimersi. Sosteniamo per favore una politica che propone e no una politica che si oppone? E laddove ci fossero posizioni nettamente contrastanti, possiamo trovare soluzioni per il bene della città? Non neghiamo a priori una opportunità di sviluppo, perché un impianto di questa natura porterebbe interesse a livello mondiale, diventerebbe il punto di riferimento per il mediterraneo, rivitalizzando il traffico marittimo per un porto, come quello di Crotone, che altro non aspetta da anni.
Ovviamente, la spiegazione fatta nella prima parte, dovrebbe servire anche a quelle 35 associazioni firmatarie di un documento di opposizione, invitandole a fare fronte comune affinché questo impianto non utilizzi acqua di mare, come da loro sostenuto, ma sia configurato con sistemi alternativi a ciclo chiuso che secondo alcuni studi fatti dal Comitato Scientifico del WWF-Trieste, risulterebbe più dispendioso per i costi di gestione a carico della società, ma vantaggioso a fini dell’inquinamento. Ci sentiamo di suggerire alla società proponete, di utilizzare un sistema di rigassificazione ad aria con vaporizzatori del tipo AAV come previsti, tra l’altro, nel progetto presentato al porto di Cagliari che si avvicina molto a quello di Crotone, e per una maggiore tranquillità della popolazione Crotonese di stipulare un protocollo d’intenti con il comune di Crotone, con l'impegno, anche difronte ad un’eventuale cessione a terzi, di non utilizzare acqua di mare in un eventuale processo di rigassificazione. Difronte ad un rifiuto della società ad un eventuale protocollo di intesa, saremmo costretti a rivedere la nostra posizione. Abbiamo anche noi a cuore il bene della nostra già martoriata città. Discorso a parte invece lo faremo con l’ingegnere Vincenzo Voce. Il neo candidato sindaco della nostra città, assume attraverso un intervista, rilasciata sul web, in un discorso pieno di contraddizioni, una posizione nettamente negativa, sostenendo che; “ un impianto di questa portata è pericoloso; non si deve fare a Crotone perché ci sono già i veleni; ci sono i morti per tumore; produce troppo pochi posti di lavoro; infrastrutture come la 106 non reggerebbero al traffico delle autocisterne criogeniche; e vi immaginate un incidente di queste autocisterne stile Viareggio” ipotizzando uno scenario apocalittico, facendogli eco anche l’ing Calabretta con un articolo apparso sul Crotonese del 29 Maggio. Ingegnere Voce! Premesso che diverse volte siamo venuti ad ascoltarvi, Le riconosciamo sicuramente una certa dialettica, ma questa volta abbiamo avuto la netta sensazione che si sia posizionato negativamente per un puro calcolo elettorale. Non ce ne voglia ingegnere, e vorremmo tranquillizzarla, noi a differenza sua, o dell’ing. Calabretta, non nutriamo interesse verso la politica, ma ci limitiamo ad essere attenti osservatori, per essere ancora più chiari, non saremo candidati in nessuna lista elettorale.
Ci aspettavamo autorevoli proposte di miglioramento al progetto e non una totale chiusura, né da parte sua né da chi la sostiene in questa corsa verso le amministrative, che in nome di un filosofico ambientalismo vede disastri dappertutto. Riteniamo sia dannoso per la città continuare a dire no a tutto e tutti a prescindere, negando opportunità di sviluppo in un settore strategico che può benissimo convivere con il turismo, anzi sarebbe addirittura sinergico, poiché, grazie a questa infrastruttura innovativa, daremmo un motivo in più alle navi da crociera, e non solo, ad attraccare nel porto di Crotone per un eventuale rifornimento. Il vero problema di questa città, purtroppo, risulta essere il fallimento totale di una riconversione da industriale a turistico che non c’è mai stata, e che mai ci sarà, ed i nostri figli costretti ad emigrare per lavoro, poiché non hanno nessun Santo in Paradiso».