Lo Stato agita i manganelli e da Cutro si continua a chiedere verita' e giustizia
Manganelli e sangue riportano alla mente altri tempi. L’immagine dell’Italia esce deturpata dall’assalto dei poliziotti di Pisa che, armati di “clava”, hanno malmenato un gruppo di studenti, per lo più minorenni, responsabili di avere organizzato una manifestazione pacifica “non autorizzata”.
Quelle scene orribili fanno tornare indietro le lancette dell’orologio, all’inizio del secolo scorso quando le forze reazionarie attaccavano le fabbriche per “snidare” gli operai che lottavano per migliorare le loro condizioni lavorative e per avere il riconoscimento di un salario più dignitoso.
Torna alla mente anche l’occupazione delle terre nel secondo dopoguerra. I fatti di Melissa e l’eccidio dei contadini inermi che volevano essere padroni di quelle terre che coltivavano con il sistema della mezzadria. I contadini mettevano il lavoro e acquistavano le sementi e i latifondisti incassavano la metà del raccolto. Poi è arrivata la democrazia e ci siamo messi alle spalle il regime repressivo che malmenava chi protestava e lottava per i propri diritti.
La democrazia ha consentito ai lavoratori del Sud di lottare ed ottenere la cancellazione delle gabbie salariali, che garantivano a chi lavorava nelle fabbriche del Nord di guadagnare di più ed avere anche più diritti rispetto ai “terroni” e ai contadini di diventare padroni delle terre che coltivavano. Con la democrazia c’è stata maggiore tolleranza anche per i giovani del ’68 che occupavano le strutture universitarie per ottenere diritti negati per gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti.
Una delle conquiste fondamentali ottenute dalle lotte degli studenti ha consentito ai figli degli operai, dei contadini e di quelli appartenenti a famiglie piccolo borghesi di potere studiare e conseguire una laurea, una prerogativa sino ad allora limitata solo ai giovani nati in famiglie nobili o borghesi. Solo i ricchi andavano in paradiso.
L’Italia è migliorata anche con le lotte, che sono state combattute sotto gli occhi vigili delle forze dell’ordine, che hanno sempre svolto un ruolo determinante nell’affermazione della democrazia. Il ruolo della intelligence della polizia è stato determinante anche quando forze eversive hanno tentato di cancellare le conquiste avvelenando i pozzi con le attività delle brigate rosse o nere. In questi tempi difficili (quelli del periodo dell’eversione) l’Italia ha dato al resto del mondo l’idea di essere una democrazia matura e di potere guardare al proprio futuro con tranquillità.
Anche quando, legittimamente, sono andati al potere i discendenti dell’idea della destra reazionaria (attuale governo), gran parte degli italiani, io compreso, non abbiamo avuto dubbi sul fatto che la democrazia non era in discussione. La mia convinzione non è cambiata, ma occorre fare chiarezza su fatti come quelli che si sono consumati a Pisa.
Bisogna individuare le responsabilità ed intervenire su chi ha preso la decisione di usare i manganelli. Lo scorso anno, in occasione della seduta del governo di Giorgia Meloni, tenutasi a Cutro dopo l’immane tragedia che ha provocato 94 morti (35 erano bambini), in molti abbiamo chiesto di individuare eventuali responsabilità non solo tra gli scafisti, ma anche tra coloro che potevano intervenire per salvare bambini e adulti innocenti e non lo hanno fatto.
Il collega della Gazzetta del Sud Gigi Abramo, intervenendo alla conferenza stampa, indetta a Cutro dal Governo, ha sottolineato che a Crotone non era mai morto nessuno, perché gli interventi per salvare i migranti in balia delle acque tempestose del mare erano avvenuti sempre nei tempi giusti.
A Cutro i soccorsi non sono arrivati e l’opinione pubblica continua a chiedere giustizia. Il nostro magnifico presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso anno è venuto a Crotone ad omaggiare i morti di Steccato di Cutro. Oggi Mattarella è intervenuto con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per sottolineare che «l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza».
Nel secondo dopoguerra, dopo un inizio traballante, l’idea portante della nostra Repubblica non si è basata sull’uso dei manganelli ma «sulla capacità di assicurare sicurezza». Grazie a questo valore l’Italia è diventato un grande paese che tutti cercano di imitare. Chi vuole modificare lo stato delle cose va fermato.