L'arte bianca
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CROTONE In silenzio, e con la compostezza e la sobrietà che lo hanno da sempre contraddistinto in vita, si è spento quest'oggi all'età di 90 anni l'ex preside Riccardo Schipani. Per sua espressa volontà non si terranno esequie religiose. Il professor Schipani, infatti, ha lasciato ai familiari il desiderio di andare via, nello stesso silenzio con cui è venuto in questo mondo.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

Pedagogista, ordinario di latino e greco, linguista, autore di saggi, Schipani è stato un intellettuale a tutto tondo che il territorio crotonese ha potuto vantare in Calabria e non solo. 

La biografia

Originario di Altilia (Santa Severina), dov'è nato il 16 luglio del 1934, ha conseguito la maturità classica presso il liceo classico “Pitagora” nell’anno 1954, laureandosi poi a Napoli, in Lettere Classiche con la tesi “La Questione della lingua italiana nel 1700 – Cesare Beccaria tra Arcadia ed Illuminismo” il cui relatore fu il professor Toffanin.
Schipani ha quindi iniziato la sua brillante carriera professionale insegnando nella scuola media di Santa Severina dal 1959 al 1961. Arriva come docente abilitato a Crotone tra il 1961 e il 1962. Nell’anno scolastico 1963-64 è stato docente straordinario presso la Vittorio Alfieri di Crotone.
Dal 1964 al 1976 ha insegnato da titolare di cattedra al liceo Pitagora, assumendo l’incarico di presidenza negli anni 1977-78, 1978-79.

La figura di Riccardo Schipani non ha certo bisogno di essere ricordata, tanto è stato apprezzato il suo operare ed il suo profondo sapere. Basti solo dire che nei due anni di incarico al Liceo è riuscito a incrementare in modo davvero determinante la popolazione scolastica, accentrando nell'Istituto tutto l'interesse dei cittadini, specialmente per le proficue attività culturali e per le numerose conferenze tenute da personaggi di spicco della cultura italiana. 

Diresse anche il Magistrale di Crotone e chiuse la carriera direttiva poi presso il liceo scientifico Filolao.
Presso il Magistrale “G. V. Gravina”, ha il merito di aver iniziato la sperimentazione Linguistica, segno dei tempi nuovi e dei cambiamenti sociali in atto.
Nell’ambito dei decreti delegati e dei Consigli di classe istituì i Dipartimenti per un migliore raccordo tra le varie discipline e, sempre e comunque nel rispetto della libertà del docente. Con gli altri colleghi Presidi di Crotone e del crotonese collaborò attivamente alla nascita dell’Associazione nazionale presidi, dove Crotone venne riconosciuta sezione provinciale ancor prima che la provincia fosse istituita.
Per iniziativa del preside Riccardo Schipani nel 1988-89 è stata istituita la sperimentazione globale dell’indirizzo Linguistico autonomo che, con la circolare ministeriale numero 27 del 1991, a decorrere dall’anno scolastico 1992-93, è stato modificato nell’Indirizzo sperimentale Linguistico; la stessa circolare ha consentito l’introduzione dell’Indirizzo abilitante Socio-Pedagogico; entrambi i corsi avevano durata quinquennale con 35 ore settimanali.

L'editore della Provincia crotonese, Antonio Carella, in un momento di così profondo dolore per i famigliari e la comunità cittadina, intende esprimere il cordoglio, anche a nome della redazione, «all'amico fraterno» e «all'intellettuale ed educatore» Riccardo Schipani cui va tutta la riconoscenza per il prezioso contributo prestato nel corso della sua vita alla cultura crotonese, nonché per la preziosa prefazione al nostro tomo “Kroton – Oracolo di Delphi, dal mito alla storia” che di seguito riportiamo.

