Plausi e inaugurazioni, ma con la sanita' crotonese si rischia: storia di un infarto
CROTONE Si festeggia per l’apertura del biennio di medicina e nessuno parla della grave situazione in cui versa la sanità nella provincia di Crotone. Intanto occorre dire ai crotonesi che gli studenti che saranno ammessi al corso di medicina alla cosiddetta università di Crotone non potranno concludere nella nostra sede il corso di studi.
In sostanza si tratta di un biennio non autonomo, ma legato alle Università di Catanzaro e Cosenza e questo purtroppo rischia di non produrre nessuna spinta per migliorare la qualità della nostra sanità.
Il 9 ottobre scorso, infatti, il consiglio direttivo dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) ha espresso parere positivo sul nuovo corso, accreditando il polo di Crotone come sede didattica decentrata dell’Università della Calabria e assegnando all’Università "Magna Graecia" di Catanzaro la sede amministrativa, come del resto richiesto dai due atenei. Questo, secondo una logica che in Calabria regna dal primo giorno in cui è stato costituito l'ente Regione.
Tali considerazioni, le espressi il 5 marzo scorso in occasione dell'annuncio dell'iter per costituire il corso universitario, rivolgendomi al magnifico rettore di Cosenza Nicola Leone. L’iniziativa si era tenuta nella sede della Lega navale dove, oltre al rettore, e ai massimi rappresentanti del Comune e della Provincia, era presente Giusy Princi, allora vice presidente della Regione Calabria poi eletta al Parlamento europeo.
Ho sollevato il problema proprio perché c’è contezza che il biennio, come quello che si apre a Crotone (dipendente da un’altra università) a Cosenza, non aveva prodotto nessun passo in avanti alla sanità erogata nella città dei bruzi. A riprova, in quella circostanza, ho fatto riferimento a quello che i giornali hanno raccontato sui disagi che i cittadini di Cosenza sono stati costretti a subire quando di rivolgevano all’ospedale “Annunziata”.
Il cambio di passo a Cosenza c’è stato quando, grazie anche al presidente della giunta regionale, il cosentino Roberto Occhiuto, è stato istituito il corso completo di medicina all’Unical. A questo punto l’Università di Cosenza ha volentieri rinunciato al biennio dipendente dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, che poco aveva inciso sulla qualità della sanità erogata ai cosentini.
Si è pensato, quindi, di adottare la stessa formula che aveva utilizzato Cosenza per Crotone. Questa formula somiglia molto ai corsi di ingegneria gestionale che erano stati istituiti al tempo del sindaco Pasquale Senatore. A proposito che fine ha fatto quell’università?
Il problema per Crotone è il ritardo accumulato nell’adeguamento del “San Giovanni di Dio” alle nuove frontiere sanitarie. Colpa di quei politici che hanno governato e governano alla Regione, alla Provincia e al Comune. Questi politici hanno sempre dato scarso peso alla sanità e si sono impegnati solo in attività che hanno il sapore della propaganda (la pubblicità è l’anima del commercio). Il prezzo pagato dall’utenza della provincia di Crotone è stato altissimo.
Non lo ho mai fatto, ma voglio raccontare una mia personale esperienza, perché rende l’idea dei danni che sono stati perpetrati. Lo scorso 3 ottobre ho avuto un malessere e sono stato ricoverato all’Utic del “San Giovanni di Dio”. Gli esami effettuati al pronto soccorso dicevano che, al momento, non avevo problemi al cuore ma alle coronarie. Ci fosse stata l’Emodinamica si sarebbe potuto subito intervenire e risolvere il tutto con uno stent.
L’emodinamica, sempre promessa e mai realizzata, purtroppo non c’è e, quindi, è iniziato l’iter per il trasferimento al “Pugliese” di Catanzaro. Nel capoluogo di regione ci sono due unità operative di emodinamica: una al “Pugliese” e l’altra “Germaneto”. Significa che a Catanzaro i politici si sono impegnati su questioni concrete e non hanno pensato solo ai pennacchi.
La mattina del 4 ottobre scorso, purtroppo, ho avuto un infarto, prima di essere trasferito a Catanzaro con l’elicottero. Sottolineo ancora che se ci fosse stata l'emodinamica a Crotone lo avrei evitato. A Catanzaro mi è stato detto che sono arrivato appena in tempo e che potevo non sopravvivere.
A questo punto mi chiedo quante persone potevano salvarsi se ci fosse stata l’unità operativa di emodinamica a Crotone? Quante morti sono state attribuite a cause naturali e potevano essere salvate? Probabilmente più di quello che riusciamo ad immaginare.
Sarebbe il caso che i massimi amministratori del territorio incomincino a valutare che si debbano seriamente occupare anche della qualità scadente che viene erogata in sanità. In questo marasma non ci sono responsabilità dei medici che, in molti casi, subiscono il dramma di dover lavorare in ambienti professionali inadeguati.