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Martedì, 10 Settembre 2024

CULTURA KROTONESE

Democede medico e filosofo pitagorico alla corte di Dario re dei Persiani

Posted On Mercoledì, 10 Dicembre 2014 00:35 Scritto da
Disegno raffigurante il medico crotoniate Democede Disegno raffigurante il medico crotoniate Democede

Il crotoniate consacratore della scienza medica (560-495 a.C)

«Ιητρική Τεχνεών πασών εστίν επιφανεστέρα»
Ippocrate

«Tό θειότατον Πυθάγορας ιατρικήν έφασκεν>
Apollonio di Tiana

 

Democede figlio di Kallifone nacque nella fiorente e ricca Crotone in Magna Grecia, da famiglia illustre. Suo padre Kallifone era di Knido, esercitava la professione di medico e aprì lo studio medico di Esculapio(?). Quando arrivò a Crotone, molto prima della fon-dazione dell'Omakoeiou di Pitagora ( ca il 521 a.C), insegnò in una locale scuola gia esistente, esercitando in parallelo anche medicina; di carattere piuttosto conservatore, austero e collerico. Informazioni sulla vita e le opere di Democede ce le fornisce il "padre" della storia, Erodoto nel 3" libro delle sue storie, nonché Aristoxenos, Porfirio, Giamblico, Diog. Laertios, Atineos, Polibio, Aristotele, Souidas e altri. Plinius Cointus riporta che per la stesura della sua opera HISTORIA NATURA, si basò sul lavoro di Democede che lui conosceva. Souida dice che compose un importante libro di medicina. Il contemporaneo medico-filosofo A. Kouzis nell'enciclopedia di Pirso alla voce Democede scrive «φέρεται ασχοληθείς περί τήν ανατομίαν καί γράψας ιατρικόν έργον», . Esamineremo dettagliatamente e progressivamente la vita e il suo lavoro così da rendere piu evidente la sua stretta connessione con Pitagora e la posizione domi-nante che aveva nel famoso circuito Pitagorico. Democede dimostrò intelligenza precoce, frequentò e terminò i suoi studi nella famosa scuola di medicina di Crotone, che più tardi si fuse con quella di Omakoeiou. In questa scuola scientifica, molto più tardi, dopo il suo rientro dal suo avventuroso viaggiare per tutta la Grecia, l'Anatolia e la Persia, insegnò con successo come ci riferisce Erodoto. «Από τούτου τού ανδρός (Δημοκήδη) ούχ ήκιστα Κροτωνιήται ιατροί ευδοκίμησαν, εγένετο γάρ ών τούτου ότε πρώτοι Κροτωνιήται ιατροί ελέγοντο ανά τήν Ελλάδα είναι δέ δεύτεροι Κυρηναίοι». A quel epoca i medici Crotoniati venivano considerati superiori ai medici delle famose scuole di Knidou, di Coo e di Cirene. Nella scuola medica di Crotone vennero riconosciuti ufficialmente i primi medici scien-zati, successivamente con la confluenza dell'università medicofilosofica Pitagorica si raggiunse l'apogeo, in quanto erano sistematici ricercatori e studiosi di tutte le scienze fisica inclusa e specialmente medicina. «λέγουσι τούς Πυθαγορείους πάνυ σφόδρα περί τήν ιατρικήν σπουδάσασα τέχνην» ( Eliano Storia Θ-ΚΒ). Tale informazione viene confermata anche da Giamblico nel 244. D'altronde Pitagora quando andava in un'altra città diceva: . Secondo i moderni studiosi l'influenza dei Pitagorici caratterizza < in modo così profondo e vasto sì da essere percepita sino ad oggi>. (Costis Balas i Pitagorici.65). Κallifone, ottimo maestro di medicina di principi e idee conservativi nonchè di carattere irascibile, come già detto, arrivò spesso alla lite con suo figlio, per via dei suoi interessi e pratiche moderne. Così Democede medico giovane e affermato lasciò Crotone e si sistemò a Egina. «Ο δέ Δημοκήδης πατρί συνείρχετο έν τή Κρώτονι οργήν χαλεπώ. Τούτον ειπεί τέ ούκ εδύνατο φέρειν, απολιπών οίχεο είς Αίγιναν» (Erodoto 3° 131). Si sistema ad Egina, si distingue come medico privato, applica nuovi metodi diagnostici e terapeutici e risulta migliore di tutti gli altri medici dell'isola, anche se mancante, come riferisce sempre Erodoto, dei necessari mezzi e attrezzature, «ασκευής περ' εών καί έχων ουδέν τών όσα περί τήν τέχνην εστί εργαλήια. Καί μήν δευτέρω έτει ταλάντου