Una interdittiva anti-mafia è stata adottata dalla Prefettura di Padova nei confronti di un'impresa edile impegnata in un subappalto del nuovo padiglione della Pediatria della città, perchè ritenuta contigua con il clan della 'ndrangheta Grande Aracri di Cutro. Il provvedimento è stato assunto dal prefetto Raffaele Grassi, ha adottato un provvedimento.
PADOVA - La Dia di Padova ha eseguito, nelle province di Vicenza e Verona, un decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Bologna, nei confronti dell'imprenditore pregiudicato F.F., 44enne originario della provincia di Crotone, ma da tempo domiciliato in Veneto.
PADOVA - Notificati dai Carabinieri di Padova 54 avvisi di conclusione di indagini preliminari emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia nell'ambito di un'inchiesta (operazione "Camaleonte) che visto, nei mesi scorsi, l'arresto di 27 persone appartenenti a un'organizzazione di matrice 'ndranghetista operante in Veneto, facente capo alla cosca cutrese Grande Aracri. L'Arma sta operando nelle province di Padova, Venezia, Vicenza,Belluno, Treviso, Reggio Emilia, Parma, Crotone, Reggio Calabria e Cosenza. Nel marzo scorso erano stati applicati provvedimenti cautelari patrimoniali per 18 mln e personali peri 39 persone, delle quali 27 tratti in arresto (13 in carcere e 14 ai domiciliari). Nelle successive indagini l'Arma e i finanzieri di Mirano hanno raccolto ulteriori conferme che hanno consentito la contestazione, nei confronti di taluni degli indagati, di un' ulteriore ipotesi di associazione finalizzata alla commissione di reati fiscali e riciclaggio, aggravata dalla finalità di favorire il sodalizio di stampo 'ndranghetista.
Compaiono anche il direttore della filiale della Banca Popolare di Vicenza di Vigonza (Padova) e un suo collaboratore tra gli arrestati nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Padova che ha portato all'arresto di 16 persone in tutta Italia. Questi i nomi delle persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, in carcere o agli arresti domiciliari: Antonio Bartucca, Giovanni Spadafora, Antonio Giardino, Giuseppe Cozza, Luca Segato, Domenico Carbone, Antonino Cassandro, Roberto Longone, Lorenzo Ceoldo, Vincenzo Giglio, Pasquale Pullano, Saimir Vezi, Domenico Sottile, Nicola Girina, Federico Zambini, Roberto Longone. Ci sono poi altri quattro indagati a piede libero. L'operazione è stata denominata "Fiore reciso" perché il protagonista, Antonio Bartucco, è di San Giovanni in Fiore. Le indagini, molto complesse, sono iniziate addirittura nel settembre 2015. Il direttore, secondo la ricostruzione effettuata dagli uomini della Dia, aveva aiutato un piccolo imprenditore calabrese associato a una cosca della 'ndrangheta, a fare falsa fatturazione e far muovere denaro (150 mila euro di prelievi documentati nel solo 2016 a fronte di un reddito dichiarato di 17 mila euro). Oltre a un vantaggio personale il direttore di filiale aveva anche chiesto e ottenuto dall'affiliato alla cosca nel settembre 2014 la sottoscrizione di azioni della BpVi per 61 mila euro (valore poi azzerato dal crac dell'istituto di credito), polizze, obbligazioni, mutui, prestiti, conti correnti. Gli arresti, 7 in carcere e 9 ai domiciliari, sono stati eseguiti a Vicenza, Verona, Padova, Rovigo, Venezia, Crotone, Brescia. I reati contestati ai 16 vanno dall'associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, auto-riciclaggio, falsa fatturazione e traffico di stupefacenti. I proventi del riciclaggio erano infatti spesi per l'acquisto di stupefacenti e armi. Tre delle persone arrestate compaiono gia' tra gli arrestati di una recente operazione dalla Dda di Catanzaro - denominata "Stige" - che in cui veniva contestato agli indagati il 416 bis. Queste tre persone in Veneto avevano il compito di dare appoggio logistico alle cosche della 'ndrangheta ma anche di fare affari infiltrandosi negli appalti pubblici e nelle attivita' commerciali della regione. Gli investigatori hanno anche eseguito un sequestro preventivo per equivalente nei confronti della filiale BpVi interessata nel rispetto della normativa sulla responsabilita' amministrativa delle persone giuridiche. Sequestrati beni per 800 mila euro tra immobili, automobili, stupefacenti, armi, moto.
