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Mercoledì, 04 Ottobre 2023

CRONACA NEWS

dia bologna sequestroBOLOGNA - Una maxi truffa della 'Ndrangheta ai danni dello Stato è stata scoperta dalla Dia di Bologna nell'ambito di un'attività nata come sviluppo investigativo dell'indagine 'Aemilia'. Coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dal sostituto Beatrice Ronchi, la Dia ha eseguito perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 2 milioni e 300 mila euro in Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Campania e Calabria. I sequestri, in particolare, sono avvenuti nelle province di Reggio Emilia e Crotone.
L’affare truffaldino sarebbe stato ideato da un avvocato napoletano e poi messo in atto in concorso con esponenti della cosca «Grande Aracri» di Cutro (Kr) che avrebbe individuato un’impresa con caratteristiche idonee alla frode in ragione dell’ingente rimborso da ottenere. La truffa, denominata 'Affare Oppido', è stata orchestrata ai danni del ministero dell'Economia e finanze: con una sentenza falsificata che attestava un inesistente diritto risarcitorio, il dicastero è stato indotto ad accreditare a luglio 2010 una somma di oltre due milioni di euro a una società riconducibile a una famiglia di imprenditori edili calabresi da anni trapiantati nel Reggiano e considerati contigui al sodalizio 'ndranghetistico emiliano. Immobili e quote societarie sono stati occultati anche in Costa d'Avorio e Inghilterra.

 

 

 

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blitz poliziaQuesta mattina alle prime luci dell’alba nella provincia di Crotone sono state eseguiti due arresti e diverse perquisizioni da parte della Polizia di Stato. Gli arresti, si inseriscono in una vasta operazione, denominata “Grimilde”, condotta dalla Squadra Mobile di Bologna che ha portato complessivamente all´arresto di 16 appartenenti ad un sodalizio di 'ndrangheta operante in Emilia Romagna ed a più di 100 perquisizioni delegate dalla Procura di Bologna che è riuscita a smantellare una articolazione ‘ndranghetista operante in gran parte del territorio dell´Emilia, in particolare nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, e dedita ad una serie nutrita di attività criminose, anche di natura "imprenditoriale" con espansione anche al di fuori dell´Emilia e del territorio nazionale.


Nel corso dell’indagine è stato acclarato che la consorteria emiliana aveva negli anni espresso il proprio potenziale criminale in seno alla ‘ndrangheta e la propria forza di intimidazione attraverso la disponibilità di importanti quantitativi di armi e attraverso l’esecuzione di attentati incendiari ai danni di persone che li ostacolavano. L’operazione ha preso le mosse nell’anno 2015 quando l’attenzione della Squadra Mobile di Bologna si è concentrata nei confronti di Giuseppe Caruso il quale, in qualità di responsabile dell´area assistenza e informazioni agli utenti dell´Agenzia delle Dogane di Piacenza, avrebbe accettato la promessa di denaro in cambio di comportamenti contrari ai doveri d´ufficio. Seguendo il reticolo relazionale di Caruso, gli investigatori hanno verificato uno stretto rapporto tra lo stesso e Salvatore Grande Aracri, figlio di Francesco nipote del noto Nicolino.


Attraverso incessanti, numerose e continue attività tecniche durante circa tre anni gli investigatori sono riusciti ad avere la prova dell’esistenza di un gruppo criminale di stampo mafioso operante nella regione Emilia-Romagna che, utilizzando metodi tipicamente mafiosi, effettuava una serie di investimenti, apriva e chiudeva società di comodo faceva affari anche con imprenditori di primissimo livello nazionale. Tra i vari "affari" avviati dall’organizzazione due sicuramente dimostrano la capacità imprenditoriale e criminale dell’organizzazione.