Αιγινήται δημοσίη μισθούνται» e al secondo anno lo assume il comune come medico municipale col compenso di un Talanto all'anno. La capacità, le cono-scenze e la tecnica di Democede si manifesta /si esprimono nel metodo pensiero filosofico e nella pratica medica; con i suoi continui successi, la sua fama si diffuse in tutta la Grecia. Dopo un anno viene invitato ad Atene come medico comunale con contratto annuo di 100 Mnas. La sua fama aumenta di continuo e dopo un anno nel 524 ac viene assunto dal Tiranno (governatore) di Samo, Policrate come medico della sua corte con uno stipendio annuale di 2 talanti. Durante la sua permanenza a Samo, Democede impressiona Policrate, i Samii e lo stesso Pitagora per il suo carattere e formazione scientifica. Democede e Pitagora erano legati da stretto rapporto di amicizia e stima; cosi aveva deciso il volere divino malgra-do la loro differenza di età. Era il 523 ac, Pitagora era appena tornato dopo 34 anni di viaggi, apprendimenti e studi in tutto il mondo. Il susseguente "pericolo persiano" che aveva conosciuto molto bene per 12 anni e l'autoritarismo di Policrate, lo obbligheranno dopo un anno a lasciare Samo. Aveva preso la grande e importantissima decisione, di creare la sua esclusiva scuola eticofilosofica, l'ideale dello stato, dove addestrare e formare con sistemi e metodi nuovi uomini e donne per diventare cittadini bravi e capaci di comandare e governare.
Allora Democede divenne partecipe dei suoi più importanti disegni e gli parlò della Magna Grecia, della sua terra fertile, dei nobili pensieri dei coloni Greci, delle sue fiorenti città e in particolare della ricca e libera Crotone con la sua incomparabile scuola medica, e del suo stadio olimpico e del suo clima meraviglioso. Senza dubbio Democede deve aver dato e inculcato in Pitagora la catalittica idea di Crotone. Ma anche Pitagora lo iniziò a una conoscenza superiore trascendentale e madre di tutte le scienze, la Filosofia e il vivere corretto. Verso la fine del 523 il Grande Iniziato Pitagora intraprese il suo ultimo pellegrinare sul suolo Greco, insegnando, valorizzando e rinnovando tutti i santuari, 'le Aσκληπιεία', i Templi e gli Oracoli per quasi un anno. Poi seguì le orme del colonizzatore acheo Mischelo verso Crotone; era l'ultimo e importante viaggio della sua vita. Il 522 il governatore Persiano della Frigia, Oroitis, venne a sapere che Policrate di Samo progettava di costruire una grande flotta per dominare anche il mare, come Minos migliaia di anni prima, e liberare le città della Ionia. Non potendo irrompere in Samo per arrestare Policrate, da astuto e furbo orientale usò un piano subdolo e disonesto. Inviò un suo messo fidato per informarlo che Oroitis era caduto in disgrazia presso l'imperatore persiano Cambise e temeva per la sua vita e quella della sua famiglia. Siccome lo stimava e ammirava, desiderava fuggire di nascosto con la sua famiglia e i suoi ricchi tesori e sistemarsi da lui a Samo, e delle sue immense ricchezze glie ne avrebbe date la metà per costruire la flotta che desiderava sì da poter dominare tutta la Ionia e il resto della Grecia. L'altra metà l'avrebbe tenuta per se, per il resto della sua vita a Samo. A conferma del tutto, gli chiese di mandargli una sua rappresentanza fidata per verificare e constatare l'esistenza del grande tesoro. Policrate cadde nella trappola di Oroiti e inviò a Sardis il suo fedele segretario Μeandrio; quando giunse lì gli mostrarono otto grandi vasi che avevano riempito di pietre coprendo la parte superiore con un poco di oro. Meandrio non controllò in profondità e quando rientrò confermò a Policrate l'esistenza dell'enorme tesoro. Allora Policrate decise di andare lui stesso con una grossa rappresentanza a Sardis, per portare a Samo il tesoro con Oroiti e la sua famiglia, nonostante le obiezioni dei suoi consiglieri e amici, il responso negativo dell'oracolo e il