L'arte bianca
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CROTONE «Crotone di sera: dove siamo finiti?». Inizia così la denuncia-appello formulata sul social da Franco Mano, uno degli esercenti di ristorazione e intrattenimento notturno più in voga nella città di Pitagora. Il post è corredato da un'elegante foto al lume di candela del locale che gestisce a ridosso del centro storico di Crotone, il “Mara Vinarte”, che in un giorno infrasettimanale qualunque sembra essere vuoto. Così com'è lo è anche la splendida piazzetta dell'Immacolata su cui affaccia.

Crisi economica? Conti troppo “salati”? Calo demografico? Cambio generazionale? Nuove norme al Codice della strada? Scarsa propensione alla socializzazione? Eccessivo ricorso ai social media nel tempo libero?
Cosa si nasconde dietro questo spopolamento della vita notturna a Crotone? Ma è solo la movida a risentirne o l'intera città nell'arco delle 24 ore?

Era il 18 febbraio scorso, quando l'ex sindaco Ugo Pugliese, sempre attraverso il suo profilo social, per primo, aveva provato a dare l'allarme. Davanti a una foto scattata di prima mattina dalla finestra della sua abitazione che dà sulla centralissima via Roma deserta aveva scritto: «Crotone... ore 8 del mattino di martedì... non vi dice nulla questo deserto? Io sono terrorizzato! Beato chi è convinto del contrario!». 

Lo spunto su quanto sta accadendo in città non viene solo dalla nightlife, ma anche dalla classe dirigente dunque. Quella che più di altri, spesso, ha il polso della situazione e avverte prima di altri fenomeni in atto.

Senza recitare a menadito i soliti tristi e indecorosi indici socio-economici che stanno immortalando Crotone e il suo territorio negli ultimi decenni, basta prendere a esame il dato fornito lo scorso febbraio dalla Cgia di Mestre: dal 2014 al 2024 Crotone ha perso 8.169 giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, facendo segnare sul saldo demografico un calo del -18,4%. Cioè la provincia di Crotone è passata da 44.434 residenti in giovane età a 36.265. I numeri sono numeri e, inevitabilmente, laddove si tolgono, creano una differenza. E questa differenza sta emergendo, inesorabilmente e con tutta la sua nefasta virulenza, sul tessuto socio-economico del capoluogo e del suo territorio.

Da qui l'allarme di chi più sta a contatto e si rapporta quotidianamente con questa fascia d'età. «C’è stato un tempo - scrive ancora Mano nel suo post - in cui le serate erano vissute, con un po' di vita, si usciva c'erano risate e musica. Oggi invece le strade sono quasi deserte, da un mese e forse più, i locali vuoti, e noi ristoratori e gestori di locali ci troviamo a chiederci: cosa sta succedendo? La crisi si sente, è sotto gli occhi di tutti», ammette l'esercente.

Ma un locale senza clienti - avverte - non è solo un problema economico: è un pezzo di città che si spegne. Una città senza movimento perde la sua anima

Franco Mano, però, rappresenta quella gran parte di gente che a Crotone non si arrende e non vuole abbassare la serranda così come hanno purtoppo invece cominciato a fare, già da inizio anno, qualche attività dello stesso settore (e non solo).
«Noi non vogliamo arrenderci - avverte Mano -! Vogliamo ancora vedere gente che brinda e socializza, che balla, che si gode un buon calice di vino e un aperitivo in compagnia. Ma abbiamo bisogno di voi. Se pensate che la vostra città meriti più vita, fate una cosa semplice: uscite. Sosteniamo i locali, gli eventi, la musica dal vivo. Senza la vostra presenza, la città non può riprendersi», è l'appello rivolto alla cittadinanza.

«Investiamo così tanto - ricorda l'esercente - per darvi un punto d'incontro e darvi dei servizi e momenti di relaper, che ultimamente non gli date più nessuna importanza. Sento il dovere di dichiararlo pubblicamente perché discuterne solo tra noi operatori non ha più nessuna importanza e per continuare a respirare una aria positiva il prima possibile. Scriveteci nei commenti cosa vi sta demotivando per uscire una sola volta alla settimana. Insieme possiamo riportare la vita nelle nostre serate, nella nostra città», ha invitato a fare Franco Mano. 