Era il giugno del 2017 quando Salvatore Grande Aracri e il padre Francesco, tramite una società edile a loro riferibile, avviano un progetto di costruzione di 350 appartamenti a Bruxelles; i due si sono occupati di individuare gli operai che avrebbero provveduto ad eseguire i lavori facendoli, pero´, lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento imponendo loro una paga di 8/9 euro l´ora, turni di lavoro anche di 15 ore giornaliere, talvolta senza concedere loro neanche il riposo settimanale. Contemporaneamente, il gruppo criminale inganna i referenti della società Riso Roncaia, che a sua volta aveva vinto un bando europeo per la fornitura di riso, facendo loro credere di poter far loro ottenere una linea di credito di 5 milioni di euro e l’apertura di conti correnti bancari presso banche compiacenti.


L’operazione ha permesso anche di verificare che i sodali dell’organizzazione non sempre si limitavano ad usare metodi ortodossi nella conduzione dei loro affari ma quando incappavano in qualcuno che poteva essere loro di ostacolo oppure vi era qualcuno che metteva il naso nei loro affari ricorrevano tranquillamente alla violenza ed alla forza di intimidazione. Tipico il caso di un distributore di pizza che ha avuto soltanto l’ardire di "invadere" la zona controllata dall’organizzazione ricevendo subito un esplicito avvertimento se non avesse obbedito "qua non hai capito... che ti spariamo". Oppure quando una troupe del Tg 2 della Rai stava effettuando un servizio nei pressi dell’abitazione dei Grande Aracri a Brescello e il giornalista subì il lancio di una pietra da parte di Francesco Grande Aracri che va colpire il vetro dell’autovettura utilizzata dal giornalista.

arresti grimildearresti grimilde2In provincia di Crotone sono stati arrestati due soggetti V.L, di 52 anni, e B.G., di 30 anni, rispettivamente sottoposti alla custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, accusati il primo di associazione di tipo mafioso per aver fatto parte di un’associazione denominata 'Ndrangheta autonomamente operante da anni nel territorio emiliano, province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza; mentre il secondo di intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori aggravati dalla mafiosità. In particolare, il V.L., quale libero professionista esperto in materia contabile, fiscale, finanziaria, in costante sinergia con i vertici del sodalizio criminale, avrebbe fornito un costante contributo per la vita dell'associazione ponendo in essere, quale consulente per ogni aspetto inerente le società della consorteria emiliana, al fine di realizzare l'occultamento del patrimonio illecito del sodalizio operazioni ed investimenti illeciti, ricerca e realizzazione di nuove attività imprenditoriali per l'infiltrazione della struttura 'ndranghetistica emiliana nei più vari settori dell'economia. A B.G. si imputa, invece, di essere un soggetto a disposizione di Salvatore Grande Aracri per il trasferimento fraudolento della titolarità di quote societarie al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di agevolare la commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio al fine di agevolare l’associazione mafiosa.

 

 

 

 

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Polizia di Stato

Comunicato stampa

Operazione “Grimilde”

 

 

Stamattina alle prime luci dell’alba nella provincia di Crotone sono state eseguiti due arresti e diverse perquisizioni da parte della Polizia di Stato. Gli arresti, si inseriscono in una vasta operazione, denominata “Grimilde”, condotta dalla Squadra Mobile di Bologna che ha portato complessivamente all´arresto di 16 appartenenti ad un sodalizio di `ndrangheta operante in Emilia Romagna ed a più di 100 perquisizioni delegate dalla Procura di Bologna che è riuscita a smantellare una articolazione ‘ndranghetista operante in gran parte del territorio dell´Emilia, in particolare nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, e dedita ad una serie nutrita di attività criminose, anche di natura "imprenditoriale" con espansione anche al di fuori dell´Emilia e del territorio nazionale.

Nel corso dell’indagine è stato acclarato che la consorteria emiliana aveva negli anni espresso il proprio potenziale criminale in seno alla ‘ndrangheta e la propria forza di intimidazione attraverso la disponibilità di importanti quantitativi di armi e attraverso l’esecuzione di attentati incendiari ai danni di persone che li ostacolavano. L’operazione ha preso le mosse nell’anno 2015 quando l’attenzione della Squadra Mobile di Bologna si è concentrata nei confronti di Giuseppe Caruso il quale, in qualità di responsabile dell´area assistenza e informazioni agli utenti dell´Agenzia delle Dogane di Piacenza, avrebbe accettato la promessa di denaro in cambio di comportamenti contrari ai doveri d´ufficio. Seguendo il reticolo relazionale di Caruso, gli investigatori hanno verificato uno stretto rapporto tra lo stesso e Salvatore Grande Aracri, figlio di Francesco nipote del noto Nicolino.