rifiuto di sua figlia che aveva visto sogni molto brutti. Con la propria delegazione prese con se anche il suo medico personale Democede. Quando giunsero a Magnisia Oroiti fa arrestare Policrate e lo fa ammazzare in maniera ignobile e indegna per un notabile: lo fa impalare, come riferisce Erodoto, "i barbari nei secoli rimangono barbari e noi Greci bisogna che non lo dimentichiamo". Dei componenti la delegazione, libera i Samii perchè rientrando riferiscano che li aveva liberati da Policrate; gli schiavi e gli stranieri, tra questi Democede, li prende come propri schiavi e li mette nelle terribili prigioni di Sardi. Incatenato e coperto di stracci soffre tutto il male possibile ma rimanendo nella prigione, il medico-filosofo continua l'umano e terapeutico lavoro di Esculapio, cura i prigionieri e anche le guardie. Come noto i rimorsi non perdonano, così non tarda il castigo per Oroiti «χρόνω δέ ού πολλώ ύστερον καί Οροίτεα Πολυκράτειος τίσιες μετήλθον», dopo poco tempo in seguito a una sconfitta Cambise si suicida e Dario il 1° Ystapous, nel 522 sale al trono Persiano. Viene informato dell'ignobile assassinio di Policrate (era un grande e famoso governatore), come pure di tutti i nobili Persiani che erano stati uccisi su ordine di Oroiti, così ordina alle guardie del corpo dello stesso Oroiti di ammazzarlo nel suo palazzo senza alcun preavviso. Un avvenimento casuale fece conoscere Democede e la scienza medica Greca; il ns. vecchio detto « Ουδέν κακόν αμιγές καλού» (non tutto il male viene per nuocere), veniva confermato lì per Democede. Dario era un valido cavaliere e cacciatore; un giorno durante una battuta di caccia cadendo dal cavallo sì ferì seriamente nella parte inferiore del piede, «ο γάρ αστράγαλος του εξεχώρησε έκ τών άρθρων», come riferisce puntualmente Erodoto si trattava di una forte lussazione della tibia. In quell'epoca in Oriente i medici Egiziani venivano considerati i migliori e tali erano quelli che operavano alla corte dell'Imperatore Persiano. Questi in vari modi e movimenti violenti cercavano di guarire il trauma. «αλλά στρεβλούντες καί βιώμενοι τόν πόδα κακόν μείζον εργάζοντο». I medici egiziani non conoscendo l'anatomia procurarono danni ancora maggiori, il dolore era atroce e l'Imperatore non poteva dormire per 7 giorni. Quando un consigliere di Dario apprese che era in prigione un medico Greco che curava tutti gli ammalati, lo riferì a Dario e ordinò di portarlo subito al suo cospetto. Democede, coperto di stracci e in catene fu portato di fronte al re. Dario lo chiese se aveva conoscenza della scienza medica. Lui rispose negativamente perchè temeva che non lo avrebbero più lasciato tornare in Grecia. Il Re capì che stava mentendo e minacciò di torturarlo, lo misero nella necessità di ammettere la propria identità e specializzazione, quindi dopo che fu obbligato iniziò subito la terapia per Dario. Democede conoscitore della scienza medica e specialmente l'anatomia usando i metodi terapeutici Greci, con morbidi e giusti movimenti riesce a sistemare il piede col risultato di alleviare il dolore e procurare il sonno a Dario. All'inizio gli somministra dosi di medicine forti e dopo un debole e dopo dosi normali. Questa terapia scientifica si applica anche oggi; si chiama terapia d'assalto e segue le norme che hanno le proprie radici nell'anticha scienza medica Greca. «Ελλινηνικοίσι ιάμασι χρώμενος καί ήπια μετά τά ισχυρά προσάγων ύπνου τέ μέν λαγχάνειν εποίειε καί έν χρόνω ολίγω υγεία μίν απέδειξε, ουδαμά έτι ελπίζοντα αρτίπουν έσεσθαι» Erod. C 130. Dopo poco tempo Dario camminò normalmente, mentre i medici Egiziani lo avevano portato all'opposto. Il successo di Democede e le sue conoscenze mediche Greche, la sua fama si sparse per tutta la città e divenne il medico ufficiale della reggia, conviviale e consigliere di Dario che gli fece molti e ricchi doni. Dopo la sua guarigione Dario ordinò di