L'arte bianca
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CROTONE È stata assolta, «per non avere commesso il fatto», Maysoon Majidi, l'attivista curda di 29 anni che era stata arrestata il 31 dicembre del 2023 con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. 

La sentenza di assoluzione è stata emessa dal Tribunale di Crotone, presieduto da Edoardo D'Ambrosio. Alla lettura della sentenza la giovane è scoppiata in un pianto di gioia insieme al fratello Razhan, che le era al fianco, insieme al suo difensore, l'avvocato Giancarlo Liberati. Nell'ottobre scorso lo stesso Tribunale aveva rimesso in libertà la giovane ritenendo cessate le esigenze cautelari.

Il pm della Procura di Crotone, Rosaria Multari, invece, aveva chiesto la condanna a due anni e quattro mesi per la regista e attivista curdo-iraniana. La richiesta della pubblica accusa era giunta nello stesso pomeriggio di oggi al termine di una lunga requisitoria, cui ha fatto seguito la discussione del difensore Liberati. La sentenza poi in serata.
L'attivista era stata scarcerata, dopo dieci mesi di detenzione, a ottobre scorso, dopo che il Tribunale di Crotone aveva accolto l'istanza del suo legale.

Il riepilogo sulla triste vicenda di Maysoon Majidi

La giovane attivista curda che era stata arrestata per favoreggiamento all'immigrazione clandestina perchè ritenuta una degli scafisti dell'imbarcazione giunta sulla costa crotonese con a bordo 77 persone il 31 dicembre del 2023: accusa mossa in base alle testimonianze, raccolte dalla Guardia di Finanza, di due migranti - un iracheno e un iraniano - secondo i quali la giovane donna era stata l'aiutante del capitano della barca, Akturk Ufuk, reo confesso ed attualmente sotto processo con rito abbreviato. Maysoon Majidi ha trascorso dieci mesi in carcere, dove ha fatto anche lo sciopero della fame, prima di essere rimessa in libertà, nell'ottobre dello scorso anno, dal Tribunale penale di Crotone che questa sera l'ha assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto.

Nel corso dell'ultima udienza il pm Rosaria Multari, nel chiedere la condanna a due anni e quattro mesi per Majidi, aveva sostenuto che Maysoon non può essere ritenuta una scafista in modo stabile, che nessuno nega che è ed è stata attivista dei diritti umani, ma che si è accordata con i trafficanti per fare il viaggio e che non potendolo pagare si è prestata a fare da aiutante. Il pm aveva sottolineato anche la durezza della legge, sostenendo che la condotta della donna ha integrato il reato previsto dall'articolo 12 del testo unico dell'immigrazione per favoreggiamento, che incrimina ogni atto idoneo a favorire l'ingresso irregolare nello Stato, ogni forma di contributo, anche per movente umanitario. Il pm aveva concluso sostenendo che la norma va applicata sia a Maysoon attivista dei diritti umani che a chiunque altro.

Di diverso avviso l'avvocato Giancarlo Liberati, difensore di Maysoon Majidi, che ha confutato le tesi accusatorie sostenendo che «le tele di ragno hanno catturato Maysoon e fatto scappare i veri trafficanti che sui social continuano a pubblicare i loro viaggi. Io chiedo l'assoluzione con la formula più ampia perché Maysoon non ha mai commesso il fatto: è stata prima vittima dei trafficanti e poi si è dovuta battere in una vicenda più grande di lei». Tesi evidentemente condivisa dai giudici del Tribunale di Crotone. Nei mesi scorsi alla giovane attivista è stata concessa la cittadinanza onoraria di Riace dal sindaco ed europarlamentare Domenico Lucano che ha assistito a tutte le udienze del processo

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