L'ex operaio che accolse il papa in fabbrica scrive a monsignor Torriani
Pino Greco delinea al neo-arcivescovo un ritratto della società crotonese a 40 anni dalla visita del santo padre, con le fabbriche e la rassegnazione che le avvolge

Eccellentissimo Monsignore,
tra qualche giorno avrà inizio il Suo cammino in un territorio avvolto nella bellezza, impregnato di storia, ricco di cultura ma difficile, a volte amaro e sicuramente complicato con le sue molteplici problematiche fatte di ferite aperte e drammi irrisolti.

La prima impressione che potrà avere incontrando la gente che vive in questo lembo di terra, potrà essere quella di leggere nei loro occhi una muta rassegnazione, una disillusione cocente, derivanti dai troppi inganni subiti, quelli che creano il deserto economico e la desertificazione dell’animo.
Ma se guarderà nel profondo di quegli occhi vedrà che c’è ancora una luce di Speranza.
La Speranza, l’Attesa che, come ci ricorda Papa Francesco introducendo la sua Autobiografia Spera, diventa “…motore del cambiamento: è la tensione che unisce memoria e utopia per costruire davvero i sogni che ci aspettano… la Speranza non illude e non delude… nel vocabolario spagnolo la parola “esperar” significa sia sperare che aspettare…”
Ecco è cosi che la nostra gente la Aspetta, aspetta che il futuro ricominci e diventi presente.
Caro Mons. Torriani, la Sua è una missione impegnativa ma si renderà conto della generosità di questo nostro popolo.

Sono trascorsi 40 anni dalla visita di Giovanni Paolo II nella nostra terra, nelle nostre fabbriche.
Allora erano intrise del sudore, della fatica, della sacralità del lavoro e della dignità dello stipendio che rendeva quel popolo fiero, orgoglioso e soprattutto libero.
Oggi quelle fabbriche sono chiuse e la Calabria è sempre più abbandonata a sé stessa assumendo i connotati di un’effimera periferia dell’impero.
Viviamo il dramma della mancata bonifica dei luoghi che ospitarono le industrie per quasi un secolo con un drammatico rimpallo di responsabilità.
Questa situazione impedisce la realizzazione di un nuovo progetto post-industriale e i nostri giovani sono costretti ad andare via mentre ci si ammala di tumore.
Le fabbriche inquinano più da morte che da vive e l’ambiente viene sempre di più profanato e violentato.

Io sono quel giovane operaio che 40 anni fa accolse il Pontefice nelle nostre industrie facendo da tramite tra due mondi e all’esortazione di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura aprite i cancelli delle vostre fabbriche”, noi rispondemmo spalancandole e lo facemmo con orgoglio senza nessuna reverenzialità formale o subalternità ma a pari dignità .
Quel giorno il Mondo del Lavoro incontrava il Mondo della Chiesa.
Mi permetto di inviarLe uno scritto che narra quei giorni e il significato di quella visita e di quell’incontro.
Seguirono anni di lotte per la difesa dei posti di lavoro e la Chiesa, con un altro grande Vescovo Mons. Giuseppe Agostino, fu al nostro fianco.
Ma quelle lotte furono sconfitte e la nostra gente ingannata.

Oggi a distanza di 40 anni Crotone ha l’estremo bisogno di ritornare a sperare, di scuotersi dal torpore, il nostro popolo non si dovrà più sentire solo nel deserto dell’indifferenza. Benvenuto Monsignor Torriani!
Pino Greco - ex Operaio Pertusola Sud Crotone