L’opera di Antonio Carella reca i segni della novità pur nella vastità della sua ricerca; nella complessa struttura e configurazione dei contenuti, il racconto si presenta unitario e continuo e non scade mai nel frammento.
Il metodo e lo stile si richiamano agli antichi logografi, ma nuova è la maestria, con cui le testimonianze vengono messe insieme ed armonizzate.
Sono numerose le citazioni degli autori antichi: Erodoto, Tucidide, Platone, Aristotile, Giamblico, Porfirio, Plinio, Strabone, Petronio, Virgilio, Cicerone, ecc.
Da una lettura attenta emerge l’esperienza del giornalista: Carella è editore e direttore del giornale “la Provincia KR” e della rivista “il Marchesato”.
Egli riesce a mettere insieme e a comporre in una trama unitaria scritti e giudizi così diversi che ci aiutano a capire quanto la città di Crotone fosse considerata e vista, pur nella diversità dei giudizi riportati.
A tenere insieme giudizi tanti e diversi concorrono alcuni fili, che reggono la trama del racconto.
Il primo filo è l’affetto che lega Carella alla sua città.
Egli sente profondo il rispetto per i Crotonesi e per la crotonesità, sentita la crotonesità come “grandezza e orgoglio” per la considerazione di cui ha goduto la città tra gli antichi.
È quello della “crotonesità”, un tema non facile, che, se male interpretato, potrebbe apparire alquanto riduttivo rispetto al gƐvos, che fu la struttura portante dell’organizzazione sociale della polis, quando Crotone batteva moneta con il tripode di Apollo, fondava nuove colonie ed esercitava la sua influenza tra le opposte rive dei due mari, Ionio e Tirreno, tra il promontorio Lacinio da una parte e Temesa e Terina dall’altra.
La città vive oggi una grave crisi:
“A poco a poco
Si è svuotata
La mia città!
I giovani vanno via
Vanno a trovare fortuna altrove”
sfidano il loro destino”.
È giunta l’ora che i Crotonesi prendano atto che il nostro territorio è ricchissimo di meravigliose risorse sia sul piano culturale che paesaggistico e quindi è doveroso che sentano il bisogno della rinascita.
A questo punto noi ci chiediamo se non sia questo il leitmotiv che ha spinto Carella a scrivere la storia della sua città Crotone “porta del Mediterraneo”, potrebbe in un prossimo futuro se rivalutata dalla presenza di un istituto di lingue orientali, ricoprire ruoli e funzioni di osservatorio permanente teso al recupero culturale della centralità mediterranea per la costruzione della nuova Europa. Mediterraneo ed Europa appaiono essere interdipendenti.
Altro filo conduttore è quello della mitizzazione dei contenuti, giacché – dice Carella – occorre esaltare gli illustri nostri concittadini antichi e moderni, “vanno elogiati i nostri tesori. In ogni epoca ci è stata tramandata qualcosa di bello da raccontare ai nostri figli. “Dobbiamo essere felici di divulgare l’arte e i costumi, partendo appunto dall’antica Kroton per arrivare ai giorni nostri”. Urge ricostruire e rilanciare un nuova identità”.
Al tema dell’identità si legano il mito della bellezza, la presenza dell’Apollineo nella cultura della città, il tema della sacralità, le lotte politiche sostenute dai Crotonesi per difendere la città, le lotte per l’emancipazione delle plebi, per la difesa della dignità del lavoro.
È famoso l’episodio del pittore Zeusi, il quale, essendo stato incaricato di rappresentare la figura di Giunone, prese a modello la bellezza di Elena e scelse le 10 ragazze più belle della città. La presenza dell’Apollineo, testimonianza della sacralità della gente e dei luoghi dell’antica Kroton, fu l’esito del progresso civile, morale e religioso della nostra gente.
Fu la Pizia che ordinò a Miscello di fondare la nuova città sulle rive dell’Esaro, fu la Pizia che impedì ad Annibale d’impossessarsi di una colonna aurea, presente tra le 48 colonne del grande tempio, costruito simile al Partenone. Così Carella saluta la regina degli dei:
“Come un’alba
Che spunta dal mare
Le tue gote affiorano
Dall’arcaico mondo.
Ti vedo seduta
Con nobile eleganza
Sull’altare del maestoso tempio”.
Dal promontorio Lacinio, per 12 km, si snodava ieri il pellegrinaggio di Hera, oggi quello della Madonna di Capo Colonna ripercorre lo stesso cammino su di un carro trainato da buoi: la festa è la stessa. Grande importanza ebbe per l’antica città l’attività sportiva; sono famose le vittorie degli atleti crotoniati in Olimpia e negli altri giochi panellenici.
Opportunamente Carella elenca i trionfi di Milone, che fu anche discepolo di Pitagora: 16 volte Milone trionfò in Olimpia, 7 volte nelle Pitiche, 20 vittorie riportò nelle Istmiche, 9 volte vinse nelle Nemee.
Lo sport rimane ancora oggi l’unica vera risorsa della nostra città. Eroi di ieri, eroi di oggi, Crotone sconfisse Sibari e con onore sopportò anche la sconfitta nella guerra contro i Locresi.
Crotone è stata sempre una città di eroi; Giulio Nicoletta, medaglia d’argento e Alberto Andreani, medaglia d’oro, sono stati 2 partigiani, che su campi diversi, lottarono per liberare il territorio italiano dal nazifascismo e dalle truppe tedesche.
Gloriose furono le 46 giornate della Repubblica del 1799. La ribellione fu allora domata dal cardinale Fabrizio Ruffo con le sue soldataglie di ladri, di assassini, di briganti che ebbero dal Cardinale il permesso di saccheggiare la città e di depredare la case nobiliari.
Sulla spianata del castello, per ordine del Cardinale furono fucilati gli eroi della rivoluzione: Giuseppe Suriano, Antonio Francesco Lucifero, Giuseppe Ducarne, Bartolomeo Villaroja.
“Tantum religio postuit sudere malorum”
La città di Crotone, che godette della presenza nell’antichità di scienziati, di filosofi, di medici, che furono tra migliori del mondo, ha continuato ad attirare i grandi personaggi della cultura, Henry Swinburne, François Lenormant, George Gissing, Norman Douglas, fino a Pasolini, cui fu assegnato il Premio Crotone. Visitatore d’eccellenza fu il papa Giovanni Paolo II, che tenne un graditissimo discorso agli operai delle fabbriche, parlando della umanità e della dignità del lavoro. Qualche anno dopo le fabbriche furono chiuse, il processo industriale si arrestò.
Il grande capitalismo ha, purtroppo, le sue leggi e non tiene conto dell’umanità del lavoro e della libertà dei lavoratori.
A margine di molte pagine della nostra storia sono riportati proverbi e sentenze, testimonianze della saggezza popolare in parte, prova anche della subalternità delle masse povere abbandonate all’analfabetismo estremo, alla casta baronale che per secoli ha dominato il Marchesato.
Negli anni 20 Enrico Mastracchi, grande socialista, lottò per liberare la povera gente da questo stato di subalternità, fondando le prime leghe, e lottò per la colonizzazione del latifondo.
Un personaggio degno di lotte che ha saputo mantenere una condotta moderata e coerente anche con gli avversari al grido: “Le terre ai contadini e a chi le lavora”.
La storia che Carella, ricca di tante voci, di tanti personaggi, di tante condivisioni, pur con qualche diseguaglianza stilistica e di contenuto, si rivela essere una bella sintesi storica, una mythistoria.
Carella, conservando sempre alto l’equilibrio espressivo, non cade nel sensazionalismo televisivo e dimostra e nota quanto grande sia l’umanità del suo racconto.
Riccardo Schipani