Cassazione assolve Dominijanni: pronto il ricorso per il reintegro al Comune
La Suprema corte ha annullato senza rinvio l'impugnazione della sentenza d'Appello perché i fatti non costituiscono reato e ha revocato le relative statuizioni civili

CROTONE “Telenovela” infinita ormai tra l'architetto Elisebetta Dominijanni e il Comune di Crotone che si arricchisce oggi di una nuova sentenza definitiva e di un ricorso che fa già “annusare” il probabile reintegro dell'ex dirigente al secondo piano di piazza della Resistenza dopo il licenziamento in tronco subìto nel novembre 2024.
La Corte di cassazione ha infatti annullato, senza rinvio, l'impugnazione della sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione dei reati nei confronti della dell'ex dirigente del Comune di Crotone, Elisabetta Dominijanni, perché «i fatti non sono previsti dalla legge come reato» e ha revocato contestualmente «le relative statuizioni civili».
La Corte d'appello di Catanzaro, il 5 marzo 2024, aveva infatti accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Giuseppe Cava di prosciogliere i cinque imputati (tra dirigenti e funzionari comunali, tecnici e imprenditori, tra cui Domijanni) nel processo relativo al “Marine park village” di località Scifo a Capo Colonna, in quanto risultavano prescritti i reati di abuso d’ufficio, lottizzazione abusiva, deturpamento delle bellezze naturali e falso che, a vario titolo, loro contestati.
Per i giudici, però, l'architetto Domijanni aveva comunque concorso all'illecito urbanistico. Ecco perché, per il tramite dei suoi legali, Giuseppe Barbuto e Nicola Cantafora, Dominijanni aveva comunque impugnato la sentenza relativa alla prescrizione chiedendo la pronuncia della Cassazione nel merito, convinta della propria innocenza.
La dirigente, com'è noto, era stata reintegrata al ruolo dirigenziale nell'aprile del 2024 a seguito dell'intervenuta sentenza della Corte d'Appello di Catanzaro che, nel marzo precedente, aveva dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione della condanna addebitata in primo grado (due anni e sei mesi di reclusione).
Ad arricchire la vicenda, già di per sé complessa (con la professionista già protagonista di altri procedimenti vinti con reintegro all'interno dell'Ente negli anni di suo servizio), fu il fatto che, poco dopo la pronuncia della Corte d'Appello, arrivò il licenziamento in tronco il 19 novembre del 2024. Perché nel frattempo aveva proseguito il suo iter il provvedimento disciplinare che intanto continuava a risultare sempre a carico della dirigente reintegrata, nonostante il suo ricorso in Cassazione. Nessuno in piazza della Resistenza ha mai chiarito questo aspetto e, secondo quanto appreso, fu il segretario comunale Andrea La Rocca a chiedere di completare comunque la procedura di licenziamento senza preavviso.
E la sentenza è arrivata lo scorso 20 marzo della Cassazione che ha annullato senza rinvio l'impugnazione della sentenza d'Appello perché «i fatti non sono previsti dalla legge come reato». Alla luce di tutto questo, l'ex dirigente ha già predisposto ricorso al Tribunale del lavoro di Crotone chiedendo il reintegro come dirigente all'interno del Comune di Crotone, l'annullamento del provvedimento di licenziamento e il pagamento di un'indennità risarcitoria «commisurata all'ultima retribuzione di riferimento (comprensiva della retribuzione di risultato e di posizione)», ivi compresi i contributi previdenziali e assistenziali.
Nella stessa sentenza la Corte di Cassazione ha inoltre dichiarato inammissibili i ricorsi dei fratelli imprenditori Armando e Salvatore Scalise che sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Gli imprenditori sono stati anche condannati, inoltre, alla «rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente giudizio dalle parti civili Legambiente Calabria aps e Comune di Crotone che liquida in complessivi euro 3.686,00 euro oltre accessori di legge per ciascuna di esse».