L'arte bianca
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CROTONE Il vicepresidente della Giunta regionale della Calabria, Filippo Pietropaolo, è stato assolto dal Tribunale di Crotone dall'accusa di ricettazione di cui doveva rispondere nel processo scaturito dall'operazione "Tempio di Hera" con la quale, nel gennaio del 2017, i carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Crotone, scoprirono un'organizzazione dedita allo smercio di reperti archeologici scavati illegalmente che portò ad indagare 52 persone, due delle quali furono portate in carcere, una finì agli arresti domiciliari, mentre a nove - tra tombaroli e ricettatori - venne imposto l'obbligo di firma. 

La sentenza di primo grado arriva ad otto anni di distanza dall'operazione, periodo durante il quale alcuni dei principali indagati sono deceduti e quindi non sono più perseguibili. Pietropaolo, all'epoca consigliere di amministrazione della Seta srl, era stato rinviato a giudizio per aver accettato una moneta dei bretti in cambio dell'assunzione del figlio di uno dei principali indagati.

Il vicepresidente della giunta regionale, difeso dall'avvocato Francesco Laratta, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. La sentenza ha invece inflitto condanne ai tombaroli per il reato di associazione a delinquere finalizzata allo scavo illecito di reperti archeologici

Il Tribunale di Crotone ha condannato a 5 anni di reclusione Vincenzo Godano; tre anni per Francesco Salvatore Filoramo, Luca Filoramo, Vittoria Villirillo e Carmine Francesco Verterame; due anni sono stati inflitti a Francesco Arena per il possesso illecito di un manufatto in bronzo con manico d'Idria e testa di serpente

Assolti per non aver commesso il fatto Pasquale Antonio Fabiano, Salvatore Rocca, Carmelo Marino, Pasquale De Tursi; assolti perche' il fatto non sussiste: Yvonne Maria Gallo, Luigi Lacroce, Leonardo Lecce, Michele Bisceglie, Mario Raso, Annibale Chiaravaloti. (AGI)