E il suo post di attenzione ne ha ricevuta (127 like, 54 commenti e 13 condivisioni), ma soprattutto ha offerto spunti di riflessione importanti, a 360 gradi, così come solo la rete e il social riescono a dare. Ed ecco le reazioni della gente alla “provocazione” del gestore di “Mara Vinarte”. Ne abbiamo selezionato qualcuna.

  • Rino Frisenda: «Franco ogni anno Crotone perde un bel po' di giovani che se ne vanno, chi per studiare e altri per lavorare, questo è il vero dramma».
  • Vincenzo Fabiano: «Ormai sono più di 10 lunghi anni che la situazione non cambia..».
  • Roberto Salerno: «La ragione sta nel reddito che viene dal lavoro, che viene da investimenti, che vengono da una programmazione, che viene dalla visione, che viene dalle idee, che vengono dalla libertà, che viene dal non essere schiavi, che viene da una coesione sociale che non guarda alle appartenenze ma ai fatti. Noi tutti, non facciamo, ma litighiamo...».
  • Stefano Cavallaro: «Il nuovo codice della strada incide un sacco».
  • Antonio Maria Gaetano: «Il problema è tutto economico, spese fisse alle stelle, non ci sono sussidi né prospettive di lavoro. Cutro stessa situazione, fare commercio non è più sostenibile».
  • Egidio Pristerà: «Sono ormai 36 anni che manco da Crotone e a sentire tutto questo mi fa male il cuore perché in questa città ho vissuto una infanzia fino ai 18 anni bellissima».
  • Pietro Megna: «Non per niente siamo l’ultima città d’Italia… Serve avere valenza politica, altrimenti è inutile che ci lamentiamo, iniziamo a predisporci al cambiamento perché se vogliamo cambiare le cose dobbiamo cambiare prima noi stessi».
  • Raffaele Marino: «Crotone ha 600 locali tra Ristoranti classici Bistrot, Bar Ristoranti ecc ecc... e sono troppi. Neanche a Milano c'è un offerta simile. La verità è che non c'è lavoro e si apre una partita Iva e questa è la dimostrazione della crisi perché diciamo la verità sopravvivono sui debiti... poi aver fatto entrare il Mc in città per pochi posti di lavoro è stata una scelta scellerata da parte del Comune: non dimentichiamo che abbiamo perso 10mila laureati, la meglio gioventù, il cambio generazionale si è arenato e questo cambierà completamente il nostro futuro. Mi dispiace ma se non ci sarà una selezione naturale: cioè la chiusura almeno del 50 per cento dei locali. Sarà sempre più dura».
  • Antonio Lidonnici: «E ancora non abbiamo visto niente, ma in fondo ce lo meritiamo!».
  • Valeria Riolo: «Sì… giusto tutto ciò che dite, ma poi non si può pagare un aperitivo e un calice di vino o altro 35€!!!! Ma dai datevi una regolata che ormai sono rimasti in pochi a non capire cosa c’è nel piatto!!! Quindi, ahimè, vi dico fatevi un esame di coscienza! Per uscire ormai a Crotone più volte a settimana ci vo nu stipendio».
  • Elio Vrenna: «Quando dopo Natale, Capodanno e qualcosa a Pasqua si fa il pienone (pienone che diminuisce anno per anno) gli altri periodi sono di magra. Crotone ha un mercato falsato da una forte crisi lavorativa. Un mercato immobiliare che in alcune zone sembra Montenapoleone a Milano. Il lungomare dove bene o male c’è un proliferarsi di locali pronti a prendere quello che la movida offre. I prezzi in alcuni locali sono improponibili per l’utenza ma questo dipende anche molto dai costi e dal servizio che si offre. Questo perché nelle arie di crisi lavorativa c’è solo gente sempre più ricca e gente sempre più povera...».
