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Giovedì, 12 Settembre 2024

CULTURA KROTONESE

Pitagora e la caduta dei Pitagorici al cospetto dei Democratici di Cylone

Posted On Mercoledì, 10 Dicembre 2014 00:23 Scritto da
Pitagora e la moglie Teano raffigurati in una antica cartolina Pitagora e la moglie Teano raffigurati in una antica cartolina

L'ascesa del Chiomato e l'azione politica dei primi progressisti della storia: i Cyloniani

Non posso pensare minimamente che quanto sto per dire, in questa mia riflessione, possa essere esaustivo per un tema così vasto e complesso (e storicamente poco chiaro ed unilaterale) quale fu la caduta dei Pitagorici nel V secolo a.C. nell'antica Kroton, né tanto meno esprimere un giudizio completo sull'enigmatico personaggio Cylone che tanta parte occupa nella sventura che colpì il grande filosofo e nostro arcaico concittadino Pitagora.

Premesso che il sottoscritto è un fervente seguace del pensiero pitagorico,  il mio dire si atterrà solo ai fatti storici ed alla rievocazione di un uomo che nonostante abbia molti lati grigi, ha rappresentato, a mio avviso, l'innovazione nell'appendice della gestione della cosa pubblica crotoniata. Più precisamente tenterò di mettere a confronto due pensieri filosofici tesi a imporre una volontà politica per governare il capoluogo della Magna Graecia. Da un lato, l'oligarchia (- aristocrazia) imposta da Pitagora alla già preesistente tirannia (da un tipo di Oligarchia); dall'altro la democrazia, un sistema politico appoggiato (ultimamente, perché prima era oligarchico con tensioni tiranniche) da Cylone a favore di una compagine progressista alla ricerca frenetica di amministrare insieme al popolo il Senato ( – Vuli) dei mille. Tutto ciò in contrapposizione al Synèdrion creato da Pitagora unitamente ad un gruppo di famiglie nobili (- aristocratiche) rimasto al governo per circa dieci anni e reo di aver fatto il bello ed il cattivo tempo a discapito dei Krotoniati meno abbienti. Cylone, (cittadino di Krotone autorevole per nascita, fama e ricchezze, ma anche un uomo difficile, desiderò ardentemente di essere ammesso alla scuola Pitagorica e partecipare allo stile di vita dei Pitagorici. Egli si accostò a Pitagora, ma fu rifiutato per causa dei diversi caratteri e mentalità.) Quindi, visto come personaggio storico della mia città e nelle vesti di primo progressista della storia, come lo ha definito l'archeologo (L' archeologo non è un storico)francese François Lenormant, autore di tre importanti libri sulla Magna Graecia (edito Frama Sud).

Ma veniamo agli eventi storici per come ce li riporta Giamblico (Bur, La Vita Pitagorica) , storico vissuto nel IV secolo d. C. e Diogene Laerzio (Tea, Vite dei filosofi), entrambi più prossimi ai fatti accaduti. (con una distanza ti tempo 8- 9 secoli ...) Siamo intorno al V secolo a.C., Pitagora per sfuggire alle ire di Policrate, tiranno di Atene, si trasferì da Samo sulle coste della Magna Graecia, avendo come punto di riferimento, tra le altre, due città: Sibari e Crotone, ma è da quest'ultima che fu inesorabilmente attratto, giacché in questo luogo era rimasto qualche residuo di aristocrazia e quindi confacente ai suoi piani filosofici e politici. ( Perché questa città era prima sul  livello culturale e d' educazione). Da notare che la città di Kroton all'epoca dei fatti era già nota al mondo antico eccellente centro in cui si professava la scienza della medicina, e l'unica e famosa scuola per gli atleti. I medici krotoniati, infatti, erano considerati i primi nel mondo, per come affermato da Erodoto  (C 130-133 ) (Le Storie, Oscar Mondatori) . Tra questi prestigiosissimi terapeuti occorre citare Alcmeone, prima naturalista, scienziato e filosofo, nonché padre della medicina (di lui diremo in altre articoli publicati perché merita l'attenzione al pari di Pitagora); Domocede (Democede primo anatomo) medico di Dario re dei Persiani,(di Dario prima, della sua moglie Atossa e di tutta l'aula reale in seguito. Ritornando al Nostro (Pitagora), la nobiltà krotoniate lo accolse con grande senso di ospitalità (e di aiuto), ma soprattutto col massimo rispetto reverenziale per colui, che sa delle cose del mondo forte di una capacità fuori dal comune, per risollevare le sorti di un popolo battuto in battaglia e non trova lo spirito giusto per risorgere dalla disfatta. Crotone aveva perso una dura battaglia contro i Locresi al fiume della Sagra (Bur, Strabone, Geografia, L'Italia). In breve tempo Pitagora, con la migliore gioventù krotoniata, si diede da fare è creò un gruppo nel cui sodalizio si plasmava la futura classe (capace di dirigere e dirigersi) dirigente. Lui, da prima si intratteneva con tutto il popolo, esibendo una parte delle conoscenze, ma con l'andare del tempo cominciò a selezionare i suoi incontri per dare sfogo a tutto il suo Sapere. Il suo progetto sociale fu quello di scegliersi gli adepti, rigorosamente appartenenti alla nobile schiatta e che avessero attitudini al suo modo di agire. Così in breve tempo ebbe materiale umano da creare il Synèdrion, una struttura politica di trecento persone parallela al Senato dei Mille (un po' come dire: fuori dal palazzo, ma dentro il palazzo).