fare ammazzare con impalamento i medici Egiziani. Quando fu informato di questo Democede, pregò fortemente Dario di non punirli e regalar loro la vita, cosa che il Re fece. Salvò e liberò anche gli altri Greci della scorta di Policrate che ritornarono in Grecia. A lui tutto era concesso tranne il ritorno in Patria. Un altro serio episodio medico diede la possibilità di magnificare la conoscenza scientifica, l'abilità di Democede e glorificare ancora di più la medicina Greca. «Ατόσση τη Κύρου μέν θυγατρί Δαρείου δέ γυναικί επί τού μαστού έφυ φύμα, μετά δέ εκραγέν ανέμετο πράσσω» (Erod. C 133). Atossa la moglie di Dario e figlia di Ciro si ammalò d'ascesso al seno.( Ascesso al seno – tumore che era venuto fuori con piaga.) All'inizio nascose la malattia per vergogna ma quando la situazione si aggravò chiamò Democede. «η δέ κρύπτουσα καί αισχυνομένη έφραζε ουδενί. Έπει τέ δε έν κακώ ήν, μεταπέμψατο τόν Δημοκηδέα καί οί επέδειξε». Dopo l'esame le garantì che l'avrebbe guarita. Quindi conosceva bene le malattie del seno e le necessarie terapie, così deve essersi ritenuto uno dei primi scienziati mastologo, ma non sappiamo come e quali medicine usò. Qui Erodoto mantiene il segreto medico. Prima le chiese sotto giuramento di fare quello che le avrebbe richiesto; senza questo avrebbe danneggiato la sua posizione, la sua reputazione e la sua dignità. Sapeva che influenzava il suo marito. Democede l'eterno Greco, brucia dal desiderio di ritornare al suo paese e specialmente nel città nativa Crotone, a Pitagora e alla scuola medicofilosofica e ai valori eticospirituali. Le enormi ricchezze acquisite, illusso e la fama non lo interessano e non lo portano alla sua unica posizione che aveva degnamente conquistato. Era stato informato delle intenzioni di Dario di intraprendere una campagna militare in Grecia e con un suo ritorno avrebbe anche avvisato i suoi compatrioti dell'imminente pericolo barbaro. Aveva conosciuto molto da vicino la megalomania e vanagloria di Dario per cui per il suo scopo usò il suo punto debole, Atossa. A tempo debito le chiese di suggerire a Dario l'invio in Grecia di una squadra spionistica al suo comando per costatare gli eventi e la forza Greca e riferire al suo rientro in dettaglio a suo marito. Atossa non disse no al suo salvatore, patrocina il piano e aggiunge al Re Dario che da grande regina quale è desidera avere serve educate, provenienti dalla Lakonia, Argo, Attica e Corinto. Relativamente alla Grecia avrebbe appreso tutto in dettaglio al rientro del suo fedele medico. Democede curò la regina applicando le sue conoscenze secondo quanto appreso nella famosa scuola di Crotone. «Τής ιατρικής εστίν είδη Πέντε: Ή Φαρμακευτική, ή Χειρουργική, ή Διαιτητική, ή Νοσογνωμονική καί ή Βοηθητική» (Diog. Laertios e Platone C 85). Dario convocò il consiglio, scelse 15 persiani fidati e capaci per controllare le coste della Grecia, la sua forza e abilità e riferire in dettaglio al loro rientro per preparare un'adeguata campagna militare in Grecia. L'intera impresa dipendeva da Democede ma raccomandò loro che non lo lasciassero fuggire e che fosse senz'altro con loro al rientro. Tende una trappola al medico ma lo spirito Greco era superiore a quello barbaro. Lo invitò ufficialmente e gli affidò l'incarico, gli diede moltissimi soldi, una nave con doni per i suoi e lussuosi supellettili. Democede lo ringrazia, accetta i soldi e i doni per la sua povera patria e parenti < ma li effetti personali li lascio qui nella mia casa, mio grande re, mi saranno utili quando ritornerò> gli rispose. Certamente Dario, relativamente alla fedeltà del medico cadde nella sua stessa trappola che aveva preparato. Salpando da Sidona di Fenicia navigando lungo la costa Democide guidò le due navi da guerra e il cargo verso Taranto in Magna Grecia. Informò il governatore di Taranto, Aristofilide, delle proprie peripezie e del piano dei Persiani