L'arte bianca
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CROTONE Domani, 5 marzo, si aprirà a Crotone il processo a carico di sei militari della Guardia di finanza e della Guardia costiera, accusati di naufragio e omicidio colposo plurimo per i fatti avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 a Steccato di Cutro, quando 94 persone persero tragicamente la vita a pochi metri dalle coste calabresi.

Compariranno davanti al giudice dell'udienza preliminare di Crotone Elisa Marchetto, Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del comando provinciale di Vibo Valentia della Guardia di finanza e del Reparto operativo aeronavale (Roan) delle fiamme gialle; Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, ufficiale in comando e controllo tattico nel Roan di Vibo Valentia; Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido, ufficiale di ispezione in servizio nel Centro di coordinamento italiano di soccorso marittimo di Roma, e Nicola Nania, ufficiale di ispezione nel centro secondario di soccorso marittimo di Reggio Calabria.

Gravi negligenze, imprudenza e imperizia sono le accuse contestate dal sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Pasquale Festa, alle sei persone indagate. I profili di colpa ipotizzati a carico dei finanzieri attengono essenzialmente alle modalità esecutive delle azioni da svolgere in seguito all'avvistamento del natante. In particolare è stata contesta l'omessa completa comunicazione delle difficoltà di navigazione incontrate a causa delle condizioni meteomarine, nonché il ritardo nel predisporre le operazioni di intercetto del caicco, in assenza di un effettivo ed efficace monitoraggio radar.

«Per quel che attiene invece ai membri della Guardia costiera – spiegano gli inquirenti – la contestazione ruota intorno alla mancata acquisizione di informazioni necessarie per avere un quadro effettivo di quanto la Guardia di finanza stava facendo cui conseguiva una carente valutazione dello scenario operativo e delle conseguenti disposizioni da impartire ai natanti della Guardia costiera che pure erano in condizioni di intervenire». Nell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare sono citate ottanta parti offese, in gran parte i superstiti e i parenti delle vittime del naufragio.

«Il processo che inizierà domani sarà cruciale per accertare le responsabilità individuali». È quanto dichiara Serena Chiodo, coordinatrice campagne di Amnesty international Italia. Amnesty international Italia, alla vigilia del processo, rinnova la richiesta di verità e giustizia per le 94 vittime accertate, tra cui 34 minorenni, provenienti da Iran, Afghanistan, Pakistan e Siria, e per i loro familiari.

«È importante sottolineare – prosegue chiodo – che il naufragio di due anni fa, l'ennesimo nel Mediterraneo centrale, che continua a essere la rotta migratoria più mortale al mondo, rientra in un quadro di responsabilità molto più ampio di quelle meramente individuali e che attengono a un approccio politico e normativo che ostacola chi tutela i diritti umani e criminalizza le persone migranti».

Le persone che hanno perso la vita nel naufragio di due anni fa hanno affrontato un viaggio lungo e pericoloso per fuggire da contesti di crisi e chiedere protezione internazionale, non avendo modo di farlo in sicurezza: e proprio l'assenza di canali di ingresso regolari e sicuri mina il diritto all'asilo.

«Chiediamo un cambio di rotta: per combattere davvero il traffico di esseri umani e tutelare realmente i diritti è necessario depenalizzare il reato di ingresso irregolare previsto dall'art. 10 del Testo Unico sull'immigrazione, garantire vie legali e sicure per chi fugge da conflitti, persecuzioni e contesti di crisi, e rimuovere qualsiasi ostacolo alle attività di ricerca e soccorso delle Ong, che proprio per il loro operato si configurano come difensori dei diritti umani», ha concluso Chiodo.