Al nome di Sparta, riecheggiano le immortali gesta di Leonida e la sua eroica dipartita alle Termopili, alla guida dei celebri trecento fedelissimi opliti della guardia personale; quasi nessuno conosce però l'altrettanto eroica morte in battaglia di un altro spartano, ovvero di Dorieo, principe e fratello dello stesso Leonida.
Dorieo, alla morte del padre Anassandrida II, avanzò la pretesa di essere erede al trono in quanto figlio maggiore della prima moglie, ma gli spartiati scelsero il fratellastro Cleomene I, per quel trono che poi successivamente fu di Leonida.
Le pretese fallite, portarono il principe Dorieo a partire dalla Laconia per fondare una colonia spartana nei pressi di Cirene, nella Libia Orientale, colonia presto distrutta dalla potente Cartagine e dai suoi alleati.
Dorieo nel 510 a.C. tenta una nuova spedizione colonizzatrice verso la Sicilia, partendo dalla Calabria, dove probabilmente, col suo esercito ed alleato di Crotone aveva preso parte alla guerra contro Sibari, quindi distrutta l'opulenta polis sibaritide si mise in marcia alla volta delle terre filo-puniche di Erice, dove venne sconfitto dalle poleis di Segesta, Erice, Entella e da Cartagine, Dorieo trova quindi la morte in battaglia ed al suo fianco moriva Filippo di Crotone, da qui parte il mito del crotoniate esule.
Cerchiamo di capire adesso chi era Filippo e cosa facesse al fianco di Dorieo.
Filippo, era uomo di straordinaria bellezza e prestanza fisica, molto facoltoso e incarnava l'ideale stesso di nobiltà greca secondo la visione ellenica. Nel 520 a.C. divenne vincitore olimpionico della sessantacinquesima edizione antica dei famosi agoni, purtroppo la disciplina è sconosciuta, di sicuro non era la competizione della lotta, quello stesso anno vinta da un altro crotoniate: Milone.
Erodoto ci tramanda che, nativo di Kroton era figlio di Butacide, Filippo era fidanzato con la figlia di Telys, tiranno di Sibari e ciò gli valse l'esilio da Crotone, anche se il progettato matrimonio non ebbe luogo si recò a Cirene, da dove si unì a Dorieo con una trireme di sua proprietà ed un equipaggio mantenuto a sue spese. Anche se Erodoto non specifica luogo e modalità dell'accordo tra Filippo e Dorieo, si ritiene che il luogo fu Cirene, seppur è molto documentata la sosta del 510 a.C. di Dorieo a Crotone prima della partenza della sua ultima spedizione in Sicilia, comunque è certo che Filippo da esiliato non fu mai riabilitato dai suoi concittadini e quindi non poteva essere Crotone il luogo dell'incontro, altri ritengono che Filippo raggiunse Dorieo direttamente da Cirene in Sicilia.
Sempre Erodoto, ci consegna un dettagliato profilo postumo, che sembra voler riabilitare l'eroe agli occhi dei crotoniati stessi, esso riferisce, che Filippo era venerato dai suoi stessi uccisori, gli abitanti di Segesta, che gli tributarono onori ed eressero un monumento e che col tempo il tutto si trasformò in un vero e proprio culto eroico e di venerazione per Filippo, per via della sua bellezza e della monumentalità e possenza fisica.
Di questa versione dei fatti nell'opera di Erodoto, nel tempo si sono aperte molte discussioni e diatribe, sulla attendibilità delle fonti stesse a cui aveva avuto accesso Erodoto e sui suoi informatori magno greci.
Se Erodoto non cita fonti, quindi fa da fonte a se stesso e volendo prendere per buono quello che tramanda su Filippo, un altro storico antico Pausania, afferma che a Sparta vi era un monumento e furono tributati onori pubblici a Dorieo ed ai caduti della spedizione in Sicilia, quindi è probabile l'eroicizzazione di Filippo anche al di fuori di Segesta.
Crotone, si conferma la Patria di molti Eroi classici, dopo Milon e Phayllos, la Città da sempre fiera delle proprie origini, farebbe bene a tributare onori anche a Philippos, che poi alla fine dei conti non sposando mai la principessa di Sibari, non tradì di fatto la sua Crotone, trovando la morte eroicamente al fianco di Dorieo principe di Sparta.
Davide Pirillo