"Infiltrazioni" nella bonifica a Crotone? Errigo fa segretare l'audizione
Nel bel mezzo della seduta in Commissione ecomafie, il commissario ha chiesto di oscurare la diretta pubblica sui contenuti delle sue dichiarazioni
CROTONE «Chi ha bloccato cosa e per quale motivo?». «Ecco, se gentilmente possiamo andare in segreta (audizione, ndr), potrò essere più chiaro...».
È stato questo lo scambio di parole avvenuto tra il presidente della commissione Ecomafie, Jacopo Morrone, e il commissario straordinario delegato per la bonifica del Sin di Crotone, Emilio Errigo, che, ieri sera, ha fatto calare un inquietante “velo d'ombra” sui contenuti cristallizzati nell'audizione in corso (a partire dalle ore 18) al secondo piano di Palazzo San Macuto a Roma, sede dell'organo parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali. L'audizione, fino a quel momento, era trasmessa in diretta dalla web tv della Camera dei deputati.
Il generale in riserva della Guardia di finanza, nominato commissario dal governo circa un anno e mezzo fa, era stato chiamato a relazionare a Roma «nell’ambito del filone d’inchiesta relativo all’analisi dello stato di attuazione delle bonifiche in alcuni Sin del territorio nazionale», in ragione dell'imminente visita a Crotone dell'organo parlamentare d'inchiesta.
Una visita già programmata per l'8 gennaio scorso e poi repentinamente annullata dai vertici della commissione a soli due giorni della data fissata, così come anche stigmatizzato in una nota dalla deputata del M5s, Vittoria Baldino.
Ebbene, nella seduta del 29 gennaio scorso, dopo appena 25 minuti di audizione - frazione di tempo tempo che contiene l'avvio dei lavori e la presentazione da parte del commissario del contesto in cui si stava concretizzando la sua azione -, l'ascolto e la visione della seduta sono stati fatti repentinamente interrompere su richiesta esplicita del commissario Errigo. Sul monitor che stava trasmettendo la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati è così calato il monoscopio.
L'audizione del commissario Errigo, però, non è certo terminata. Dopo una breve pausa tecnica, è infatti ripresa ed è proseguita per un'altra ora circa, ma le dichiarazioni del generale e gli interrogativi dei componenti dell'organo parlamentare d'inchiesta sono rimasti a esclusiva disponibilità dei componenti della commissione. “Contenuti” che adesso saranno raccolti in un fascicolo che, già da ieri, sono coperti da segreto.
Cosa avrà avuto Errigo di così tanto delicato da dichiarare, ma da non volere far diventare di dominio pubblico?
Certo è che, qualche minuto prima che il silenzio calasse sulla diretta pubblica, il deputato leghista a capo della commissione - davanti al certosino e forse troppo ampio lavoro di ricostruzione circostanziato dal commissario sull'intero “affaire bonifica” - aveva sentito l'esigenza di interrompere e chiedere delucidazioni pertinenti con il lavoro d'inchiesta assegnato per legge alla commissione.
«Scusi - ha interrotto Morrone all'indirizzo di Errigo -, giusto per inquadrare un po' la situazione, ai fini della missione che noi stiamo progettando e programmando... lei ha detto all'inizio che ci sono probabilmente alcune famiglie mafiose che hanno condizionato il recupero, o la bonifica, o la messa in sicurezza... insomma ha citato famiglie mafiose... voglio capire, per quello che interessa a noi nello specifico... Ci sono infiltrazioni che lei ritiene da evidenziarci anche in seduta segreta?», ha chiesto chiaramente il deputato all'indirizzo del generale.
Errigo ha quindi ribattuto: «Questa realtà ha precluso a Eni di portare a termine l'attività di sua competenza, e nonostante tutta la sua buona volontà, è stata bloccata, sì è stata bloccata». Dichiarazione, questa, nuovamente smorzata dal presidente della commissione che ha invitato Errigo a rivelare chi stesse bloccando Eni e per quale motivo. La “fine delle trasmissioni” è stata innescata dalla contestuale richiesta del commissario di procedere in audizione segreta come facoltà assegnata in premessa all'audito.
Perché il commissario Morrone è entrato così a gamba tesa nella deposizione del commissario, chiamando in causa la mafia?
Qualcosa al riguardo potrebbe anche essere contenuta nella lettera «motivata e indirizzata alla Presidenza» della commissione, in data il 17 gennaio 2025 e che ha dato il là all'audizione. In essa il commissario, così come reso noto dal deputato Morrone, ha evidenziato all'organo parlamentare «una situazione di particolare criticità relativa all'area compresa nel sin oggetto, rappresentando l'urgenza di agire nel più breve tempo possibile, ponendo in essere le azioni necessarie per dare seguito al suo mandato esecutivo, di cui il Dpcm, di nomine, del 14 settembre 2023».
Del resto, a chiamare in causa la 'ndrangheta, o chissà i poteri deviati, era stato anche lo stesso generale nelle prime battute della sua audizione. «Quello che oggi voglio cercare di illustrare - ha detto in premessa Errigo - è senza dubbio un impegno che mi ha visto vicino a una realtà con effetti devastanti, una realtà territoriale molto significativa di corruzione e di inerzia amministrativa. Oggi mi trovo ad affrontare una battaglia diversa, ma altrettanto cruciale che è quella della tutela dell'ambiente e della salute pubblica».
