Fermo di 20 giorni per la ''Open arms'', la ong: «Procedura del tutto ingiustificata»
La nave Open Arms si trova in stato di fermo amministrativo per 20 giorni in porto a Crotone con "l'accusa" di aver ostacolato un'operazione di salvataggio di migranti in mare condotta dalla Guardia costiera libica.
In particolare - si legge nel verbale di fermo di Questura, Capitaneria di porto e Guardia di finanza di Crotone - il 18 gennaio 2024 l'imbarcazione della ong spagnola non avrebbe «rispettato le indicazioni fornite dal competente centro per il soccorso marittimo"(Mrcc Roma, NdR) e "mentre il pattugliatore libico 'Gharyam' stava effettuando il soccorso di un barchino" non si sarebbe allontanata dalla "zona delle operazioni, ostacolando le stesse». Questo «nonostante la vedetta libica ordinava di tenersi a distanza per non creare intralcio alle operazioni di salvataggio».
Secondo le autorità libiche, che il 20 gennaio hanno trasmesso a quelle italiane un report sui fatti, la ong avrebbe creato «confusione tra i migranti e il personale di bordo» portando «alcuni dei migranti a gettarsi in acqua».
Tesi respinta dall'organizzazione umanitaria che parla di «provvedimento incomprensibile che, ancora una voltam ferma il lavoro umanitario di soccorso in mare».
Open Arms è salpata da Salerno il 16 gennaio per la sua 108esima missione nel mar Mediterraneo e ha effettuato tre diverse operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia costiera italiana per 57 persone fra cui un bimbo di 8 anni.
«Questa procedura è del tutto ingiustificata - dichiara Open arms -, poiché i 3 salvataggi effettuati sono stati coordinati dalle autorità italiane e seguiamo tutte le indicazioni ricevute dal Centri coordinamento marittimo».
«Durante le operazioni di salvataggio - fa sapere Open Arms - la nostra imbarcazione riceve una mail della Ong Alarm Phone con la quale si comunica la posizione di una quarta imbarcazione in difficoltà a circa 10 miglia dalla nostra posizione. (Caso AP0063)».
«Dopo aver ricevuto comunicazione da parte di Mrcc Roma via telefono di andare a verificare le condizioni delle persone a bordo di quest’ultima - prosegue la ong - viene inviata una rhib (gommone veloce, ndr) verso la posizione indicata, mentre la Open Arms rimane in zona e continua a prestare le prime cure alle persone soccorse. Una volta arrivata sul posto, la rhib comunica alla Open Arms la presenza della cosiddetta guardia costiera libica, già impegnata a recuperare le persone e a trasferirle a bordo della motovedetta. Il comandante dà disposizione alla rhib di rientrare poco dopo, Mrcc Roma invia una mail informando la Open Arms che la cosiddetta guardia costiera libica ha intercettato il caso AP0063 e ci conferma l’assegnazione del porto sicuro dove la nave si dirige, come da indicazioni».
Al termine dello sbarco a Crotone il comandandante della nave sarebbe stato interrogato per diverse ore nella notte ed è infine stato notificato il verbale di fermo amministrativo e una multa dai 3mila i 10mila euro.
«Siamo di fronte a un provvedimento inaudito e incomprensibile, se si fanno delle accuse, si devono mostrare anche le prove - attacca Oscar Camps, fondatore di Open Arms -. Purtroppo le persone a bordo di questa quarta imbarcazione, sono state intercettate e respinte senza che noi potessimo fare assolutamente nulla».
«Queto ennesimo fermo - prosegue - è un fatto grave perché non solo colpisce una nave umanitaria, ma legittima una pratica vietata dalla Convenzione di Ginevra che espressamente proibisce di catturare e riportare persone vulnerabili nel luogo dal quale sono fuggite».
«Sappiamo ormai tutti - conclude Camps - che cosa accade nei centri di detenzione libici e quali sono le milizie che gestiscono il traffico di esseri umani travestiti da guarda coste. Eppure siamo noi a essere fermati e multati nonostante abbiamo agito rispettando tutte le indicazioni delle autorità competenti e sempre sotto il loro coordinamento».