Attraverso incessanti, numerose e continue attività tecniche durante circa tre anni gli investigatori sono riusciti ad avere la prova dell’esistenza di un gruppo criminale di stampo mafioso operante nella regione Emilia-Romagna che, utilizzando metodi tipicamente mafiosi, effettuava una serie di investimenti, apriva e chiudeva società di comodo faceva affari anche con imprenditori di primissimo livello nazionale. Tra i vari "affari" avviati dall’organizzazione due sicuramente dimostrano la capacità imprenditoriale e criminale dell’organizzazione.

Era il giugno del 2017 quando Salvatore Grande Aracri e il padre Francesco, tramite una società edile a loro riferibile, avviano un progetto di costruzione di 350 appartamenti a Bruxelles; i due si sono occupati di individuare gli operai  che avrebbero provveduto ad eseguire i lavori facendoli, pero´, lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento imponendo loro una paga di 8/9 euro l´ora, turni di lavoro anche di 15 ore giornaliere, talvolta senza concedere loro neanche il riposo settimanale. Contemporaneamente, il gruppo criminale inganna i referenti della società Riso Roncaia, che a sua volta aveva vinto un bando europeo per la fornitura di riso, facendo loro credere di poter far loro ottenere una linea di credito di 5 milioni di euro e l’apertura di conti correnti bancari presso banche compiacenti.

L’operazione ha permesso anche di verificare che i sodali dell’organizzazione non sempre si limitavano ad usare metodi ortodossi nella conduzione dei loro affari ma quando incappavano in qualcuno che poteva essere loro di ostacolo oppure vi era qualcuno che metteva il naso nei loro affari ricorrevano tranquillamente alla violenza ed alla forza di intimidazione.

Tipico il caso di un distributore di pizza che ha avuto soltanto l’ardire di "invadere" la zona controllata dall’organizzazione ricevendo subito un esplicito avvertimento se non avesse obbedito "qua non hai capito... che ti spariamo"

Oppure quando una troupe del Tg 2 della RAI stava effettuando un servizio nei pressi dell’abitazione dei GRANDE ARACRI a Brescello ed il giornalista subisce il lancio di una pietra da parte di Francesco Grande Aracri che va colpire il vetro dell’autovettura utilizzata dal giornalista.

 

In provincia di Crotone sono stati arrestati due soggetti V.L CLASSE ’67 e B.G. CLASSE ’89 rispettivamente sottoposti alla custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, accusati il primo di associazione di tipo mafioso per aver fatto parte di un’associazione denominata 'Ndrangheta autonomamente operante da anni nel territorio emiliano, province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza; mentre il secondo di intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori aggravati dalla mafiosità.

 

In particolare, il V.L. quale libero professionista esperto in materia contabile, fiscale, finanziaria, in costante sinergia con i vertici del sodalizio criminale, avrebbe fornito un costante contributo per la vita dell'associazione ponendo in essere,quale consulente per ogni aspetto inerente le società della consorteria emiliana, al fine di realizzare l'occultamento del patrimonio illecito del sodalizio operazioni ed investimenti illeciti, ricerca e realizzazione di nuove attività imprenditoriali per l'infiltrazione della struttura 'ndranghetistica emiliana nei più vari settori dell'economia.

 

Al B.G. si imputa, invece, di essere un soggetto a disposizione di Salvatore GRANDE ARACRI per il

trasferimento fraudolento della titolarità di quote societarie al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di agevolare la commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio al fine di agevolare l’associazione mafiosa.