Già da questo, si può immaginare quanta ostilità poté ricevere colui che è stato costretto a fare una selezione di candidati da educare ai misteri filosofici e scientifici e indi, per conseguenza di cose, diventare centro di potere. C'è da dire che il progetto politico dell'oligarchia, (- aristocrazia)voluto da Pitagora, funzionò a meraviglia; infatti, Crotone raggiunse, in ogni disciplina scientifica, culturale e politica nonché sportiva, un tale grado d'importanza che forse mai nessuna altra città al mondo è stata capace di eguagliare. Da ciò il famoso detto greco: "Il primo dei Greci è l'ultimo dei Krotoniati", termine coniato durante una Olimpiade in cui i Krotoniati si classificarono primi in ogni ordine e grado. In pratica si rivelò un sistema vincente che fu presto esportato in altre città della Magna Grecia con risultati importanti, ma non della stessa levatura sociale crotoniata. Anche perché una figura come Pitagora le altre città della Magna Grecia non l'avevano. Addirittura sotto il profilo religioso, il filosofo di Samo, seppe dare un'impronta all'altezza della sua fama; come era sua consuetudine, senza intaccare le credenze autoctone, riuscì ad integrare tutti i cittadini nella tradizione (cosmoteoria – religione) orfica (e di metensarcosi - reincarnazione) , compreso gli indigeni che con il passar del tempo passarono a miglior vita sociale fino al punto di ricoprire ruoli di una certa importanza. Insomma, Pitagora l'innovatore, Pitagora il grande. L'uomo del Sapere e delle divine risorse. Ma come accade sulla terra nulla è eterno e niente cammina se si esaurisce la spinta propulsiva. Questo accadde anche al progetto politico dell'oligarchia.( aristocrazia spirituale. Pitagora ha voluto d'istituire la polis-città ideale, che dopo 120 anni descrive Platone nella sua opera Politia – Πολιτεία. Non si può addebitare la fine di questo pensiero ad una sola persona. E' un errore storico pensare che la caduta dei Pitagorici è da attribuire al pur facinoroso Cylone. (Perché gli storici che hanno scritto questa parte di storia erano tutti Filo- Pitagorici...) Le cose andarono in maniera diversa e merita un adeguato approfondimento. Personalmente, tenterò di dare un piccolo contributo per chiarire alcuni aspetti della vicenda. La congiura di Cylone parte da lontano, non mise fine al potere pitagorico tutto d'un colpo, lui e suoi seguaci attesero che i tempi fossero maturi per reagire e raccogliere il malessere di una parte di società dalle aspettative represse.

(Ma chi era Cylone- Κύλων? Uno cittadino di Krotone, autorevole di nascita, fama e ricchezze, ma anche un uomo difficile al inizio ben disposto verso la tirannide. Desiderò ardentemente di essere ammesso alla scuola di Omacoion e partecipare allo stile della vita dei Pitagorici. Ma Pitagora non lo accetta, due forti personalità difficilmente stano sotto lo stesso teto. Cylone con il tempo ha capito che dopo un po' la città sarebbe totalmente sotto il controllo politico ed economico di una oligarchia – aristocrazia spirituale con nuove norme e leggi per il popolo. Il Primo passo era Il Famoso Synedrion – Συνέδριον dei 300 contemporaneamente con il parlamento – Βουλευτήριον dei mille. Allora Cylone si procede ai democratici e diventa capo di loro.)

