«Questa mattina - scrive il maestro - sono stato a Steccato di Cutro, accompagnati da Bruno Palermo e da Vincenzo (Montalcini, ndr), su quella spiaggia dove hanno perso la vita circa cento persone, almeno 34 bambini. C’era un’atmosfera drammatica, in cui è stato difficile trattenere le emozioni. Scappavano dalla morte, sono andate a morire».
«L’ho deciso perché penso che la memoria collettiva - spiega Sacco - sia importante per non dimenticare eventi tragici che ci segnano per sempre, nella speranza che tutto ciò non avvenga mai più. Eppure ci sono molte cose che si possono fare per contribuire a mantenere viva la memoria di quanto accaduto. Se non fossi andato alla presentazione del libro “Quale Umanità?” di Vincenzo Montalcini, avrei osservato questa vicenda in maniera diversa: vedere con i tuoi occhi i resti, i segni di quello che è accaduto è tutta un’altra cosa e ti lacera dentro», rivela il maestro.
«Quelle scarpette sono un colpo all’anima - commenta Sacco -, mi fanno pensare alla corsa che spesso facciamo per regalare ai nostri piccoli le scarpe più belle e all’ultima moda, quando non troppo lontano c’è chi sogna solamente un po’ di pace. Non volevo scrivere queste poche righe, ma ne sento la necessità, perché queste cose vanno urlate al mondo. Non vanno dimenticate. Quelle scarpette muovevano piccoli passi. Che oggi si sono fermati», riferisce Sacco.
«Ho iniziato quindi un lavoro di ricerca - annuncia il maestro -, che porterà alla realizzazione di un’opera con i resti del caicco naufragato. Ovviamente, così come l’incasso del libro, tutto sarà devoluto in beneficenza a chi è impegnato nel mare a salvare vite. L’arte è condivisione, sentimento, valore».
«Il messaggio che vorrei lanciare - conclude Sacco - è proprio questo: ognuno di noi può, nel suo piccolo, fare qualcosa. Grazie e concedetemi questo piccolo sfogo, un abbraccio a tutti e non dimentichiamoli».