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Sabato, 03 Giugno 2023

ATTUALITA' NEWS

Tra le altre cose c’è da mettere le mani sul lavoro. Non sui salari da decurtare o sulle nuove tecnologie da implementare. No. Sul lavoro, inteso come portatore di libertà, struttura sociale e culturale di una intera civiltà.

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Considerando che ultimamente gli italiani passano molto più tempo a casa, fra DAD e smart working, si capisce facilmente come questo cambiamento delle abitudini abbia avuto un impatto anche sulle bollette. A ciò si aggiunge che a gennaio 2021 l’ARERA ha comunicato un aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas, rispettivamente di circa il 4,5% e il 5,3%. Un incremento dovuto soprattutto alla crescita del prezzo delle materie prime a sua volta legato alla ripresa del mercato dell’energia. Da questi due elementi si capisce il perché le bollette abbiano di recente assunto un peso non di poco conto.

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«Il tema della disabilità – si legge in una nota – è stato affrontato oggi pomeriggio durante la conferenza stampa sull'aggiornamento dei dati sui contagi da Covid-19, tenuta dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli».

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«Nella giornata di ieri, 25 marzo 2020, il ministero dello Sviluppo economico ha emanato un Decreto ministeriale che stabilisce che le attività di call center sono consentite limitatamente alla attività di “call center in entrata” (in-bound) che rispondono alle chiamate degli utenti tramite distribuzione automatica delle chiamate, tramite integrazione computer-telefono, sistemi interattivi di risposta a voce o sistemi simili in grado di ricevere ordini, fornire informazioni sui prodotti, trattare con i clienti per assistenza e reclami, e, comunque nei limiti in cui siano espletate in relazione alle attività di cui agli allegati 1 e 2 del Dpcm 11 marzo 2020 e di cui all’allegato 1 del Dpcm 22 marzo 2020 come modificato dallo stesso decreto ministeriale del Mise».

È quanto riferiscono le due parlamentari del M5s Elisabetta Barbuto (Camera) e Margherita Corrado (Senato). «Alla luce di quanto sopra – sollecitano – non possono esservi più difficoltà interpretative da parte di nessuno, in merito alle attività ritenute essenziali e non essenziali e sulla necessità di velocizzare tutte le operazioni per attuare il lavoro in modalità smart, sia per le une, che per le altre».

Le parlamentari crotonesi Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado ricordano di avere già, nei giorni scorsi, scritto alla Abramo, e per conoscenza al prefetto e al commissario prefettizio di Crotone, per sollecitare l’azienda a predisporre tutti gli strumenti al fine di consentire una modalità di lavoro agile, ed in particolare lo smart working, così come prescritto dalla normativa adottata in sede di decretazione d’urgenza.

«La risposta della Abramo – fanno sapere le parlamentari –, giunta tempestivamente e di cui era stata data comunicazione nell’immediatezza, evidenziava come la società stesse avviando per tutto il personale modalità di lavoro smart in funzione del completamento delle attività informatiche necessarie. Era il 16 marzo, dunque 10 giorni orsono. Alcuna notizia, ad oggi ed in merito, è giunta se non quella del mancato pagamento, previsto per la data di ieri, delle retribuzioni del mese di febbraio che, secondo un comunicato dell’azienda, dovrebbe avvenire per giorno 31 di questo mese».

«Contestualmente e singolarmente, tuttavia – incalzano le parlamentari pentastellate –, si apprende dagli organi di stampa che, mentre a Crotone i lavoratori dovranno attendere la fine del mese per ottenere le loro spettanze, le pretese difficoltà economiche che ne avrebbero causato lo slittamento non risultano altrettanto ostative per l’assunzione di ben 19 unità lavorative a tempo indeterminato presso il call center della stessa società in Palermo ove pare sia stato già dirottato una gran parte del traffico, una volta gestito dalla sede di Crotone. Impossibile, pertanto, non condividere le motivazioni che hanno, sempre nella giornata di ieri, condotto allo sciopero e solidarizzare con le sacrosante ragioni dei lavoratori».

«Restiamo, infatti, letteralmente sbigottite ed indignate – commentano – da questo comportamento nei confronti dei lavoratori della Datel di Crotone che, pur con tutte le difficoltà di questo periodo e la paura del contagio sono rimasti al proprio posto, padri e madri di famiglia, sovente monoreddito, che confidano nel pagamento puntuale delle proprie spettanze per tenere fede, altrettanto puntualmente, ai tanti impegni economici familiari».

«Non comprendiamo – si domandano le parlamentari – il reale motivo che induce la Abramo, in procinto di celebrare con la nostra città le nozze d’argento, a tenere un simile atteggiamento nei confronti del territorio al quale, negli anni, ha dato sicuramente tanto in termini di livelli occupazionali, ma dal quale, anche, tanto ha ricevuto proprio per il lavoro costante, preciso e puntuale dei suoi operatori, fra i primi in Italia quanto ad efficienza e competenza».
«Vogliamo pertanto augurarci – ribadiscono le deputate pentastellate – che quanto accaduto sia un mero episodio della intera vicenda, che lo stesso si concluda celermente e positivamente e che la discussione non sia costretta a spostarsi in altre sedi, attendendo, altresì, conferma degli avvenuti pagamenti delle retribuzioni nonché della conclusione delle attività informatiche per il completamento delle operazioni di smart working».

