Detenuto suicida, Ministero e Asp chiamati a responsabilità civile nel processo
Il Tribunale di Crotone ha ammesso la costituzione di parte civile dei famigiliari di Danilo Garofalo che si tolse la vita nella Casa circondariale poche ore dopo l'arresto

CROTONE Il giudice per le indagini preliminari (Sezione penale) del Tribunale di Crotone, Chiara Daminelli, ha ammesso la “chiamata di terzi in causa” per la costituzione di parte civile contro il ministero di Grazia e giustizia e l'Asp di Crotone dei famigliari di Danilo Garofalo, il 39enne ex detenuto di Petilia Policastro che si tolse la vita il 22 settembre del 2022 nel carcere di Crotone.
Questa mattina, infatti, ha preso il via il procedimento che vede imputate tre persone con l'accusa di omicidio colposo in concorso. Si tratta di due agenti del servizio di Polizia penitenziaria, il sovrintendente Gino Pace e l’assistente capo Ercole Lista, difesi dall'avvocato Romualdo Truncè; e del medico psichiatra dirigente del presidio penitenziario dell’Asp, Francesco Antonio Lamanna, difeso dall'avvocato Francesco Laratta. I famigliari di Garofalo sono invece assistiti dagli avvocati Maria Pia Antonietta Garofalo e Giovambattista Scordamaglia.
Come da rituale, in apertura del procedimento, vi è stata questa mattina la costituzione delle parti civili e la novità è stata proprio l'ok del giudice alla richiesta di risarcimento nei confronti dello Stato e dell'Azienda sanitaria.
Quella di Danilo Garofalo è una triste vicenda, di quelle che purtroppo si consumano nel chiuso di tante altre celle italiane. Il 39enne, infatti, secondo la ricostruzione contenuta nei fascicoli d'inchiesta, si sarebbe impiccato poche ore dopo essere stato tradotto in cella, utilizzando i lacci delle proprie scarpe. L'uomo era stato arrestato qualche ora prima per maltrattamenti in famiglia e il suo quadro clinico esprimeva un'elevata tendenza al suicidio. Questo perché la sua anamnesi aveva dato esito positivo al consumo di marijuana e alla tossicodipendenza; ma soprattutto venivano segnalati due progressi Trattamenti sanitari obbligatori a seguito di tentativi di suicidio e la contestuale presa in carico del detenuto presso il Centro di salute mentale. Tutto elementi che andavano inseriti nel contesto di problematiche familiari emerse anche in quel frangente.
Alla luce di tutto ciò, la pubblica accusa contesta oggi ai tre imputati «negligenza, imprudenza, imperizia in violazione delle linee guida in materia di prevenzione del rischio suicidi».
L'inizio del dibattimento è stato adesso fissato per il 3 luglio prossimo.