Blitz cosca Cariati: vertici del Crotonese alle nozze della figlia di Greco
Domenico Megna e Giuseppe Cariati tra gli invitati al banchetto nuziale. Il controllo della locale di Cirò e la ramificazione in Germania: l'inchiesta svela le dinamiche

CROTONE Sono finiti in carcere anche due personaggi dai cognomi altisonanti nell'ambito della 'Ndrangheta crotonese fra le venti persone arrestate questa mattina nell'operazione Boreas portata a termine dalla Polizia di Stato, sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, in collaborazione con l'autorità giudiziaria tedesca.

Si tratta di Aldo Marincola, 41enne nato in Germania, nipote dello storico boss del locale di Cirò, Cataldo Marincola, e Salvatore Spagnolo, 34enne di Cariati, figlio di Giuseppe Spagnolo detto "Peppe u banditu", altro elemento di spicco della cosca cirotana.
Entrambi sono ritenuti pienamente organici al potente clan Farao Marincola dal quale dipende la 'ndrina di Cariati e, per gli inquirenti, avrebbero «contribuito fattivamente ai progetti associativi», compiendo azioni intimidatorie ed estorsive ai danni di imprenditori, anche fuori il territorio regionale e nazionale. Spagnolo, inoltre, sarebbe stato attivo anche nel traffico di stupefacenti.

Vertici clan del Crotonese al matrimonio della figlia di Greco
Al matrimonio della figlia di Giorgio Greco, ritenuto dagli inquirenti al vertice della 'ndrina di Cariati sgominata oggi con l'operazione Boreas che ha portato a venti arresti, c'erano anche Domenico Megna, capo dell'omonima cosca di Papanice, nel Crotonese, e Giuseppe Cariati, esponente di vertice del clan Farao Marincola di Cirò, fratello dell'autore di un omicidio avvenuto a Stoccarda nel 1984, episodio che ha acceso i riflettori delle autorità tedesche e italiane sulle attività della 'ndrangheta in Germania.
È quanto emerge dall'ordinanza cautelare firmata dal gip Sara Merlini che riporta i dialoghi tra Giorgio Greco e Rocco Creolese dai quali si ricavano gli assetti della 'ndrangheta sia attuali che pregressi nonché riferimenti ad omicidi e traffici di droga.
«Al matrimonio, inoltre era presente un giudice di pace di Napoli, Provino Meles - annota il gip - che il Greco voleva aiutare a trasferirsi a Cirò affinché con la sua funzione potesse aiutare la cosca e c'era anche un appartenente alle forze dell'ordine la cui presenza aveva preoccupato un sodale che però era stato subito rassicurato dal Greco: “no, però è tranquillo, compà no, vai tranquillo mille per mille”».

La cosca di Cariati radicata in Germania e sotto il controllo di Cirò
Danneggiamenti, estorsioni anche ai danni di propri compaesani; pestaggi, ma anche sofisticati reati finanziari e riciclaggio grazie a imprenditori collusi e a insospettabili professionisti. La 'ndrina di Cariati (Cosenza) aveva esportato in Germania le stesse attività e gli stessi “business” che esercitava in Calabria.
È questo lo spaccato criminale delineato dall'operazione Boreas che oggi ha portato all'esecuzione di venti misure cautelari frutto di una investigazione che ha riunito le autorità giudiziarie inquirenti e le forze dell'ordine italiane, segnatamente la Dda di Catanzaro e la polizia, e quelle tedesche. L'inchiesta ha svelato le dinamiche di un'organizzazione 'ndranghetistica, quella operativa a Cariati, nella Sibaritide, e le sue proiezioni in Germania, in particolare nel distretto di Stoccarda, un gruppo organizzato collegato, su un piano di subordinazione, al locale di Cirò, che in Germania è operativo da oltre 45 anni.

Lo ricorda il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, presentando alla stampa i risultati dell'operazione. «A fine anni '70 il locale - dice Curcio - inviò i suoi esponenti a Stoccarda per infiltrarsi nel territorio, e questi esponenti perpetrarono subito un omicidio contro una organizzazione slava. Furono subito arrestati e da li' parti' la collaborazione di giustizia di uno di loro». Proprio per la diffusione sempre più ampia della 'Ndrangheta, per Curcio «l'investigatore oggi deve cambiare approccio perché deve fare manovre molto più complesse e transnazionali, e in questa metodologia è necessaria una cooperazione internazionale come quella che abbiamo messo in piedi per questo blitz».
Il procuratore della Dda sottolinea l'esigenza di un «joint investigation team sul piano sia giudiziario, sia delle forze dell'ordine, con il ruolo importante di coordinamento di Eurojust», una sinergia che ha consentito di fare luce sulla operatività della 'ndrina di Cariati, che si caratterizzava per la sua capacità di muoversi con estrema rapidità tra la Calabria e la Germania, tanto è vero che uno degli arrestati nell'operazione odierna è stato bloccato in Germania dopo essere stato seguito nel suo viaggio dalla Calabria.

