Quella ''finestra'' lasciata aperta nella delibera del nuovo Piano rifiuti regionale
CROTONE «Di dare atto che il criterio localizzativo "Fattore pressione discariche" è da applicare alle istanze successive all'adozione del presente provvedimento relative alla realizzazione di nuove discariche e/o ampliamenti di discariche esistenti». È quanto viene cristallizzato al punto 3 della deliberazione approvata dal Consiglio regionale della Calabria nella seduta dello scorso 26 luglio, quella che ha dato il via libera alla proposta di giunta numero numero 293 del 21 giugno scorso, recante «Modifica al Piano regione di gestione dei rifiuti - Integrazione criterio localizzativo "Fattore pressione discariche"».
Con questa modifica si introducono criteri più stringenti attraverso i fattori "areale" e "comunale" che, almeno secondo quanto dichiarato dagli addetti ai lavori, dovrebbero impedire la creazione di nuove discariche o l'ampliamento di quelle esistenti soprattutto in territori come Crotone che vivono un alto grado di "stress" ambientale.
Quando però si parla di politica calabrese, purtroppo, non si dorme mai sonni tranquilli. Ed ecco che appare nel dettaglio normativo licecenziato lo scorso 26 luglio una "postilla" di non poco conto: la modifica al Piano non è retroattiva. Un aspetto, questo, che è magari un "presupposto" per chi vive di diritto, ma che fa tenere gli occhi sbarrati, la bocca spalancata e le orecchie tesissime in chi sperava che fosse davvero messa la parola fine alle minacce ambientali per Crotone e la Calabria.
La certezza sulla natura non retroattiva del deliberato, infatti, è un tema assai determinante che potrebbe far cadere come un castello di carte le dichiarazioni fatte in pompa magna, sia dall'assessore all'Ambiente, Giovanni Calabrese, che dal presidente, Roberto Occhiuto, e da molti altri esponenti della maggioranza. Questo perché, in ragione del punto 3 della delibera, quel fattore che dovrebbe mettere fine alla realizzazione di nuove discariche private a Crotone, come nel resto della Calabria, è applicabile a tutti gli iter che andranno a frastagliarsi su quanto previsto dal Piano, ma a partire dal 26 giugno scorso in poi.
Com'è noto, da anni ormai, l'imprenditore abruzzese Guglielmo Maio, attraverso le sue società, tenta di realizzare un impianto di rifiuti pericolosi e non in località "Giammiglione" in un territorio ricadente fra i comuni di Crotone e Scandale, ma senza successo. L'ultima bocciatura all'istanza è stata prodotta dalla Regione Calabria lo scorso 22 aprile.
La società, intanto, ha depositato istanza al Tar della Calabria per chiedere l'annullamento, previa sospensione, del provvedimento col quale la Regione, lo scorso 22 aprile, ha negato all'impresa abruzzese il giudizio di compatibilità ambientale e l'autorizzazione integrata ambientale. Tutto questo è dunque riferibile a quando era ancora in vigore il primo aggiornamento del Piano rifiuti, quello che cioè lasciava ampi spazi di manovra per appetiti di questo tipo.
Gli scenari che potrebbe aprire, adesso, questa “finestra” lasciata aperta dal deliberato è di non poca trascurabilità e non lascia molti dubbi sul piano della sua applicazione. Anche perché nei giorni scorsi il Comitato “Fuori i veleni, Crotone vuole vivere” aveva chiesto una moratoria su tutti i procedimenti in iter nell'attesa di correggere di tutti i punti critici del Piano regionale dei rifiuti. Mimmo Lucano, europarlamentare di Alleanza verdi sinistra, e Vittoria Baldino, vicecapogruppo alla Camera dei depuitati per il M5s, dalla loro, hanno annunciato di essere pronti ad attivare la procedura d'infrazione all'Ue per contrastare il piano dei rifiuti calabrese.