PADOVA - Un morto e un ferito in una sparatoria in azienda nel Padovano, culmine di un regolamento di conti originato da un debito di denaro. I carabinieri, dopo un lungo interrogatorio, hanno fermato per omicidio e tentato omicidio l'imprenditore catanese Benedetto Allia, sospettato di aver sparato con un fucile da caccia a un marocchino che era stato dipendente di un'azienda collegata alla sua 'LB', una ditta di verniciatura, e a un suo amico calabrese che l'aveva accompagnato per riscuotere il credito. A terra sul pavimento del capannone, in un lago di sangue, e' rimasto il calabrese - la sua identita' non e' stata ancora resa nota - mentre il marocchino, Yassine Lemfaddel, 29 anni, e' rimasto ferito allo stomaco ed e' riuscito a fuggire, dando l'allarme. La discussione, per motivi economici e lavorativi, sarebbe degenerata quando lo straniero ha estratto un coltello, colpendo l'imprenditore. Allia avrebbe reagito imbracciando un fucile da caccia, facendo fuoco su entrambi. Il marocchino, ferito, era riuscito a salire in auto e a raggiungere il bar di un distributore di benzina a Bagnoli di Sopra, spiegando che c'era stata una sparatoria nella sede della 'LB'. Quando i militari dell'Arma sono giunti sul posto, per il calabrese non c'era piu' niente da fare. Un destino, quello per Benedetto Allia, che sembra ripetersi: il padre, Salvatore, anch'egli imprenditore, era stato condannato nel 2005 a 20 anni di reclusione, reo confesso dell'omicidio di un ex socio della sua azienda, Paolo Gubrissa, nel 2003 in Friuli Venezia Giulia. Il cadavere di Gubrissa era stato occultato e sepolto in un bidone di metallo nei pressi di un cantiere edile a Sagrado (Gorizia). Le indagini sull'omicidio e tentato omicidio di Bagnoli sono condotte dai carabinieri della compagnia di Abano (Padova), coordinati dal pm della Procura di Padova Maria D'Arpa, che ha effettuato un primo sopralluogo nel capannone della 'LB'. Il marocchino ferito e' stato soccorso con l'elicottero del Suem 118 e trasportato all'ospedale di Padova. E' in condizioni serie, ma non in pericolo di vita.
Associazione di stampo mafioso, estorsione, rapina, usura e frode fiscale aggravata. Sono i reati contestati a vario titolo a tre persone, destinatarie di altrettante misure di custodia cautelare emesse dal Gip di Venezia nell'ambito dell'operazione "Valpolicella", eseguita da personale del Centro operativo della Direzione investigativa antimafia di Padova in collaborazione con la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di finanza delle province di Venezia, Verona, Vicenza, Cremona, Reggio Emilia e Catanzaro. L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, mirava a verificare eventuali infiltrazioni mafiose di origine calabrese tra le province di Vicenza e Verona ed ha consentito di individuare ed indagare 36 soggetti. Quattordici le perquisizioni effettuate, nel corso delle quali - sottolineano gli investigatori - e' stata sequestrata "documentazione contabile ed extra contabile comprovante l'esistenza delle attivita' illecite". Tra le persone oggetto del blitz e' emerso un pregiudicato segnalato dalle forze di polizia locali come contiguo a personaggi affiliati alle cosche crotonesi Grande Aracri e Dragone, oltre alla presenza di vari soggetti collegati alla 'ndrangheta, operanti nel settore edile. Il Gip ha disposto la misura cautelare per l'emissione di fatture false per due crotonesi, rispettivamente di 41 e 23 anni, e per una cittadina serba di 33 anni: alla donna sono stati concessi i domiciliari in quanto madre di un bimbo minore di 6 anni. Nello specifica, la misura cautelare è scattata per F.F. nato a Crotone nel 1975 per fatture false (con l'aggravante del metodo mafioso), S.C. nato a Crotone nel 1993 per emissione di fatture false (con aggravante del metodo mafioso), D.A. nata in Serbia classe 1983 ai domiciliari per emissione di fatture false (con aggravante del metodo mafioso).