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Venerdì, 31 Marzo 2023

CULTURA E SPETTACOLI NEWS

Il Sommelier Pitagorico│La ''firma'' del viticoltore Sergio Arcuri da Cirò Marina

Posted On Giovedì, 23 Febbraio 2023 11:11 Scritto da Nicola Stefano Zurlo

Parte la rubrica “Il Sommelier Pitagorico” dal quotidiano “la ProvinciaKR”, uno spazio dedicato all’approfondimento e alla ri-scoperta del vino calabrese, dando voce ai protagonisti, a chi lavora in vigna e in cantina, ma anche a chi studia e a chi promuove il vino calabrese nel mondo.

La Calabria, come gran parte del Meridione, è una terra poco conosciuta, financo dai suoi stessi abitanti, e sono tanti i tesori anche in territorio gastronomico che, pur trovandosi a pochi chilometri dal nostro naso, non conosciamo e non riusciamo ad apprezzare.
In questo breve appuntamento bisettimanale cercheremo di puntare il faro sulle realtà virtuose che ci circondano, su chi fa il proprio lavoro con passione e riesce a trasmettercela con i suoi prodotti, o meglio le sue opere.
Senza dilungarci troppo su quello che potrebbe apparire come un panegirico del vino calabrese, presentiamo subito il primo ospite di questa rubrica: il viticoltore Sergio Arcuri da Cirò Marina.
Sergio, insieme al fratello Francesco, è nato in una famiglia di viticoltori. Con passione e dedizione ha trasformato una piccola azienda agricola che si dedicava alla vendita dell’uva in una delle “firme” più riconosciute ed apprezzate della Calabria vinicola.
Si parla di “firma” in quanto Sergio rappresenta la figura romantica del viticoltore estroso che, come un artista, plasma le sue creazioni producendo vini che hanno una fortissima personalità e che incarnano in qualche maniera i tratti del loro creatore.
Vini verticali, essenziali e allo stesso tempo ricchissimi, e soprattutto estremamente identitari, dove la sapidità mediterranea si sposa perfettamente con la tannica austerità del Gaglioppo, che viene rigorosamente raccolto con vendemmia manuale in un contesto di agricoltura biologica.

Buongiorno Sergio, sei il primo ospite di questa rubrica perché, a nostro avviso, la tua storia è emblematica per quanto riguarda la viticoltura calabrese. Raccontaci un po' come è iniziata la tua vita nella vigna.
«La mia vita in vigna è iniziata fin dalla nascita, essendo figlio di un vitivinicoltore il destino era già segnato».
Quando hai sentito l’esigenza di iniziare ad imbottigliare il tuo vino?
«Già a vent'anni ho sentito il bisogno di imbottigliare, però si sa che a vent'anni si pensa di avere tanto tempo a disposizione nella vita per fare le cose, però il tempo vola ed ho iniziato a trentotto anni. Ho fatto altri lavori nella vita ma sempre con il pensiero che non sarebbero stati i miei lavori della vita, nel frattempo sono passati diciotto anni ... ma come dico io, meglio dopo che niente».
Com’è cambiato il Cirò negli ultimi dieci anni?
«Negli ultimi dieci anni il Cirò è cambiato molto, più che altro è tornato al vecchio splendore grazie a “Cirò Revolution” ovvero un gruppo di vignaioli e produttori di cui io in primis faccio parte, dobbiamo tenere presente che la doc Cirò è una delle prime nate in Italia, è nata nel 1969 ma già si imbottigliava da almeno dieci anni prima. Ci sono delle visioni diverse del Cirò tra i produttori, visto che il disciplinare permette di aggiungere al Gaglioppo il 20% di altre uve, anche internazionali, il blend sicuramente fa perdere la vera caratteristica del Cirò, la maggior parte dei produttori della Cirò Revolution producono il Cirò con il Gaglioppo in purezza, questa è stata la vera rivoluzione che ha ridato vigore e popolarità al Cirò».
La vigna ad alberello, quanto influisce nella tua interpretazione del Cirò rosso classico?
«La vigna ad alberello basso è l'allevamento storico del Cirò, del sud in generale, nelle zone più calde e siccitose, sicuramente è un tipo di allevamento che ha bisogno di meno acqua, l'uva non è esposta direttamente ai raggi solari, ha le branche indipendenti, di conseguenza la maturazione è più omogenea, in riferimento alla produzione del rosso è il sistema migliore, ma influisce molto anche le zone dove è collocato il vigneto. Il Cirò Rosato sia mosto fiore che un po' macerato, lo si può produrre da tutte le zone; per quanto riguarda la produzione del Cirò Rosso Riserva, (per Riserva intendo che esce sul mercato dopo almeno 4 anni ma inizia a dare soddisfazioni dopo dieci anni) la vigna deve essere nella zona giusta del territorio Cirotano, una zona dove si può lasciare l'uva sulla pianta anche fino a metà Ottobre. Il Gaglioppo ha una maturazione fenolica lenta, dove in caso di piogge autunnali l'uva non marcisce, una zona sempre ventilata in modo tale che anche la mattina non ci sia umidità».
Cosa significa per te “vino artigianale”?
«Il vino artigianale è come un quadro di un artista, è come un pezzo unico, in effetti il vino artigianale è una vera opera d'arte, ci sono artisti che hanno un grande talento, altri meno, quello si vede dal risultato, purtroppo ci sono anche i finti artisti, usano le stampe ma si spacciano per artisti, queste figure sono in aumento. La terza A di Triple "A"*. Distributrice di vino artigianale che ha per acronimo una tripla AAA che sta per Agricoltori Artigiani Artisti. La componente artistica di un vignaiolo si rivela nel suo savoir-faire, nella capacità di adattare il proprio gesto in funzione della miriade di variabili che entrano in gioco nel vigneto e in cantina, vendemmia dopo vendemmia».
Parlaci del tuo vino preferito, quello che per te è il vino più interessante che hai prodotto.
«Il vino più interessante per me? credo che per un produttore artigianale sia difficile parlare di un solo vino da lui prodotto, sono tutte creature, i vini in bottiglia evolvono, regalano sempre nuove emozioni. Comunque, il mio vino preferito lo devo ancora produrre ma ci sto lavorando».