Nel riferire, a questo punto della sua narrazione, sul clima di sfiducia che regna in città dopo la chiusura delle fabbriche e, quindi, nel tratteggiare lo sconforto che imperversa tra i ragazzi delle scuole e le nuove generazioni crotonesi, Errigo ha tenuto inoltre a precisare che «gli adulti sono rassegnati, forse pure intimoriti, da una realtà criminale che si respira ovunque tu giri... c'è una prepotenza mafiosa caratterizzata da storiche presenze criminali, note all'autorità giudiziaria e oggetto di numerose inchieste. Ecco perché parlo di una questione di sicurezza nazionale, di interesse nazionale».
Il commissario ha quindi ripercorso tutte le fasi che hanno accompagnato questi decenni di bonifica mancata a Crotone, con danni ambientali prodotti, leggi ambientali non applicate e inchieste che, intanto, hanno chiamato in causa anche la magistratura
«Mi sono chiesto perché - ha esclamato Errigo rivolgendosi ai componenti della commissione - non è stato fatto molto di più? Perché Eni non è riuscita a fare tutto quello che avrebbe dovuto fare ai sensi e per gli effetti del Testo unico ambientale? E soprattutto: perché si sono fermati?».
Nel richiamare la sua fulgida carriera ed esperienza maturata nell'ambito investigativo grazie alla Guardia di finanza, Errigo ha rivelato di aver chiesto «conto e ragione» proprio a Eni, «ho detto perché non è riuscito a fare... mi spieghi... mi racconti... non abbia paura... mi dica la verità... come facciamo quando dobbiamo addolcire la pillola a qualcuno per poi magari mettere le manette».
Il commissario ha rivelato nel frangente di essersi fatto «raccontare le cose come stanno» e proprio dall'amministratore delegato di Eni. «Un gran signore, Paolo Grossi - ha precisti Errigo -, mi ha raccontato le difficoltà che sta incontrando per adempiere al suo dovere... mi ha raccontato tutto». Nel “racconto” di Grossi, che Errigo ha messo al centro dell'audizione - almeno in quello che si è riservato di offrire al grande pubblico -, le difficoltà incontrate, nel tempo e fino ai giorni più recenti, stanno nel trasportare i rifiuti all'estero, anche in ragione del vincolo autorizzativo regionale (Paur) che pregiudica qualsiasi ipotesi di lasciare a Crotone i veleni, fino allo stato attuale.
«Cosa ha fatto il ministero pro-tempore?» ha sbottato allora Errigo riferendosi al Mase «ha fatto proprio questo Paur... e l'ha inserito nel decreto direttoriale numero 7 del 2020 (cioè il Pob fase 2 con i rifiuti all'estero, ndr)! Però io mi sarei accertato se realmente quello che veniva chiesto era fattibile», ha stigmatizzato Errigo. Secondo il commissario gli «addetti al ministero non si sono accertati se in Italia c'era questa capacità ricettiva su tutto il territorio nazionale e quindi questa difficoltà ancora persiste. Tant'è vero che ha affermato (il ministero, ndr), cioè ha scritto su mia richiesta, che le uniche due discariche esistenti in Italia sono una a Baricalla a Torino e l'altra in Calabria, Sovreco».
Ed è proprio in questa fase dell'audizione che il commissario Errigo si spinge forse ancora un po' oltre con le dichiarazioni, generando anche confusione e ambiguità che poi hanno portato alla richiesta di chiarimenti da parte del presidente Morrone. «Sovreco - ha precisato Errigo - è gestita da persone molto attenzionate dall'autorità giudiziaria», attenzioni che, riferisce il commissario, sarebbero finite al centro di «molte attività investigative che non sto qui a narrare, ma su cui sicuramente ci sarà possibilità di approfondire... e quindi non consentono di iniziare l'attività di smaltimento e di bonifica». Come detto l'audizione di Errigo, purtroppo, verrà secretata pochi istanti dopo, su invito del presidente di commissione e conseguente richiesta del commissario.
Alla ripresa in chiaro della seduta, dopo un'ora abbondante, Jacopo Morrone ha infine comunicato che «una delegazione della Commissione effetttuerà una missione in Calabria in una data compresa tra il 17 e il 21 febbraio 2025» e che «il termine per la comunicazione, da parte dei gruppi, della partecipazione dei commissari alla suddetta missione, in numero di tre per la maggioranza e tre per l’opposizione, è fissato per venerdì 7 febbraio 2025». Erano le ore 20.05 quando il collegamento della Camera è stato chiuso definitivamente.
Al netto dell'espisodio e dal tenore delle dichiarazioni rilasciate, si prospetta dunque per i componenti della commissione Ecomafie una missione che è tutt'altro che una “passerella istituzionale”. Chissà se in qualche modo faranno chiarezza, per quanto loro possibile, sulla copiosa parte di audizione coperta da segreto del commissario Errigo. Il countdown è inziato...