L'arte bianca
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CUTRO Alle quattro del mattino le candele illuminano la spiaggia di Steccato di Cutro sulla quale il 26 febbraio 2023 si è compiuto il tragico destino di 94 persone che erano a bordo di un caicco partito cinque giorni prima dalla Turchia carico di migranti per schiantarsi a pochi metri della riva, dalla salvezza, dalla promessa di un futuro migliore.

Due anni dopo su quella spiaggia decine di persone si sono ritrovate per una veglia silenziosa, per ricordare quelle 94 vittime, i tanti, troppi bambini, in tutto 35 anche con pochi mesi di vita. Gente comune, volontari, alcuni parlamentari si sono uniti nell'abbraccio ai superstiti e ai familiari delle vittime giunti dall'estero fino a Steccato di Cutro, in cerchio attorno ai peluche e ai simboli della strage.

Qualcuno tra i migranti intona una preghiera musulmana, con la lettura della prima Sura del Corano, poi tocca al vescovo di Cassano all'Ionio, Francesco Savino, vicepresidente della Cei, recitare il Padre Nostro. Una rappresentante dei familiari delle vittime e i due pescatori che per primi hanno dato soccorso ai naufraghi lanciano una corona di fiori in mare.

Ci sono anche Fatima e Farzeh, parenti di alcune delle vittime, parenti di Asif - quello classificato sulla bara bianca come KR46M0 - il bambino più piccolo morto nel naufragio. La loro famiglia è stata decimata: «Abbiamo guardato il mare e abbiamo posto la stessa domanda che poniamo da due anni: perchè non sono andati a soccorrerli? Perché non li hanno salvati?». (AGI)