L'arte bianca
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CROTONE «Ho letto le dichiarazioni del sindaco Voce sul mio comunicato stampa sulla vicenda che ha visto coinvolto il consigliere comunale Igino Pingitore, il quale sarebbe stato contattato/avvicinato da un terzo soggetto collegato al contesto lavorativo del medesimo consigliere comunale per aver “criticato” il sindaco Voce». È la replica del consigliere regionale di Forza Italia, Antonello Talerico, in merito alla vicenda che sta riguardando il capogruppo di Stanchi dei soliti, Iginio Pingitore, e il sindaco di Crotone Vincenzo Voce

«Con il sindaco Voce – scrive Talerico – ci siamo anche scritti qualche messaggio dopo la mia denuncia pubblica, ma credevo fosse chiaro che nessuno l’avesse accusato di avere fatto un atto ritorsivo nei confronti del consigliere Pingitore, bensì l’accusa era stata mossa nei confronti di colui che si era permesso di far contattare per poi interloquire direttamente con il consigliere comunale al fine sostanzialmente di ammonirlo per aver osato scrivere un post di contestazione sui social nei confronti del sindaco».
«Pertanto – chiarisce Talerico –, era chiaro che l’atto ritorsivo poteva al più essere stato commesso da chi aveva contattato il consigliere Pingitore tentando di influenzarne le scelte o le valutazioni politiche. Quindi non comprendo perché il sindaco di Crotone abbia assunto che qualcuno lo avesse accusato di aver commesso un atto ritorsivo, ancor più se i fatti sono andati per come detto, né comprendo perché il sindaco abbia ritenuto che l’affermazione che il consigliere fosse stato “avvicinato” alludesse ad un avvicinamento in stile mafioso». 
«La verità è quella detta – riferisce Talerico –, il consigliere viene contattato sulla sua utenza per recarsi in un Ufficio, al fine di essere messo in contatto diretto con un direttore generale che doveva sostanzialmente ammonirlo per aver espresso un giudizio politico. Se in tutto questo qualcuno vede un metodo mafioso, allora il sindaco anziché denunciare, per come anticipato, il consigliere Pingitore, per un post, bene farebbe a sporgere denuncia contro ignoti ed a tutela di un suo consigliere comunale (anche se non più di maggioranza), a cui invece dovrebbe manifestare solidarietà per l’accaduto. Questo sarebbe un alto profilo politico». 
«Il sindaco Voce non ha bisogno di denunciare un consigliere comunale – sostiene Talerico – perché lo taccia di essere un “latratore seriale”, fermo restando, e rispondo alla domanda postami dal sindaco, che tale affermazione non potrà mai integrare il reato di diffamazione e rientra pacificamente nell’esercizio del diritto di critica politica, se correttamente contestualizzata. Sul punto, parlo da avvocato e sono talmente convinto che siamo dinnanzi ad una ipotesi di critica politica, cioè che non sussiste alcuna diffamazione nel caso di specie, che sono pronto a strappare la mia laurea laddove il consigliere Pingitore dovesse essere condannato in sede penale per il contenuto del post in discussione». 
«Sapranno bene gli avvocati del sindaco Voce – argomenta Talerico – che il diritto di critica può rivestire connotazioni soggettive ed opinabili quando si svolge in ambito politico, ove risulta preminente l'interesse generale al libero svolgimento della vita democratica, attraverso l’esercizio della libertà di espressione. Proprio perché l'esercizio del diritto di critica non si concretizza nella mera narrazione di fatti, bensì nell'espressione di un giudizio e, più in generale, di un'opinione, poiché la sua valenza scriminante è nell’interesse pubblico a conoscere le diverse opinioni o giudizi sulla componente politica, quand’anche fosse il sindaco ad essere il destinatario di una critica, per quanto aspra e severa». 
«Concludo dicendo che Vincenzo Voce – si legge nella nota – allo stato non ha alcun competitors né nel centrosinistra, né nel centrodestra, pertanto la critica politica quand’anche pungente non può e non deve impegnarlo o distrarlo, avendo allo stato il sostegno politico di maggioranza e di buona parte della sedicente opposizione (con qualche eccezione). Del resto, non è possibile avere un consenso unanime ed anzi ciò sarebbe una pericolosa anomalia», conclude Talerico.