 

 

 

 

 

 

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polizia generica cofanoNuovo colpo alla 'ndrangheta in Emilia Romagna: la Polizia sta eseguendo una serie di misure cautelari nei confronti di presunti appartenenti alle cosche che da tempo operano nella regione e storicamente legate ai Grande Aracri di Cutro. Sono anche in corso un centinaio di perquisizione in tutta Italia nei confronti di soggetti che, pur non essendo destinatari della misura cautelare, sono comunque risultati collegati alla cosca. Le indagini nei confronti dei presunti appartenenti alle famiglie di 'ndrangheta sono state coordinate dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia e condotte dalla Squadra mobile di Bologna in collaborazione con quelle di Parma, Reggio Emilia e Piacenza. Gli arrestati sono accusati di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Per eseguire le misure cautelari sono impegnati oltre 300 agenti.

 

GLI ARRESTATI Sono 16 le persone finite in manette di cui 13 con provvedimento in carcere e 3 ai domiciliari. L'indagine della Dda risalirebbe già al 2015 e in essa sono diversi gli episodi menzionati, che ripercorrono la scalata delle ‘ndrine cutresi da Brescello con propaggini fino a Parma e Piacenza. E così finiscono tra i fermati Francesco Grande Aracri, fratello più anziano del boss cutrese Nicolino. Al momento in cui la Squadra mobile di Reggio Emilia ha eseguito l'arresto, Francesco Grande Aracri si trovava nella casa già confiscata nel quartiere ormai da tutti conosciuto con il nome di Cutrello, proprio per la concentrazione in esso di residenti originari del centro calabrese. Assieme a Francesco le manette sono scattate anche per i figli Salvatore e Paolo Grande Aracri, anche loro residenti in via Pirandello. Tra gli arrestati anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, funzionario dell'Agenza delle Dogane, accusato di aver favorito una truffa a beneficio dell’organizzazione criminale per ottenere fondi dall’Unione europea.

 

 

 

 

 

 

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nicolino grande aracri3MILANO - Il Nucleo investigativo di Mantova ha proceduto all'arresto di Nicolino Grande Aracri, 59enne originario di Cutro (Crotone), e Antonio Rocca, 48enne suo compaesano, in esecuzione di una misura cautelare emessa per il reato di associazione per delinquere di stampo 'ndranghetistico e reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose (estorsioni, detenzione abusiva di armi da fuoco), in riferimento ad alcuni episodi incendiari di origine dolosa che hanno interessato la provincia di Mantova nell'estate del 2011. Il provvedimento "recepisce i motivi in tema di esigenze cautelari e di pericolosità sociale evidenziati nella richiesta di applicazione della misura cautelare personale" con riferimento "al persistere della posizione di vertice occupata da Nicolino Grande Aracri nell'omonimo sodalizio di 'ndrangheta e del corrispettivo ruolo di capo promotore svolto da Antonio Rocca" e "di elementi, anche sopravvenuti nel prosieguo investigativo, dai quali poter inferire l'attualità del pericolo di reiterazione dei reati, per i quali all'esito dell'istruttoria dibattimentale del processo 'Pesci'" sono stati condannati. I due sono stati ritenuti responsabili "di aver promosso, costituito, e diretto un sodalizio criminale armato, di stampo 'ndranghetistico localmente operante, strutturato come propaggine autonoma del clan Grande Aracri di Cutro da cui deriva per gemmazione, finalizzato alla commissione di delitti sia contro la pubblica amministrazione, che contro il patrimonio e la persona per assumere il controllo dei più remunerativi settori economici del territorio, nonché il predominio delle istituzioni e delle comunità mantovane e cremonesi". Grande Aracri è già detenuto nel carcere di Opera dopo la condanna 28 anni del tribunale di Mantova, mentre Rocca dietro le sbarre a Voghera sta scontando la pena di 26 anni e 10 mesi.

