L'arte bianca
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CROTONE Senza soluzione di continuità. Altro che «rancori elettorali mai digeriti». Prosegue lo scontro a distanza tra il capogruppo di Forza Italia a Crotone, antonio Manica, e l'amministrazione Voce. Manica ha infatti affidato alle “colonne” della Provincia crotonese la controreplica agli attacchi subìti con la nota diffusa nel giorno di Pasqua dal movimento politico “Crescere” che fa capo al sindaco di Crotone. Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al direttore della testata.

Caro direttore,

avrei voluto iniziare questa mia riflessione soffermandomi su tematiche che reputo importanti per la città e per il suo territorio ma a causa di incursioni strampalate e sconclusionate e, soprattutto, insolenti del movimento “Crescere”, alla cui guida vi è l’ingegnere Vincenzo Voce, eletto sindaco della città in piazza Marinai d’Italia, sono costretto a perdere tempo parlando del nulla mischiato con il niente. 

E mi vedo costretto a parlare principalmente di un luogo, divenuto famoso alle cronache cittadine solo perché negli anni scorsi e quotidianamente l’ing. Voce inveiva contro la vecchia classe politica crotonese, calabrese e italiana con i toni tipici del populismo di quegli anni, ancora oggi, purtroppo, non finito, almeno a queste latitudini. Contumelie e villanie contro una classe politica, a suo dire, capace solo di spartirsi la torta e le torte derivanti dal malaffare. Una presa di posizione che oggi ha miseramente disconosciuto e ripudiato tanto da aver allargato la sua maggioranza, che nel tempo era divenuta minoranza, con gli stessi personaggi, che, sino al giorno prima delle elezioni, condannava ed esecrava arrivando sino alle offese personali. Una maggioranza allargata, variegata e colorata e, soprattutto, improponibile. E tralascio volutamente, almeno per il momento, l’atteggiamento da scendiletto che l'ing. Voce ha assunto dopo l’elezione a sindaco. Da Eni ad A2a, da Sacal all’Adsp di Gioia Tauro. Ha raggiunto solo un record. Non essere riuscito a far nulla di quanto gridava in piazza Marinai d’Italia. 

Per la qual cosa si è inventato il movimento “Crescere”. Anche in questo caso senza nessun coraggio e senza nessuna forza. Arrivando al punto di rimandare il battesimo della sua creatura sempre con il cappello in mano e il capo reclinato in segno di sottomissione. E anche in questo caso, senza dilungarmi, ha fallito miseramente. Con un’annotazione di un certo interesse. Non tutti quelli che lui ha cercato d’imbarcarsi nella sua sgangherata maggioranza hanno lasciato il ruolo in cui gli elettori li avevano destinati. Quelli di essere consiglieri di minoranza sino alla fine. Circostanza che gli ha fatto perdere la bussola e che lo sta costringendo a giocare di sponda, facendo melina, nel tentativo di far scorrere il tempo, in attesa del prossimo D-Day che per lui e la sua nuova maggioranza sarà un disastro, sia in caso di vittoria che di sconfitta. 

Tralascio, almeno per il momento, di occuparmi di altre piccole cose e dei piccoli uomini e delle piccole donne del movimento “Crescere”, e vorrei invece occuparmi di tematiche e problematiche della città. In particolare, del Pnrr e del Piano nazionale di rigenerazione urbana. Temi sui quali sia il sindaco che l’assessore ai progetti (non) complessi hanno costruito un castello di sabbia. Un castello di scarso pregio che si distingue per il raggiungimento di miseri obiettivi, con i quali hanno costruito una bandiera, la loro bandiera, formata sullo sfondo da inadeguatezza e da incapacità e costellata da medaglie tutte rigorosamente di placca. Sto facendo queste considerazioni senza sporcarmi le mani, come vogliono e come vorrebbero, e come hanno fatto quelli del movimento “Crescere”. A differenza loro io preferisco “utilizzare” la mia mente sapendo che “non permetto a nessuno di passeggiare nella mia mente con i piedi sporchi” e, aggiungo, con le “mani sporche”. 

Ritornando all’argomento oggetto della mia riflessione, giova ricordare che il PNRR e il piano nazionale della rigenerazione urbana sono nati con obiettivi specifici. Ridurre situazioni di emarginazione e di degrado sociale. Migliorare la qualità del decoro urbano e il contesto sociale della vita nelle aree urbane degradate e sottosviluppate attraverso interventi di riqualificazione fisica sociale ed economica. Promuovere la sostenibilità e creare comunità più inclusive e più resilienti e, aggiungo, resistenti. Questi erano, in maniera grossolana ma specifica, gli obiettivi di fondo del Pnrr e del piano nazionale per la rigenerazione urbana. 

Ridurre i divari territoriali tra il Nord e il Sud d’Europa e tra il nord e il Sud d’Italia. E ridurre i divari territoriali all’interno delle stesse città utilizzando il piano nazionale della rigenerazione urbana. Sotto tale profilo, tutti gli interventi previsti a Capocolonna, nel quartiere Gabelluccia, San Francesco e Vescovatello, quelli ultimi previsti nel quartiere Poggio Pudano e finanche quelli previsti e rimodulati nella progettualità dell’Agenda Urbana, possiedono le caratteristiche richieste per diventare operazioni di rigenerazione urbana essendo solo opere di mera e inutile riqualificazione edilizia che lasciano il tempo che trovano e che, nel tempo, diverranno opere soggette a degrado e al conseguente abbandono. 

Tra l’altro aggravate da un consumo di suolo che non trova riscontro nella situazione economica e sociale di una città in forte decrescita non solo economica ma soprattutto abitativa. E con opere cervellotiche come il ponte che dovrà unire il quartiere Gabelluccia al quartiere San Francesco. O la pista ciclabile a Poggio Pudano. O il bike sharing nel quartiere Trecento Alloggi divenuto un intervento di un certo interesse solo per il contemporaneo arrivo, né previsto né preventivato, di un’operazione imprenditoriale di vera rigenerazione urbana ideata e progettata da un investitore privato. Il resto sciocchezze e chiacchiere sesquipedali alimentate da tifosi e da sostenitori che, ingabbiati dalle loro stesse falsità e cattiverie, hanno mandato il cervello, si fa per dire, all’ammasso. 

Per me, in maniera unilaterale, la questione è chiusa. Troppo distanti dal mio mondo e dal mondo da cui provengo. Quello del lavoro. E della correttezza.
Antonio Manica (Capogruppo Forza Italia)