In Germania, la 'ndrina riproduceva le stesse modalità criminali che attuava a Cariati, con estorsioni a tappeto, anche nei confronti dei cariatesi trapiantati in terra tedesca con le loro attività economiche. «Nemmeno questi compaesani - evidenzia il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla - venivano risparmiati dalle vessazioni dei sodali della cosca», che imponeva la fornitura dei prodotti alimentari provenienti dalla Calabria. Non mancavano poi i danneggiamenti, le intimidazioni e i pestaggi, anche in Germania, con le vittime che, a parte qualche eccezione, si guardavano bene dal denunciare.
In pratica la 'ndrina di Cariati esercitava un controllo mafioso classico del territorio di Stoccarda, avvalendosi poi di professionisti per le intestazioni fittizie di beni e il riciclaggio dei proventi delle attività illecite. «In questo senso - ha osservato in conferenza stampa Vincenzo Nicolì, direttore dello Sco - la collaborazione con la polizia tedesca è stata fondamentale per ricostruire episodi come danneggiamenti o estorsioni che avrebbero potuto avere una lettura riduttiva e che, invece, abbiamo potuto inquadrare in un contesto mafioso. Il nostro merito è che grazie alle nostre attività anche all'estero gli inquirenti hanno affinato una maggiore sensibilità investigativa».
Secondo il questore di Catanzaro, Giuseppe Linares, «sul piano investigativo in Europa c'è sinergia e cooperazione, ma sarebbe opportuno un unico diritto dell'Unione europea. Non ci sono più reati occasionali all'estero ma il controllo del territorio attraverso l'infiltrazione nelle imprese e nel contesto economico. E anche all'estero troviamo i colletti bianchi, la zona grigia con i professionisti a disposizione».

E con riferimento ai rapporti con le autorità tedesche, il procuratore Curcio osserva: «Con la Procura di Stoccarda la collaborazione ha origine a ottobre 1993, quando acquisimmo la collaborazione di un intraneo al “locale” di Cirò che prima non era conosciuto ed era invece attivo in Germania già dalla fine anni '70. L'evoluzione della presenza della 'Ndrangheta in Germania è proseguita fino alla strage di Duisburg del ferragosto 2007 e ai giorni nostri, la linea di continuità del 'locale di Cirò attraversa tutti questi anni. Sarebbe auspicabile un diritto penale comune in Europa: la Germania da 35 anni si misura con la presenza della 'Ndrangheta e qualcosa quindi è cambiata. In Germania ci sono tante cosche, ogni locale ha la sua proiezione, e dobbiamo ormai entrare in una logica diversa perché la 'Ndrangheta è in tutti i 5 continenti e anche fare una mappa completa è praticamente impossibile perchè ormai ogni locale ha sue proiezioni all'estero».
I nomi delle persone sottoposte a misura cautelare nell'operazione Boreas

Tra i sodali del boss, finiti in carcere questa mattina, figurano poi Gaetano Roberto Bruzzese, 57 anni, di Bresso; Olindo Celeste, 41 anni, di Cariati; Alfonso Cosentino, 45 anni, di Cariati; Rocco Francesco Creolese, 38 anni, di Cariati; Giulio Graziano, 58 anni, di Cariati; Antonio Mangone, 37 anni, di Cariati; Cataldo Rizzo, 43 anni, di Cariati; Fiorenzo Santoro, 48 anni, di Rossano; Cataldo Scilanga, 49 anni, di Cirò Marina; Raffaele Mario Giuseppe Talarico, 65 anni, di Cariati.
Ai domiciliari invece i fratelli Provino Meles, 43 anni, e Raffaele Meles, 41 anni, entrambi avvocati di Cariati, che insieme ai commercialisti Ettore Talarico, 71 anni, e alla figlia Mariafrancesca Talarico, 31 anni, anche loro di Cariati, si sarebbero messi al servizio della 'ndrina. Sempre ai domiciliari, oltre ai quattro professionisti, sono stati sottoposti Bruno Morise Guarascio, 57 anni, di Cariati; Antonio Russo, 32 anni, di Cariati e Angelina Tavilla, 59 anni, di Rosarno.