Aderiranno allo sciopero i dipendenti della “Network contacts” a Crotone
L'astensione fissata per il 3 febrraio. Si tratta di 233 dipendenti della ex commessa di "Poste italiane" presso Abramo cc, assorbiti in clausola sociale nel 2023 dall'azienda
CROTONE Aderiranno anche i 233 dipendenti del sito crotonese dell'azienda “Network contacts” allo sciopero nazionale proclamato per il prossimo 3 febbraio dalle Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, dopo la scelta di 18 aziende aderenti ad “Assocontact” di uscire dal contratto nazionale delle telecomunicazioni e aderire a un contratto sottoscritto con una organizzazione sindacale (la Cisal) che dicono «non rappresentativa del settore» e che pone una contrattazione collettiva «altamente peggiorativa» per i lavoratori.
I dipendenti crotonesi di “Network contacts” sogli stessi di Poste italiane che l'azienda ha assorbito in clausola sociale 2 anni fa dall'Abramo customer care. Lo sciopero di è resa l'unica via percorribile a seguito della chiusura negativa della procedura di raffreddamento così come evidenziato dal verbale del Ministero del Lavoro dello scorso 14 gennaio.
Nel corso della riunione, scrive il ministero del Lavoro, «le parti si sono confrontate in ordine alle criticità oggetto della procedura e all’esito del confronto non sono addivenute ad un’intesa». Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, preso atto dell’impossibilità di addivenire ad un accordo tra le parti, ha quindi dichiarato «formalmente esperita e conclusa con esito negativo» la procedura e ha invitato le Organizzazioni sindacali «a ridurre al minimo i disagi per l’utenza, in sintonia con i principi informatori della legge n. 83/2000».
Per i sindacati adesso è tempo che il governo dia risposte, introducendo regole che tutelino le lavoratrici ed i lavoratori del settore Crm/Bpo da logiche imprenditoriali e manageriali che mirano al profitto riducendo diritti e salari
Quella di uscire dalla contrattazione collettiva nazionale delle telecomunicazion, sempre secondo le sigle di categoria, è «una scelta che impatta 6.000 dipendenti, suddivisi in una ventina di aziende che operano su diverse regioni del territorio nazionale, più un numero imprecisato di lavoratrici e lavoratori con contratti di collaborazione, condannati non solo alla precarietà contrattuale, derivante dalla natura del rapporto di lavoro, ma anche a paghe orarie da fame, per effetto di questo Ccnl che prevede 6,50 euro l’ora».
«Un contratto creato appositamente - denunciano i sindacati -, come dichiarato anche da alcuni zelanti manager, perché gli aumenti rivendicati dalle organizzazioni sindacali confederali per il rinnovo delle Ccnl delle Telecomunicazioni risulterebbero eccessivi e non permetterebbero la sostenibilità aziendale. Dopo tante roboanti dichiarazioni sul contratto “migliorativo”, “innovativo” e “trasformativo” la verità non è tardata ad emergere, per bocca degli stessi protagonisti, fermo restando che è sufficiente leggere il contenuto del Ccnl Assocontact/Cisal per comprendere la realtà».
Riduzione di permessi, flessibilità spinta, precarietà totale e aumenti salariali che non tengono conto della vacanza contrattuale di 2 anni (2023 e 2024) e che prevedono per il prossimo triennio (2025-27) 60 euro circa. In un quinquennio in cui l’inflazione, consuntivata già in parte, viaggia oltre il 15%, la proposta di aumento del salario è del 3%, con la prima tranche di ben 7 euro!
«Per contrastare la crisi del settore dei contact center in outsourcing - sostengono i sindacati, la soluzione va ricercata implementando le regole che il sindacato confederale rivendica e sostiene da anni. Dopo gli anni delle stabilizzazioni contrattuali per effetto della circolare Damiano, fortemente voluta e conquistata dalle mobilitazioni di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, la conquista della clausola sociale, le tabelle ministeriali sul costo del lavoro, il fondo bilaterale di settore, questa scelta determina un passo indietro di venti anni per le lavoratrici ed i lavoratori del comparto».
«Non è riducendo i diritti o comprimendo i salari - stigmatizzano le sigle sindacali - che si offrono soluzioni di lungo respiro al mondo Crm/Bp. Questa visione miope non darà soluzioni concrete alle aziende, generà il solo effetto di garantire ulteriori risparmi ai committenti privati, la maggiorparte dei quali beneficia di lauti extraprofitti, e committenti pubblici che con le note gare al massimo ribasso peggiorano la qualità dei servizi erogati alla cittadinanza. Il tutto peggiorando le condizioni di lavoro delle persone».
«In questa battaglia di civiltà messa in campo da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil - conclude la nota -, saranno coinvolte le committenze e le istituzioni a tutti i livelli, a partire dal Ministero del Lavoro. Il prossimo 3 febbraio le lavoratrici ed i lavoratori in sciopero, si ritroveranno in presidio sotto il ministero, per sollecitare l’impegno assunto a marzo 2024 dalla Ministra Calderone relativamente al riconoscimento del Ccnl delle Telecomunicazioni quale contratto di riferimento per le attività inerenti al comparto Crm/Bpo».