 

 

 

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dia catanzaroStava per costruire un nuovo villaggio turistico del valore di circa dieci milioni di euro a pochi metri dalla spiaggia di Isola Capo Rizzuto, l'imprenditore Pasquale Gianfranco Antonio Barberio a cui questa mattina la Divisione investigativa antimafia di Catanzaro ha sequestrato beni per un valore di circa dodici milioni di euro. Altri tre milioni di euro sono stati invece confiscati all'imprenditore specializzato nella lavorazione del legname, Salvatore Scarpino tratto in arresto nell'ambito dell'operazione "Kyterion" e condannato dal Tribunale di Crotone, in primo grado, a 10 anni di reclusione. Entrambi gli imprenditori sono ritenuti contigui alla locale di 'ndrangheta di Cutro, facente capo al boss Nicolino Grande Aracri. I decreti traggono origine da accertamenti condotti dalla Dia sugli esiti di accertamenti di natura patrimoniale riguardanti un arco temporale di circa venti anni. Nel dettaglio, il Tribunale di Catanzaro ha formulato un giudizio di pericolosita' sociale su Barberio, anche alla luce dei "..rapporti di natura economica accertati come intercorrenti tra Barberio e Grande Aracri Nicolino concretizzati, essenzialmente, nell'affidamento al Barberio, nell'anno 2000, di una rilevante somma da parte del Grande Aracri, prima che questi venisse arrestato". Analogamente, il Tribunale di Crotone, a fondamento del giudizio di pericolosita' sociale nei confronti di Scarpino, a cui e' stata anche applicata la misura della sorveglianza speciale per tre anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ha messo in luce il suo agire attraverso "operazioni finanziarie e bancarie e investimenti commerciali, anche con l'ausilio di prestanomi"; e ha evidenziato i suoi contatti diretti e frequenti con Grande Aracri Nicolino, "per il quale si e' posto da intermediario con altri soggetti estranei all'associazione, al fine di consentirgli l'avvicinamento a settori istituzionali anche per il tramite di ordini massonici e cavalierati". In totale sono stati apposti i sigilli a 13 societa' con sedi sia in Calabria che nel Lazio, 79 tra terreni e fabbricati; 14 rapporti finanziari; 7 polizze assicurative e un'autovettura. Tra le societa' sequestrate a Barberio anche la G.B. Immobiliare che aveva gia' ottenuto tutte le licenze per costruire un nuovo villaggio turistico sulla costa di Isola Capo Rizzuto. "L'attivita' investigativa - ha spiegato il capo della sezione operativa della Dia di Catanzaro Antonio Turi - ha svelato la sproporzione tra i tra beni posseduti e i redditi dichiarati da entrambi i nuclei familiari". Il colonnello Michele Conte ha evidenziato come due societa' della galassia Scarpino sia state formalmente intestate a due operai rumeni e poi svuotati di risorse in favore di una terza societa' dell'imprenditore crotonese. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il capo centro della Dia di Reggio Calabria il colonnello Teodosio Marmo che ha voluto sottolineare "l'importante risultato raggiunto che premia l'incessante impegno della Dia nel contrasto ai patrimoni acquisiti illecitamente dalle organizzazioni criminali".

 

 

 

 

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camion trasporti genericaVERONA - Il prefetto di Verona, Salvatore Mulas, ha adottato un nuovo provvedimento di informazione antimafia interdittiva nei confronti di un'impresa con sede nella provincia e operante nel settore degli autotrasporti, formalmente gestita da un imprenditore 27enne di origine calabrese. Dall'istruttoria svolta dalla Prefettura di Verona, che ha interessato in particolare anche le Forze di Polizia locali e della provincia di origine, e' risultato che la ditta si inquadra nel ben piu' ampio panorama imprenditoriale riferibile al padre del titolare, soggetto coinvolto in una serie di procedimenti penali sia a Verona, che in altre provincie, legati prevalentemente a un sistema di false fatturazioni e nell'ambito dei quali e' emersa la presenza anche di diversi soggetti direttamente collegati alla criminalita' organizzata di stampo mafioso e, segnatamente, contigui alla 'ndrina Grande Aracri. Originaria di Cutro' (Crotone) e facente capo al boss Nicolino Grande Aracri, detto "mano di gomma", la 'ndrina negli ultimi anni ha mostrato una particolare aggressivita' nei confronti del tessuto economico ed imprenditoriale non solo calabrese ma anche del Nord Italia, in particolare dell'Emilia Romagna, come disvelato dall’operazione "Aemilia" della Dda di Bologna.

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