Asp, prima lo Spoke, poi il ''balletto'' dei commissari dal Nord: la sanita' va a picco
CROTONE Dopo nove mesi di gestione si può dare un giudizio sulle cose fatte dal commissario dell’Azienda sanitaria provinciale, Antonio Brambilla, nominato dal presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto. Da utente della sanità, posso dire che non noto nessuna differenza tra le cose fatte da Brambilla e chi lo ha preceduto nella gestione dell’Azienda della provincia di Crotone.
La musica sembra la stessa, anche se è stato cambiato il direttore dell’orchestra. I medici, infatti, fuggono dall’unico ospedale che opera nella provincia di Crotone e si ha la sensazione che restano irrisolte tutte le questioni che riguardano la medicina territoriale.
In nove mesi, se si eliminano gli annunci, non mi pare ci siano sostanziali novità. Il cambio del manager non si è tradotto, a mio avviso, nel cambio di passo sperato. Probabilmente non è nemmeno colpa di Brambilla se le cose continuano ad andare avanti stancamente e senza alcun sussulto.
Il commissario, chiunque sia, deve muoversi all’interno dei paletti che vengono assegnati dalla Regione. Da anni la sanità calabrese è stata disegnata tenendo conto della rappresentatività dei territori.
Le province più forti politicamente (Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria) hanno avuto riconosciuti ospedali di tipo Hub, mentre a Crotone e Vibo sono stati assegnati ospedali di tipo Spoke. Anche la sanità territoriale, nelle province più rappresentative sul piano elettorale, funziona un tantino meglio.
La differenza tra le strutture ospedaliere Hub e Spoke è enorme. Gli ospedali Hub, infatti, possono avere tutte le specialistiche, cosa che non è consentito alle strutture Spoke. Significa che gli Hub possono contare su finanziamenti molto più cospicui, più specialisti, più posti letto e più medici in genere.
È stata questa divisione a sancire le differenze e condannare i territori come quello di Crotone a barcamenarsi per evitare di perdere continuamente pezzi di sanità. In questo contesto diventa incomprensibile il continuo balletto dei commissari.
Chi viene nominato a Crotone non dura a lungo, soprattutto se dimostra qualche capacità. Non si fa in tempo a programmare nulla e in questa situazione diventa anche difficile comprendere perché a Crotone viene nominato un manager non calabrese.
Quando, al posto di un calabrese, viene scelto un professionista del Nord è legittimo sospettare che la sudditanza sanitaria con quella parte del Paese riguarda anche la nomina dei manager. Già senza nominare manager lombardi o emiliani c’è il grave problema dei fondi destinati alla sanità calabrese, che prendono la via del Nord.
Il trasferimento dei nostri fondi nella casse delle Aziende sanitarie del Nord avviene perché la nostra utenza fa i viaggi della speranza in quelle strutture sanitarie. Questo produce un notevole impoverimento del sistema sanitario calabrese e meridionale e un arricchimento dei sistemi sanitari settentrionali.
Il Nord, così, può contare anche sui soldi destinati alla Calabria e al resto del Sud. Questo determina anche la perdita di competitività della sanità del Sud e il potenziamento di quella del Nord.
Se anche i soldi per pagare i manager, come succede per Brambilla, prendono la via Nord siamo davvero arrivati alla frutta. L’operazione lascia l’amaro in bocca perché, francamente, l’attività messa in campo dal manager venuto dal Nord non fa gridare al miracolo.
Alla fine Brambilla sembra stia amministrando come i calabresi nominati all’Asp di Crotone, prima di lui. L’aggravante è che il compenso che incassa in Calabria molto probabilmente movimenterà l’economia della sua regione. Sembra proprio che facciamo la figura dei “cornuti e mazziati”.