quindi porta via i timoni dalle tre navi, le immobilizza, e imprigiona temporaneamente i persiani. Democede libero giunge infine a Crotone nella sua famiglia. Successivamente i Tarantini liberano i persiani e restituiscono loro i remi delle navi. Dopo alcuni giorni anche loro giungono a Crotone, lo incontrano nel mercato e cercano di catturarlo. I Crotoniati reagiscono, li picchiano con bastoni e li obbligano a lasciare la città. Democede tenne il denaro e i doni e al salpare delle navi disse loro di riferire a Dario che avrebbe sposato la figlia del famoso e multi olimpionico Milone (cosa che Dario apprezzò), per mostrare il suo stato sociale e la sua posizione nella società di Crotone. Democede aveva lasciato le ricchezze e l'alta posizione acquisita come conviviale e consigliere di Dario per ritornare al suo paese l'indissolubile «νόστιμον ήμαρ» (dolce giorno di ritorno a patria) Omero, per informare, offrire ai Greci e aiutare il completamento del grande lavoro di aggiornamento accanto a Pitagora, come uomo, come scienziato, come filosofo ma anche per informare dell'imminente pericolo barbaro. Il suo incontro con il Sapiente Saio fu una cosa commovente; la scuola delle scuole, il famoso e unico Omakoeion era stata fondata e aveva assorbito la vecchia scuola medica di Crotone. Democede aderì e insegnando ed esercitando medicina contemporaneamente si assume la guida dei giovani e si occupa attivamente delle politiche sociali della Magna Grecia. Viaggia in tutta la Grecia e fonda filiali del pensiero Pitagorico e la fratellanza sacra « ιερός δεσμός». In queste installò consigli direttivi esemplari formato dai migliori che un giorno governeranno con nuovi principi. Ottimi, Etici e Democratici. Era un nuovo sistema d'insegnamento e educazione dei cittadini che Teognis chiamò «κάλλιστον τό δικαιότατον λώστον δ'υγιαίνειν» (Ottima la giustizia buona la salute), con leader e padre della Divina Filosofia Pitagora, cosi riferisce Giamblico. Con il collettivismo e la giusta struttura dello stato, l'affrancano dai contrasti interni, le lotte e i conflitti tra loro. La amministrazione politica è sancita da leggi, «καί νόμους έθετε διά Χαρώνδα τέ τού Καταναίου και Ζαλεύκου του Λοκρού, δι' ώνευνομόταται και αξιωζήλωτοι τοίς περιοίκοις μέχρι πολλού διετέλεσαν» Giamblico VP 33. L'istruzione Pitagorica, l'educazione e il collettivismo coi suoi incomparabili insegnamenti morali per vivere con questi principi, come testimoniano i Versi d'oro, costituiscono le ipoteche e la struttura filosofica, sebbene deformata dai successive secoli di Cristianesimo. La filosofia politica dei Pitagorici e di Democede quale guida di base vale in quelli, come riferì più tardi Platone nelle sue leggi. C'è noto che a fronte di una grande somma di denaro aveva acquistato dai Pitagorici i loro testi, come si sostiene in questi, ma anche in tutto il suo lavoro è evidente l'influenza del Pitagorismo, come riferito da esperti ricercatori. Lo stato migliore e le migliori leggi si trovano nell'OMAKOEION, e cioè lì dove vige la virtù e il suo motto «τά τών φίλων κοίνα». Per la riuscita successo degli alti obiettivi con degna ricompensa viene designate da Democede come elemento base la virtù, che per i Pitagorici rappresenta la base della loro teoria sociofilosofica e la base della loro vita individuale e sociale. «Αρετά πολυμόχθε γένει βροτείω, θήραμα κάλλιστον βίω σάς περί». (. Aristotele Elegia 5) Perla fine di Pitagora, dei maestri, di Democede e dell'IDEA PITAGORICA, nelle città della Magna Grecia riferiremo brevemente. L'escluso dall'essere accettato nel " circolo Pitagorico", lo pseudodemocratico e astioso Kilone è il promotore, l'organizzatore, l'esecutore e fautore del satanico progetto e criminale contro il futuro dell'umanità. I demagoghi dell'epoca, come pure in ogni epoca, non potevano accettare la nuova era che sorgeva nella relazione tra i cittadini e lo