«Al di là di alcune affermazioni istituzionali - spiegano i sindacati -, non si hanno certezze da parte del committente né tanto meno dei commissari straordinari di ulteriori proroghe delle attività che consentano di avere ulteriore tempo per ricercare una soluzione per tutti i lavoratori impattati».
«Dopo sei mesi - puntualizza la nota - e, nonostante le richieste ed i solleciti fatti sia da parte istituzionale che dalle segreterie nazionali e regionali, sia confederali, che di categoria, di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ancora non è stato convocato il tavolo di crisi specifico per Abramo customer care».
«Ancora una volta - annunciano le sigle di categoria - i lavoratori di Abramo scendono in piazza, il 27 giugno, per gridare sempre più forte che è vergognoso il comportamento di Tim, azienda partecipata dallo Stato, che non ha assolutamente alcuna remore nel mettere in mezzo alla strada 1.000 madri e padri di famiglia calabresi per perseguire un risparmio irrisorio rispetto ai costi ed ai fatturati miliardari!».
«Per questi motivi - rendono ancora noto i sindacati - si proclamano 4 ore di sciopero su tutti i siti produttivi calabresi (Crotone, Montalto Uffugo e Catanzaro) con relative manifestazioni territoriali, perché è una vertenza che impatta tutta la Regione, una vertenza che va oltre le velleità personali e territoriali, una vertenza tra le più importanti che la nostra Regione è costretta ad affrontare e necessariamente a vincere!».
Al termine dell'assemblea odierna tenuta nella sala consiliare del Comune di Crotone, i dipendenti hanno formulato una nota stampa in cui «pretendono» che «Occhiuto partecipi allo sciopero dei dipendenti Abramo: sarà giustificato solo se nella sua agenda c’è qualcosa di più importante della perdita di mille posti di lavoro, nella sua terra». «Erano stati presi degli impegni - scrivono i dipendenti -, pretendiamo delle risposte. Il governatore è la figura che ha maggiori possibilità di interlocuzione con questo Governo. Vogliamo chiarezza, lo aspettiamo a Crotone perché vogliamo che, parlandoci, guardi in faccia ognuno di noi e le nostre famiglie. Se così non sarà saremo noi a raggiungerlo direttamente in Regione», conclude la nota.