L'arte bianca
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CROTONE Sono due le questioni rilevanti emerse nel corso delle audizioni tenute dalla Commissione parlamentare ecomafie nella trasferta a Crotone: la presenza di organizzazioni ‘ndranghitiste nella gestione dei rifiuti e la complicata vicenda vissuta per il mancato avvio della bonifica.

Il resoconto sulle audizioni, che si sono tenute il 17 e il 18 febbraio scorsi, è stato reso noto ieri con la pubblicazione del rapporto stenografico della commissione. Nella due giorni, sono stati auditi il prefetto Franca Ferraro, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Domenico Guarascio, l’amministratore delegato di Eni Rewind, Paolo Grossi, il sindaco Vincenzo Voce, il presidente di Ispra, Michele Fratini, e il direttore generale di Arpacal, Michelangelo Iannone, accompagnato dal direttore del dipartimento di Crotone, Rosario Aloisio.

Gli interessi della 'ndrangheta nella gestione dei rifiuti

Il tema della presenza della ‘ndrangheta nella gestione dei rifiuti è stato trattato esclusivamente dal neoprocuratore di Crotone, Guarascio. Gli altri interlocutori hanno risposto a domande riguardanti la vicenda bonifica. Guarascio, pur essendo stato nominato procuratore di Crotone lo scorso 24 gennaio, invece ha relazionato sugli interessi che ha la ‘ndrangheta nell’ambito delle attività dei rifiuti. D’altra parte, il procuratore conosce benissimo la situazione della criminalità organizzata del territorio in quanto da Pm, presso la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha investigato per anni sulle organizzazioni ‘ndranghitiste che operano nel Crotonese.

Rispendo alle domande del presidente della commissione parlamentare, Jacopo Morrone, il procuratore Guarascio ha detto: «In via generale, vi posso dire che sugli appalti Rifiuti solidi urbani dei vari comuni del crotonese la distrettuale di Catanzaro ha svolto inchieste, che sono pubbliche ormai, rispetto al fatto che gli appalti di Rsu nei comuni 13 del crotonese vengono vinti da imprese che sono state riconosciute in qualche misura, con sentenze irrevocabili, appartenenti alla ’ndrangheta o quantomeno imprese di natura mafiosa che lavoravano per conto di associazioni ’ndranghetistiche. Questo porta anche alla valutazione di una serie di siti di stoccaggio, che sono siti di stoccaggio privati o comunali dei vari comuni».

Continuando, Guarascio ha aggiunto: «Questo è il ciclo dei rifiuti solidi urbani. È emerso sin da subito, ed è una caratteristica dell’appaltistica di questo territorio, che partecipa agli appalti soltanto un’impresa. Questo è un qualcosa di assolutamente chiaro. Da ultimo è stata fatta una...». Morrone ha chiesto allora al procuratore: «Ci sono gli appalti e partecipa un’azienda sola?» E la risposta del procuratore è stata: «Sì, un’azienda sola». Rispendendo ad altre domante, Guarascio ha chiarito che si tratta esclusivamente della parte del ciclo che riguarda la raccolta dei rifiuti comunali. «Il conferimento è sostanzialmente... Qui forse, volendo, possiamo procedere in maniera segretata». Sulla questione del conferimento il procuratore ha proposto di interrompere la fase pubblica per procedere in forma segretata. La stessa cosa era successo a Roma, quando la commissione aveva raccolto l’audizione del commissario per la bonifica, Emilio Errigo.

L'avvio del tavolo tecnico in Prefettura per trovare una soluzione

Il prefetto di Crotone, Franca Ferraro, ha relazionato dettagliatamente sulle attività svolte dal suo ufficio per mettere nelle condizioni tutti i soggetti interessati alla bonifica di poter raggiungere gli obiettivi. La questione su cui si è più soffermata ha riguardato la proposta pervenuta da Luca Proietti, capo dipartimento del Mase. «Il direttore generale - ha sottolineato il prefetto - mi ha chiesto di istituire un tavolo tecnico permanente presso questa Prefettura, per individuare, tra l’altro, soluzioni condivise con gli enti locali e la Regione Calabria in ordine alla gestione dei rifiuti pericolosi, nonché per la gestione dei rifiuti Tenorm, con o senza amianto, prodotti dalla bonifica della discarica dello stabilimento ex Fosfotec, che allo stato non hanno siti di destino impedendo, pertanto, il completamento della bonifica».