«Concordiamo, infine, con il contenuto del comunicato del senatore Nicola Morra – concludono Barbuto e Corrado – che è intervenuto ieri in merito alla vicenda della Abramo Customer Care e condivideremo tutte le iniziative che il M5s intenderà intraprendere, a tutela dei lavoratori del call center Datel di Crotone non escluso l’intervento, se necessario, del ministero del Lavoro».

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L’emergenza Coronavirus ha costretto molti professionisti a dover lavorare da casa adottando il sistema di smart working. Ma cosa vuol dire esattamente? Letteralmente questo termine vuol dire “lavoro agile” e viene utilizzato nel business per indicare una modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. La definizione di lavoro agile (o smart working), contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (es. pc/mac, tablet, smartphone).

Spesso utilizzati come sinonimi, “lavoro agile” e “telelavoro” hanno differenze sostanziali. Nello smart working il lavoro è svolto senza una postazione fissa: può essere all’esterno dei locali aziendali o al loro interno. Nel telelavoro il dipendente lavora generalmente da casa e nel contratto può essere specificata la necessità di raggiungere il posto di lavoro tradizionale una volta alla settimana, o in base agli accordi presi.

Si nota inoltre che nello smart working è presente il diritto alla disconnessione: tra l’azienda e il dipendente devono essere stabilite misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro. Lo smart working ha inoltre favorito l’assunzione di categorie di lavoratori impossibilitati a raggiungere il luogo di lavoro e/o che hanno particolari esigenze di flessibilità oraria per malattia o motivi personali, per i neo-genitori e gli studenti lavoratori.

I numeri in Italia

Per cercare di capire chi in Europa già prima delle misure per Covid-19 lavorava da casa, ma era dipendente di una qualche azienda, si possiamo rivolgere al database di EuroStat, l’istituto statistico europeo. Proprio all’inizio dello scorso febbraio sono stati pubblicati i dati che riguardano i “lavoratori da casa” dei 27 paesi dell’Unione. Si tratta, quindi, di una definizione più ampia e meno precisa. Ma ci aiuta a capire le dimensioni del fenomeno. Il paese dove ci sono più lavoratori che regolarmente lavorano da casa è l’Olanda, seguita da Finlandia e Lussemburgo. Paesi, quindi, del nord ed economicamente molto avanzati. L’Italia si colloca in fondo alla classifica, visto che solo il 3,6% dei lavoratori dipendenti pratica questo tipo di modalità lavorativa. Le cose non cambiano di molto nemmeno se consideriamo solamente i dipendenti che lo praticano qualche volta. Anzi, per quanto riguarda l’Italia, la percentuale scende all’1,2%.

Come a dire, la flessibilità sulle modalità lavorative a distanza (smart o meno) non è proprio nel nostro DNA. Restringendo il campo al solo smart working propriamente detto e alla sola Italia, quanti sono coloro che sfruttano questa modalità di lavoro? Dalle stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, i lavoratori che “godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro” grazie agli strumenti digitali sono stati nel 2019 570 mila. Si tratta di un +20% rispetto alla stessa stima per il 2018. Che si tratti di telelavoro o di smart working, comunque, le tecnologie giocano un ruolo cruciale. Qualcosa, per forza di cose, dopo questa quarantena forzata che ha imposto alle aziende di attuare lo smart working cambierà notevolmente la loro visione nel futuro.

Ed in questo caso passiamo a dare uno sguardo alla diffusione di internet in Calabria. La regione del Sud vive un momento di crescita per quanto riguarda la diffusione di Internet, anche se la strada da fare è ancora molta. A sostenerlo sono i dati comunicati dall’Istat, secondo i quali le famiglie calabresi non connesse superano il 33% del totale. Nonostante un incoraggiante incremento del 5% rispetto al 2018, infatti, la Calabria non ha guadagnato posizioni nella graduatoria nazionale, lasciando intatta la situazione già allarmante relativa al cosiddetto “digital divide”. Una delle conseguenze di questa situazione è l’attuale mancanza di competenze necessarie per sfruttare tutte le potenzialità e le risorse offerte dalla tecnologia.

Secondo gli ultimi dati comunicati dal Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, la connessione a 100 Mbps raggiunge attualmente il 14,2% delle abitazioni della regione, mentre quella a 30 Mbps arriva a coprire il 65% del totale, offrendo delle risorse più che notevoli grazie all’alta velocità di connessione. Secondo il piano di sviluppo previsto per la regione, inoltre, entro l’anno prossimo la fibra a 30 Mbps dovrebbe arrivare a coprire l’81% delle abitazioni.

Internet, dunque, è un fattore fondamentale per le aziende italiane e nella vita di ognuno di noi. Ci permette di guardare serie tv, di giocare su siti come casino.netbet.it, e dovrebbe essere utilizzato su larga scala anche dalle aziende in modo da permettere ai suoi dipendenti di poter lavorare senza particolari problemi anche da casa.

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