  • Maurizio Tricoli: «Ci siamo sempre accontentati dei periodi di piena, senza allungare lo sguardo quello che avremmo dovuto affrontare... Se poi ci metti che la gente ha sempre meno soldi in tasca i conti tornano subito. E ancora, abbiamo sempre guardato alle nuove attività senza riflettere adeguatamente su quelle che chiudevano giorno dopo giorno. E per finire un'ultima considerazione: se l'utenza dei locali diminuisce costantemente e di contro aumentano giorno per giorno i nuovi locali come riusciremo ad arrivare ad un saldo attivo?».
  • Paolo Petilino: «Il periodo che si sta attraversando non include solo Crotone, ma città molto più importanti come Bologna, Milano ecc.. questo e' dovuto alla instabilità del momento, un consiglio agli addetti ai lavori di comprare in città, non direttamente dalle industrie che sono tutte al Nord, lavorando sul posto si ha il beneficio di far girare i soldi in loco. Un altro consiglio comprate qualità e calmierate i prezzi, specie all'inizio settimana, facendo anche delle piccole ma significative offerte, come mai i locali che fanno qualità a Crotone lavorano sempre?».
  • Antonio De Vennera: «Un periodo storico pieno di possibilità, i data center e la AI, ad esempio, gli hub per l'idrogeno, altro esempio, tutti treni che stanno passando ora per il sud e per cui Kr avrebbe tutte le potenzialità per attrarre investimenti (non a parole come quando parliamo di potenzialità turistiche che in realtà per il momento non abbiamo affatto) eppure non c'è nessuno nelle Istituzioni tutte che si occupa e preoccupa di tali enormi occasioni di sviluppo perché in realtà in questo paese non c'è appunto alcuna visione di sviluppo, nemmeno primitiva, da parte di chicchessia ed in quanto tale destinato a rimanere morto».
  • Monaco Luigi: «Se la città ha continuato a perdere quasi mille (1.000!) persone all'anno, nell'ultimo decennio, significa che ormai siamo arrivati all'osso. Continuare a pensare che l'economia di un capoluogo, possa essere unicamente autoreferenziale, e non operare per determinare l'inversione di tendenza che vede il capoluogo essere la "locomotiva" del territorio, significa che lo stesso capoluogo si comporta (o si comporterà in brevissimo tempo) da buco nero, in cui ogni risorsa (anche quelle dei territori circostanti che pensano cinicamente di potersi sostituire al capoluogo), sarà risucchiata e non potrà contribuire in alcun modo al cambio di marcia, da tutti invocato».
  • Davide Barillari: «Sicuramente alcuni dei problemi principali riguardano la “povera” economia in cui viviamo, un sistema fiscale sbagliato (o forse peggiorato a causa di chi solo voi della vostra generazione sapete) una carenza di opportunità che spinge noi giovani a partire chi vicino, chi dall’altra parte del mondo; personalmente penso che il problema principale sta nella socializzazione».
  • Francesco Manfredi: «Come si fa? Ci vorrebbe una scossa. Manca una struttura come un'Università. Università significa avere degli studenti, significa ripopolare la città di piccole attività. Un luogo senza Università non si potrà mai definire una città».
  • Antonella Gullà Benincasa: «Condivido questo pensiero, aggiungerei che purtroppo non si tende più a essere socievoli in compagnia, ma social seduti sul divano di casa. Questo è un fenomeno che sta dilagando e dovremmo tutti fermarci a riflettere per provare a cambiare la tendenza, per il nostro bene».
  • Nadia Di Bari: «È un problema grave che riguarda l’intero settore , io mi trovo in un paesino interno ed è ancora peggio. Servirebbe aprire un dibattito in presenza con ristoratori e addetti ai lavori , capire e analizzare i punti critici , servirebbe per migliorare e capire dove e come si possono avvicinare le persone . Si dovrebbero mettere da parte antipatie e simpatie... Le problematiche sono tante: affitto, personale, formazione, offerta, accoglienza, eventi».