È quanto hanno scoperto i carabinieri del comando provinciale di Crotone che, al termine di una indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro, questa mattina hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale del capoluogo, nei confronti di tre persone accusate di estorsione, danneggiamento e turbata liberta' nella scelta del contraente, aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e costituenti il naturale prosieguo di quelle, effettuate nell’ambito dell’operazione di polizia, denominata “Trigarium”, esitata nel luglio del 2018.
Si tratta del capo cosca di Roccabernarda, Antonio Santo Bagnato, di 56 anni, condannato in via definitiva per associazione mafiosa e attualmente detenuto in regime di 41 bis, del fratello Gianfranco Bagnato e dell'imprenditore Antonio Lonetto, titolare di una ditta di lavori elettrici del luogo, al quale sono stati sequestrati conti correnti intestati alla sua azienda e denaro trovato nella sua disponibilità per un totale di oltre 157mila euro.
Le indagini avrebbero permesso di accertare che al 2009 al 2017 il comune di Roccabernarda ha affidato 101 appalti per la realizzazione dei lavori elettrici (pari a 172mila euro) a una ditta del luogo, riconducibile a un soggetto appartenente alla cosca, il quale aveva sostanzialmente ottenuto il monopolio dei lavori.
Inoltre sono stati scoperti danneggiamenti compiuti nei confronti di alcuni privati cittadini che avevano scelto altre societa' per l'esecuzione di alcuni lavori elettrici, come un docente di Santa Severina il quale, a causa del diniego del pagamento del pizzo al capo cosca per la costruzione di un oleificio, e' stato vittima del taglio a scopo intimidatorio di 103 piante di ulivo.
Agli indagati viene quindi contestato l'incendio doloso di un furgone, intestato a una ditta individuale di Roccabernarda, operante nel settore dei lavori elettrici, con lo scopo di indurre il suo titolare a non partecipare alle gare per l'acquisizione di commesse pubbliche o ad accettare lavori dai privati.
Gli elementi raccolti dai carabinieri si sono basati su intercettazioni telefoniche e ambientali, sulle denunce delle persone offese e di due collaboratori di giustizia, oltre che su riscontri connessi allo sviluppo di attivita' di osservazione e pedinamento. (AGI)