Detto tavolo tecnico, - ha aggiunto - stando agli intendimenti rappresentati, avrebbe la funzione, tra l’altro, di meglio informare la popolazione sullo stato del progetto di bonifica e prevenire così eventuali preoccupazioni ed iniziative estemporanee di singoli o gruppi che, inevitabilmente, si ripercuoterebbero sui tempi delle attività di bonifica

Il prefetto ha anche chiarito che «come già rappresentato in sede locale ai rappresentanti degli enti interessati, il ministero è disponibile a farsi promotore di ulteriori approfondimenti tecnici che possono eventualmente individuare soluzioni complementari allo smaltimento dei rifiuti nella discarica di Crotone» e «il tavolo tecnico permanente ospitato presso la prefettura di Crotone potrebbe essere la sede istituzionale per individuare soluzioni condivise con gli enti locali e la Regione Calabria in ordine alla gestione dei rifiuti pericolosi, nonché per la gestione dei rifiuti Tenorm con o senza amianto prodotti dalla bonifica della discarica e dallo stabilimento ex Fosfotec, che allo stato non hanno siti di destino impedendo, pertanto, il completamento della bonifica». Il tavolo tecnico è stato convocato lo scorso 4 marzo.

L’ad di Eni Rewind: «L'idea era utilizzare il deposito D15 e partire»

L'ad Grossi ha raccontato, dal suo punto di vista, tutte le vicende che hanno reso, sino ad ora, impossibile l’accordo sull’utilizzo della discarica di Sovreco. L’obiettivo è quello di spostare i veleni dalla discarica a mare a Sovreco. «Siccome non ci sono alternative, - ha detto Grossi - chiedo alla Regione di rimuovere il vincolo Paur per poter utilizzare Sovreco per i rifiuti pericolosi. La Regione non ha inteso farlo».

Proseguendo nel suo racconto, Grossi ha aggiunto: «Il ministero, a quel punto, ci aveva autorizzato (diffidato, non solo autorizzato) a partire, nelle more di un’eventuale modifica, utilizzando il D15 (quel deposito costruito all’interno del sito ex Pertusola, ndr) in regime di deposito temporaneo». Era l’escamotage che il ministero dell’Ambiente aveva studiato e inserito nel decreto 1° agosto a firma di Proietti per annullare il Paur.

«La Regione, però, - ha detto Grossi - ha approfittato di questo provvedimento per regolare quello che doveva regolare e, in una clausola finale, per dire che, comunque, tutto quello che entra in questo deposito, siccome è autorizzato dal Paur regionale, non può essere smaltito in Calabria». «Che cosa ha fatto il ministero?», si è chiesto Grossi. «Nel decreto di agosto - si è risposto Grossi - ha chiesto alla Regione di rimuovere il vincolo dal Paur, quindi lasciare il Paur invariato, ma rimuovere quella clausola che io chiamo “politica” perché non ha nesso causale con nient’altro, rimuovendola non cambierebbe niente...». L’idea era quella di utilizzare il deposito D15, nel sito Pertusola, come deposito temporaneo, perché in questo modo sarebbe venuto meno il vincolo del Paur «con l’ipotesi di poter utilizzare Sovreco».

In questo caso Eni Rewind «avrebbe dovuto, per sette anni, operare con quel deposito con il vincolo di tre mesi, anziché di dodici mesi. Però, sapendo che andavamo in una discarica vicina, che l’operazione richiede circa un mese, i tre mesi sarebbero stati sufficienti per operare». «Ci eravamo attrezzati, quindi, per poter partire con il deposito temporaneo», ha continuato Grossi. 