Il confronto tra oligarchici e democratici entra in un contesto di elettorato attivo e passivo di cui uno è maggioranza l'altro è opposizione ed in quanto tale ognuno di loro svolge il proprio ruolo all'interno della propria comunità. Da considerare che la mente umana è complessa e reattiva. Ad ogni azione corrisponde una contromisura che spesso non va nella direzione che ognuno vorrebbe che andasse. Così avvenne che la plebe krotoniata stanca di essere emarginata chiese a gran voce che il bottino di guerra fosse ridistribuito in maniera più equa tra i partecipanti alla pugna. L'occasione utile fu la guerra contro Sibari. Vinsero i Krotoniati, ma come al solito lo strapotere dei conservatori prevalse sulle richieste dei democratici e divisero il bottino di guerra senza tenere conto delle spettanze proletarie. Tutti gli storici concordano che  la spartizione avvenne mentre il figlio di Apollo Iperboreo (così amava farsi definire Pitagora) era fuori città. ( ad isola di Siro per curare il suo anziano insegnante Ferecede) A tutto questo mal contento si aggiunga che i Pitagorici erano già travagliati da fratture interne. Come raccontano fonti antiche, risalenti a Timeo di Tauromenio. C'erano gerarchie interne alla scuola in stato di malessere, fino al punto di produrre un vero e proprio scisma tra acusmatici e matematici. Da qui l'occasione buona per Cylone e Ninone, quest'ultimo un demagogo della peggiore specie, unitamente all'appoggio dei fratelli pitagorici dissidenti, per sollevare il popolo alla rivolta e abbattere il sistema oligarchico. (aristocratico) Colta l'opportunità dell'assenza dalla città di Pitagora si recarono alla dimora di Milone, luogo in cui erano riuniti i Pitagorici (mettono fuoco alla casa ) ed uccisero la maggior parte di loro. La casa di Milone fu bruciata, ma si salvarono alcuni membri dell'Ordine, molto probabilmente erano coloro che appoggiavano la rivolta: Ippaso, Liside, Diadoro e Taege. Dopodiché la diaspora si estese alle altre città della Magna Graecia con conseguenze catastrofiche per l'oligarchia. Sta di fatto che non fu Cylone la sola causa della decadenza pitagorica ma la fine è da addebitare principalmente all'esaurimento della spinta propulsiva del sistema. La guerra fratricida portò l'antica Kroton nel pieno caos. Cylone sparì subito dalla scena, mentre il governo restò nelle mani di Ninone che portò i Krotoniati alla catastrofe più immane. Da allora quando c'è confusione e si chiede ordine si dice: "Non siamo più ai tempi di Ninone" Dopo il crollo di Crotone la diaspora pitagorica si diresse verso Taranto, dove si recò Archippo, mentre a Tebe, in Grecia, andò, dopo essersi fermato nell'Acaia, Liside, e a Reggio, si raccolsero gli altri membri della comunità pitagorica. Ma poi tutti i Pitagorici finirono con il lasciare l'Italia, dove l'unico gruppo pitagorico rimase quello di Taranto, raccolto intorno ad Archita (Giamblico, Vita pitagorica 249-51).

Queste notizie derivano da Aristosseno, mentre Dicearco narra che Pitagora si sarebbe dato a una vita nomade, quando, perduto il potere, fu respinto da Locri e da Taranto, e passò a Metaponto (Porfirio, Vita di Pitagora 56), dove morì (DL VIII, 40). C'è da dire che in queste località la democrazia non portò i vantaggi sperati, anzi dopo poco tempo, in alcuni casi, si ritornò alla tirannia, in altri, all'oligarchia senza produrre gli effetti voluti. La cosa positiva per tutti è che dopo un lungo peregrinare dei Pitagorici ci fu una giusta rimpatriata all'insegna dell'amicizia e della rinnovata fedeltà. Ma ormai tutto fu perduto e forse siamo ancora oggi nella attesa che arrivi una vera democrazia da sempre negata all'essere umano.