Ennesima rivolta alla struttura d'accoglienza per migranti di Sant'Anna. Tra la tarda serata di ieri e la notte, agenti della Polizia, uomini dei carabinieri e dell'esercito sono stati impegnati per ore nel tentativo di sedare una rivolta scoppiata all'interno del campo profughi (Cara) di Isola Capo Rizzuto. La rivolta è avvenuta proprio in occasione del sopralluogo che ha effettuato tra ieri e oggi la Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti, presieduta da Gennaro Migliore. Gli scontri tra 400 immigrati e le forze dell'ordine si sono consumati dalle 20 di ieri fino all'una di stanotte. Ci sono stati alcuni feriti tra le forze dell'ordine, tre contusi ed un ustionato. Ad essersi ustionato a una mano, non gravemente, è stato lo stesso dirigente della Digos Claudio Spadaro, mentre altri tre appartenenti alle forze dell'ordine sono rimasti contusi a causa degli scontri. A coordinare l'intervento sono stati i corpi di polizia, con la squadra mobile e la Digos, sotto le direttive dei dirigenti Claudio Spadaro, Francesco Meduri e Antonio Ferrante. Presenti gli uomini dell'Arma e dell'esercito. Situazione incandescente dunque che, fortunatamente, non ha fatto registrare incidenti gravissimi. Al momento la situazione nel Cara è sotto controllo. I disordini sono stati abbastanza violenti con lancio di sassi in direzione delle forze dell'ordine che ha portato al ferimento di alcuni agenti. La protesta dei 400 immigrati è scattata in seguito ai dinieghi di asilo politico da parte della Commissione di valutazione delle richieste. Gli immigrati hanno allora sfogato la propria rabbia inveendo contro la struttura che attualmente li ospita, infrangendo i vetri di alcune auto parcheggiate all'interno del cara. Un autoveicolo privato, un mezzo della misericordia e uno della polizia sono stati danneggiati e colpiti dalle sassaiole che hanno anche distrutto la vetrata dell'infermeria.
Una delegazione della Commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti, presieduta da Gennaro Migliore, lunedi' 13 e martedi' 14 si rechera' in missione a Crotone. Lunedi' i deputati andranno a Isola di Capo Rizzuto per svolgere i sopralluoghi nel Cara 'Sant'Anna'. Martedi' mattina, presso la prefettura di Crotone, saranno auditi i responsabili della gestione del Cara, gli operatori umanitari che svolgono attivita' nel centro, i sindaci di Isola Capo Rizzuto e di Crotone, il prefetto e il questore di Crotone, il presidente della commissione territoriale e il sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone. Alle 14 e 30, al termine delle audizioni, i delegati della commissione incontreranno i giornalisti per illustrare il lavoro svolto.
Il consiglio comunale ha approvato all'unanimità l'erogazione di 700.000 guardando all'interesse espresso da una cordata svizzera che intende entrare in società allo scalo crotonese.
«Al Cara di Crotone e' messa a rischio la sicurezza degli ospiti e del personale impiegato. Una situazione divenuta insostenibile: sono palesemente violati alcuni elementari diritti umani». Lo dichiara la deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio prima firmataria, insieme ai colleghi Ernesto Magorno e Nico Stumpo, di un'interrogazione al ministro dell'Interno Angelino Alfano sulla situazione del Cara di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto. «Il Cara di Crotone - spiega - e' il piu' grande di Italia e soffre una condizione di sovraffollamento (con punte di 1.700 persone per lo piu' ospitate in vecchi container, a fronte di 729 posti disponibili) in cui la precarieta' delle condizioni igieniche, la promiscuita' tra etnie e la mancanza di attivita' lavorative e culturali sono causa continua di incidenti e rivolte. Si sono poi verificati dei ritardi nell'erogazione dei permessi di soggiorno, con la conseguenza di lunghissime permanenze nel centro, l'insufficienza del servizio di mediazione culturale - e in generale del personale - e, infine, la vicenda del pocket money di 2,50 euro al giorno, il piu' basso d'Italia e illecitamente erogato sotto forma di due pacchetti di sigarette da 10 a settimana. Ho avuto modo nei mesi scorsi - continua Enza Bruno Bossio - di visitare con il collega Nico Stumpo e una delegazione del Pd della Calabria il Cara di Crotone e rendermi conto di assumere le necessarie iniziative per migliorare l'accoglienza e perche' l'ente affidatario applichi le norme del capitolato d'appalto sulla dotazione minima personale, sull'assistenza 24h su 24h da garantire con l'impiego di figure professionali adeguate e, piu' in generale, su tutti i servizi. Abbiamo infine chiesto di velocizzare le pratiche di smaltimento delle richieste di asilo e la riforma del cosiddetto pocket money che oggi, poiche' erogato sotto forma di beni e servizi invece che in denaro, non garantisce ne' l'emancipazione degli ospiti del Cara ne' l'integrazione con la comunita' locale» conclude la deputata del Pd.
