Bonifica, Tar fissa udienza sul ricorso di tre Comuni e Pd per il no al decreto
Discussione direttamente nel merito il prossimo 19 febbraio 2025, come deciso per gli altri quattro ricorsi di Comune, Provincia, Regione, Arci e Wwf
CROTONE La prima sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Calabria ha fissato per la trattazione di merito con l’udienza pubblica del 19 febbraio 2025 il ricorso presentato da tre Comuni del Crotonese (Scandale, Strongoli e Santa Severina) e da cinque dirigenti del Partito democratico pitagorico (Peppino Vallone, Carmine Talarico, Andrea Devona, Annagiulia Caiazza e Leopoldo Barberio) per l'annullamento previa sospensione del decreto del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica numero 27 del 1° agosto scorso.
Il provvedimento a firma del dg Luca Proietti ha dato il via libera al progetto stralcio di revisione del Pob Fase 2 e permetterebbe a Eni Rewind di superare il vincolo del Piano autorizzativo unico regionale (Paur) del 2020 che prevedeva lo smaltimento fuori dalla regione Calabria dei rifiuti provenienti dalla bonifica dei siti industriale di Crotone.
Lo scorso 5 novembre, il presidente del collegio, Giancarlo Pennetti, aveva detto no all'annullamento in via cautelare del provvedimento non sussistendo a suo avviso «un pregiudizio di estrema gravità ed urgenza» richiesto nel ricorso. Il giudice si era quindi riservato di considerare la domanda cautelare ordinaria della stessa istanza nell’udienza camerale collegiale fissata per il prossimo 20 novembre.
Nel decreto depositato lo scorso 21 novembre, il collegio ha ritenuto che le esigenze della parte ricorrente «siano apprezzabili e tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito».
Nessuna sospensiva, dunque, ma discussione direttamente nel merito il prossimo 19 febbraio 2025. È stata anche questa la decisione che il Tar Calabria aveva pronunciato rispetto gli altri quattro ricorsi promossi dal Comune di Crotone, dalla Provincia di Crotone, dalla Regione Calabria e dalle associazioni Wwf e Arci. Anche loro avevano chiesto l'annullamento del provvedimento del ministero dell'Ambiente.