stato. Il discorso, la corretta conoscenza, l'eguaglianza dei due amici, la collettività, la non violenza, la morale e la vita virtuosa, il rispetto, l'amore per gli esseri viventi e la natura, l'armonia corporea e fisica che predicavano e praticavano i Pitagorici. Li disturbava e ribaltava il loro modo abituale di vivere e i loro secplari modesti interessi. Chilone, leader dei ricchi e " Ninon " dei cosiddetti democratici di Crotone, costituirono una empia alleanza contro i Pitagorici. Li accusarono di tirannia, di insegnare a favorire i propri amici come dei e trattare gli altri da animali. Falsificarono il loro libro avente come titolo "SACRO LOGOS", lo presentarono come libro segreto nell'assemblea di migliaia di Crotone, in assenza di Pitagora, e lo diedero da leggere al segretario della riunione. Si crea grande confusione, il presente Democede, con Alkomaco, Deinarco e Metona prende la parola e afferma, nella confusione organizzata allo scopo e urla per non farlo ascoltare , di non puntare a distruggere il regime emocratico di alcuna città e che tutte queste erano calunnie e macchinazioni, ma non viene ascoltato. Malgrado tutto l'assemblea non prende alcuna decisione contro i Pitagorici. "Οί δέ λεγόμενοι Κυλώνειοι» ( Giamblico ΥP 249). I Chiloniati continuarono la guerra sporca contro I Pitagorici con ogni mezzo e modo. Malgrado tutto per un certo periodo si esercitò la buona politica e la sua bontà e volontà di continuare ad essere governati da loro. Ma i Chiloniati andarono in tutte le città per sollevare la gente contro i Pitagorici. Accusarono apertamente Democede col pretesto di preparare i giovani all'influenza della tirannide. «αιτιασόμενοι Δημοκήδην συναστακέναι τους νεωτέρους επί τυραννίδι». ( Accusano Democede che prepara la tirannia). Ma i nemici del progresso e della civiltà non cessarono di acquisire simpatie e agendo segretamente da cospiratori decisero di distruggere violentemente i Pitagorici uccidendo Pitagora e il suo gruppo dirigente. Aristoxenos, come pure Aristotele, Giamblico e Porfirio, scrivono in merito che Pitagora fu costretto a fuggire di nascosto a Metaponto dove morì. Una sera che i capi membri dei Pitagorici erano riuniti nella casa di Milone, suocero di Democede, la circodarono e le diedero fuoco in tutti i lati. Si dice che salvarono in due, Archipa e Lisis. Secondo Apollonio, Nicomaco e Polibio, bruciò anche Pitagora, mentre Democede resosi conto dell'incendio, riunì i giovani e fuggì a Platea. «Μετά τών εφήβων είς Πλατέας απεχώρησεν». I prevalenti, distruttori delle leggi con la loro risoluzione accusarono Democede di arringare i giovani allo scopo di distruggere il regime democratico ed inculcare loro la tirannia. L'unico sul quale posero una taglia di 3 talanti, fu lui da questo dettaglio si deduce che aveva una Posizione alta nel mondo Pitagorico, seguì una lotta iniqua e l'assassino di Democede, Theagis prese i tre Talanti. Era l'anno nero 495 a.C. Così svanì il più importante, organizzato e istruttivo sistema ed un'eccelsa figura della scientifica e che diaconizzò il mondo Pitagorico insegnando per oltre 25 anni nella scuola esclusiva. Dopo la distruzione dei Pitagorici ed il loro mondo seguirono agitazioni, rivolte, assassini e venero istituiti regimi di tirannia in molte città. Molti Pitagorici, dopo la violenta preminenza dei Chilonii e dei loro alleati, si rifugiarono a Reggio e altre città della Magna Grecia ed a madre Grecia dove vivevano loro cordigli e simpatizzati. Secondo Aristoxeno, Tarantino e Giamblico i Pitagorici mantennero i loro usi e costumi e quanto avevano appreso, così da contribuire alla diffusione della conoscenza e delle scienze nei secoli a seguire. Fino ad ora le loro Cosmoteorie ispirano ed influenzano positivamente molti e vari campi, nel pensare correttamente e la ricerca del nostro prossimo.

Eleftherios Diamantaras
Lector Of Alpine University (Ch)