«È una scelta politica del governo – spiega Venneri – che impone i criteri per la definizione del contingente organico, dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, tenuto conto del parametro della popolazione scolastica regionale a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 e che andrà diminuendo fino al 2026/27».
«Le Regioni, sulla base di questo dettato – chiarisce Venneri –, dovranno provvedere autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nel limite del contingente indicato secondo una tabella stabilita, sentite le Province e le Città metropolitane per le scuole secondarie di secondo grado e i Comuni per le scuole di ogni altro ordine e grado».
«Si dovrà tenere conto, su base regionale – entra ancora più nel merito Venneri –, del numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell'organico di diritto dell'anno scolastico di riferimento, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato, salvaguardando, però, le istituzioni scolastiche situate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, nonché da parametri perequativi».
Il numero di sedi scolastiche attivabili annualmente in ogni Regione è determinato utilizzando come coefficienti di calcolo i seguenti valori, relativi al numero di alunni: per l'anno scolastico 2024-2025: 961; per l'anno scolastico 2025-2026: 949; e per l'anno scolastico 2026-2027: 938. Quindi, la questione è a monte e non rimane alle Provincie e ai Comuni cercare di trovare la quadra giusta e più indolore.
«Fermo restando – incalza Venneri –, che ci sarebbe da discutere sulla questione della gestione delle risorse destinate all'istruzione e alla sanità, sui tagli alle politiche welfare a danno sempre e solo delle aree del Mezzogiorno, con la conseguenza di riduzione dei docenti e del personale Ata e un aumento del numero di alunni nelle classi a discapito dell'efficacia dell'azione educativa. Per tutto il personale della scuola, docenti e ata, l'aumento delle dimensione della scuola si traduce in un aumento dei carichi di lavoro e in un peggioramento della qualità educativa».
«Venti anni di scuola-azienza e tre anni di pandemia – sostiene Venneri – avrebbero dovuto insegnare che privare i territori della presenza delle scuole è una scelta sbagliata sotto tutti i punti di vista. L'intera operazione alla fine frutterà un risparmio modesto: 88 milioni di euro a regime, nel 2032. Se si pensa che solo per le linee di investimento del Pnrr, destinate al recupero della dispersione e all'orientamento, sono stati stanziati 500 milioni di euro è subito evidente che il taglio non è funzionale ad un mero risparmio, ma ha come obiettivo la destrutturazione della scuola pubblica statale per fare terra bruciata dell'idea di scuola come bene pubblico e universale».
Molte regioni si sono opposte senza distinzione tra destra e sinistra, perché, la politica a servizio della popolazione dovrebbe avere come prerogativa la difesa delle cittadine e dei cittadini specie se parliamo dell'istruzione collegata al lavoro.
«E invece ancora una volta, nella fattispecie Crotonese – stigmatizza Venneri –, assistiamo ad un teatrino del solito braccio di ferro. Nel momento in cui bisognerebbe unirsi e cercare sponda contro un provvedimento che le lede il territorio nel complesso, non si perde occasione per litigare sulla stampa, offendere e finanche istigare gli studenti ad alzare barricate, non contro chi ha posto in essere modifiche incostituzionali, ma solo ed esclusivamente contro l'avversario politico. Ciò fa pensare, a chi il cervello lo fa funzionare, che ci sta bene quanto imposto, ed è l'occasione buona per attrarre consensi in vista delle prossime dispute elettorali. Mai un confronto inclusivo, mai un dialogo costruttivo, solo ed esclusivamente istigazione all'odio!», condanna Venneri.
«Dobbiamo opporci a questo piano – auspica Venneri – e provare ad ostacolarlo in ogni modo sia come lavoratorori e lavoratrici della scuola, sia come cittadini, dobbiamo trovare nella società tutte le alleanze utili a contrastare l'attuazione del progetto. Possiamo trovare al nostro fianco in questa lotta genitori, studenti e società civile in generale, dobbiamo riattivare tutti i canali possibili in questo senso, attrezzandoci per una battaglia di lunga durata. Ma prima di ciò, aprire un dialogo tra gli enti protagonisti di questa decisione, mettendo da parte ego ed interessi personali, ricordandoci che a subire sono le giovani generazioni!», conclude Venneri.