«Che cosa è accaduto, però?», a questa domanda, Grossi ha risposto: «A gennaio, noi e Sovreco, stavamo firmando il contratto. Il 13 gennaio, in particolare, c’è stata una comunicazione di Sovreco: “Avendo capito che adesso l’utilizzo è consentito, anzi richiesto dal ministero, siamo disponibili a fare il contratto, quindi ad avviare l’attività”. Noi avevamo confermato, il 20 gennaio, la partenza degli scavi. Però, il 14 gennaio la Regione, e poi, il 15 gennaio Comune e Provincia, hanno fatto un esposto alla Procura e una diffida a noi e a Sovreco dicendo: “Attenzione, quello che volete fare, che avete comunicato di fare, per noi contraddice il decreto” e questo è falso, oggettivamente non corretto, basta leggere il decreto e la diffida “noi riteniamo, come Regione, che il ministero o, comunque, voi, al di là di tutto, anche utilizzandolo come temporaneo, non potete aggirare un vincolo che per noi comunque c’era e rimane e diciamo a voi, ma anche a Sovreco, che se andate avanti per noi addirittura si configura l’ipotesi di illecito”, cioè illecita gestione dei rifiuti. Per questo, l’informativa veniva mandata alla Procura».

Scontro tra Enti ed Eni, Grossi: «Ipotizzata discarica in montagna»

La minaccia di diffida e il ricorso alla Procura da parte dei tre enti locali fa saltare il banco. «A quel punto, Sovreco, che il 13 gennaio ‒ questo nella nota c’è ‒ aveva già dato disponibilità, ci eravamo già scambiati i contratti, il 17 gennaio ha scritto, mettendo in copia tutti gli enti, dicendo che, stando così le cose, non era più disponibile a firmare, dal momento che, contrariamente a quello che pensava, l’ente regionale...».

Il presidente della commissione, Morrone, ha chiesto notizie sulle capacità di accoglienza dei rifiuti da parte di Sovreco. Grossi, rispondendo alla domanda ha specificato: «Sì, ha ancora capacità residua sufficiente. Peraltro, è stato oggetto di accertamento anche in conferenza».

Nel caso non vada in porto l’ipotesi di conferimento a Columbra «c’è un piano B»? «No». La discarica di scopo è stata bocciata ed era stato «identificato un potenziale comune, che ci aveva in qualche modo proposto anche la Provincia. Poi marcia indietro: non vogliamo in nessun comune della Calabria». Secondo Grossi c’era stato, quindi, un accodo con la Provincia, poi venuto meno, per costruire la discarica di scopo in una realtà comunale indicata dallo stesso Ente

Alla domanda sulla possibilità di trasporto dei rifiuti all’estero, Grossi ha tagliato corto dicendo che la normativa europea non lo prevede. E «voi potreste, ad esempio, stoccare in Puglia, poi partire e tornare qua?». A questa domanda del presidente Morrone, Grossi ha risposto: «Quello che fa fede è il luogo di produzione ai fini della normativa. Però, paradossalmente...». «Potreste stoccarlo in Puglia, - ha aggiunto Morrone - lavorarlo e...».

Grossi ha anche parlato del vincolo del Paur che ha definito «solo politico». «Quando abbiamo incontrato il presidente Occhiuto o la nuova maggioranza in provincia, - ha aggiunto - inizialmente c’era stata apertura nel dire che i tecnici confermavano che non c’era alternativa. C’è, però, un piccolo particolare, ovvero che la Regione ci ha detto: “Benissimo, solo che dovete mettervi d’accordo con il territorio”. Il territorio era il sindaco, attuale sindaco, che aveva fatto tutta la sua campagna passata e futura sul concetto che Eni è cattiva e che i veleni devono andare su Marte, non all’estero. Appena la Provincia o la Regione hanno dato una mezza apertura, per esempio, a fare nuove discariche, perché a un certo punto pensavamo che forse l’uovo di Colombo era fare una nuova discarica in una montagna in mezzo alla Calabria. Ancora peggio, perché quella mezza apertura data per provare a venire incontro al territorio è stata subito cavalcata da altri partiti nel dire: “Non solo i veleni arrivano a Crotone, ma fai un’altra discarica per veleni”». 
Morrone ha chiesto se la soluzione potesse essere una messa in sicurezza senza movimentare i veleni e Grossi ha risposto: «Assolutamente sì».

Il servizio giornalistico sulle altre audizioni sarà realizzato domani.

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