«La sentenza emessa dalla sezione fallimenti del Tribunale di Crotone - scrive Gianfranco Turino (foto), coordinatore regionale di Fratelli d'Italia - nei confronti del piano di concordato presentato dalla società Aeroporto S. Anna non è negativa, ma potrebbe diventarlo se le risposte chieste dai giudici non verranno soddisfatte adeguatamente e nei tempi indicati (il 18 marzo). Il Tribunale in realtà - commenta Turino - ha emesso un vero e proprio ultimatum nei confronti dei soci e delle istituzioni che sorreggono la società di gestione aeroportuale, ma accanto all'ultimatum i giudici hanno indicato la strada maestra per uscire dal pantano e forse, inconsapevolmente, per diventare una grande società. Perché le osservazioni dei giudici - prosegue Turino - colpiscono in pieno le tre criticità principali dell'Aeroporto S.Anna: l'elevata esposizione debitoria, i finanziamenti per coprire parte di questa e finanziare la continuità aziendale, e infine l'assetto societario. Per quanto riguarda le prime due criticità - scrive ancora -, e pertanto il finanziamento della società tramite le Royalties, dobbiamo rivolgere lo sguardo verso le Amministrazioni comunali e la Regione Calabria, chiamate in questo momento a fare il proprio dovere, a mantenere le promesse fatte e a fare tutto in tempi brevissimi. Il dubbio che l'accordo quadro sull'8% delle royalties destinate all'aeroporto fosse quasi uno spot promozionale per i sindaci, ci è sembrato tale quando già due settimane fa abbiamo sollevato il quesito sul perchè ad oggi nemmeno un euro fosse arrivato nelle casse della società aeroportuale. Se qualcuno, invece di chiudersi nei comodi, ma imbarazzanti silenzi, ci avesse risposto, forse i giudici avrebbero formulato diversamente il loro quesito. Ma il fatto che i giudici chiedano contezza di questi finanziamenti, addirittura certificata dai dirigenti finanziari degli enti, quasi come se non si fidassero degli attuali amministratori, amplifica i dubbi che abbiamo esposto già due settimane fa. Vorremmo che gli amministratori del nostro territorio ci dimostrassero che la politica crotonese ha fatto un salto di qualità facendo seguire i fatti alle parole (sarebbe la prima volta). Vorremmo che i nostri rappresentati istituzionali facciano muro tutti insieme chiedendo fortemente alla Regione l'erogazione delle due annualità (di cui una doveva già essere stata versata a gennaio) che mancano all'appello. La seconda criticità - elenca Turino - riguarda l'assetto societario. È ormai evidente a tutti che il nostro territorio non ha le risorse finanziarie per sostenere un aeroporto. Anche sommando gli sforzi pubblici e quelli privati, la società di gestione non avrebbe mai la spalle grosse per poter tranquillamente affrontare il mercato e progettare lo sviluppo. Saremmo, così come è stato in questi anni, legati alla "pubblica questua" girando municipio per municipio a raccogliere qualche briciole nella speranza di sopravvivere. Ma questo aeroporto, grazie a Ryanair, sta dimostrando non di poter sopravvivere, ma di avere le carte giuste per poter crescere e diventare grande. Per farlo diventare grande, però, dobbiamo aprire la società ad investitori esterni non solo alla provincia di Crotone ma alla Calabria. Aprire la società verso quei grandi investitori che di mestiere fanno proprio questo: gestire aeroporti. In questi giorni alcune testate giornalistiche hanno riportato la notizia di un interessamento di qualche cordata di imprenditori del settore, giunti a Crotone perché interessati a investire sulla nostra infrastruttura. E allora mi chiedo: perché non è ancora stata convocata un'assemblea dei soci, aperta anche a questi soggetti per ricapitalizzare la società aeroportuale? Eppure il tribunale chiede apertamente di avere la certezza degli investimenti che i soci, attuali o futuri, vogliono fare sul nostro aeroporto. Possibile che non si capisca che il futuro di questo aeroporto - chiosa - è legato ad una società di gestione che dovrà avere la partecipazione di grandi gruppi privati che abbiano la maggioranza delle azioni e che la presenza del capitale pubblico deve essere ridotta al minimo e funzionale solo ad un controllo sociale della società aeroportuale? Non stiamo parlando di cose impossibili - esorta Turino -, ma della normale gestione degli aeroporti italiani, soprattutto quelli nazionali, soprattutto quelli presenti in quel piano aeroportuale che li pone al nostro stesso livello. Perché stiamo perdendo tutto questo tempo? Che sia chiaro a tutti, i crotonesi, i tanti cittadini che in questo momento stanno apprezzando quegli aerei gialli e blu irlandesi che attraversano i nostri cieli, non perdonerebbero mai se l'incapacità politica o la speculazione privata mettesse a rischio il nostro aeroporto. Che sia chiaro a tutti coloro che oggi hanno le sorti dello scalo crotonese in mano, che la nostra gente ha gli occhi aperti e non sarà clemente nel giudicare chi ha contribuito ad una eventuale chiusura dello scalo. Il Tribunale ha dato un ultimatum all'aeroporto - conclude - ma ha indicato la via d'uscita dalla crisi. Basta tentennamenti, è giunta l'ora di agire».