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Mercoledì, 04 Ottobre 2023

POLITICA NEWS

Ora occorre pedalare. Il popolo di Crotone ha scelto il nuovo sindaco attribuendogli una grossa e importante percentuale di fiducia. Il sindaco Enzo Voce, nel giro di una settimana, ha nominato otto assessori e per completare l’esecutivo manca il titolare del bilancio, che in questo momento riveste una importanza fondamentale per rilanciare la città.

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Il popolo è sovrano, si sa… ma c’è da esprimere un certo rammarico per la terribile sconfitta del “No” al Referendum di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". Il "Sì" ha stravinto con quasi il 70% dei consensi in tutta Italia (nel Crotonese la percentuale è quasi dell'82%, nella città capoluogo del 79%).

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Abbiamo già perso e ancor prima di andare al voto. E non solo per la delusione o lo stupore che, i candidati a sindaco e quelli delle rispettive liste in corsa per le prossime Amministrative di Crotone, stanno suscitando in queste ore attraverso i media, i social e, soprattutto, nel tam-tam della messaggistica istantanea.

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La ‘ndrangheta fa da padrona nei Comuni della provincia di Crotone. Lo dicono i dati sugli scioglimenti decisi dal ministero dell’Interno. Negli ultimi tempi i Comuni della provincia pitagorica sciolti per condizionamenti o per contiguità con la ‘ndrangheta sono stati sei: Isola Capo Rizzuto, Cirò Marina, Cutro, Strongoli, Casabona e Crucoli.

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Divisi dalle diatribe interne. Il progetto del centrodestra e del centrosinistra era quello di mettere in campo coalizioni forti e vincenti. Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. In questo caso a complicare i rapporti interni c’è la gestione del potere. Chi deve gestire il potere. Questo semplice, ma nello stesso tempo complesso interrogativo, ha determinato lo sconvolgimento nella coalizione del centrodestra. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno deciso di concedere ai movimenti che guardano al centrodestra un ruolo di seconda fila. L’errore che è stato commesso da questa coalizione è stato quello di far partire il ragionamento dalla scelta del candidato a sindaco: prima individuiamo il candidato che dovrà guidare la coalizione e, poi, ragioniamo sul resto. A chi tocca fare la scelta? In situazioni normali all’intera coalizione e ognuno partecipa con il proprio peso politico. I tre partiti, invece, hanno subito messo le mani avanti escludendo dalla scelta i movimenti civici che sulla carta hanno il maggiore peso politico per il numero di liste che hanno già allestito. Leo Pedace con il suo ConSenso, Luca Mancuso con “Valore Crotone” e Giovanni Capocasale e la sua band con “Crotone da vivere”. Questi tre movimenti civici possono, al momento, mettere in campo sei liste, quattro delle quali solo Pedace. Che cosa hanno fatto i tre partiti? Hanno stabilito che questi e gli altri movimenti civici che guardano al centrodestra dovevano e potevano entrare in gioco solo dopo che era stato scelto il candidato e magari c’erano stati anche gli accordi per la distribuzione degli incarichi più rilevanti in caso di vittoria elettorale. I movimenti civici, per come è stato impostato il ragionamento, dovevano rappresentare la ruota di scorta della coalizione. Portare i voti per consentire la vittoria finale e starsene buoni e tranquilli per il resto. Questi tre movimento civici hanno deciso di non stare al gioco e probabilmente si coalizzeranno dando vita ad una coalizione civica, magari allargata ad altre liste che idealmente si collocano nel centrosinistra. Il lavoro in questa direzione è già iniziato.

IL DUALISMO DEL PARTITO DEMOCRATICO. Nel Pd, che rappresenta il motore del centrosinistra, la situazione era compromessa ancor prima dell’avvio delle attività elettorali. Non è solo un problema locale. Il pesce puzza dalla testa e il problema del Pd è nazionale. In questo partito da anni a livello nazionale c’è uno scontro tra “bande”, che si riverberano anche a livello locale. C’è chi sostiene il segretario Luca Zingaretti e chi vorrebbe sostituirlo. La guerra non è sulla linea politica, ma semplicemente su chi deve comandare. Il potere divide questo partito a livello nazionale e locale. Quello che è avvenuto a Crotone va inquadrato in questo contesto di guerra per il potere. Schierate sul fronte di guerra ci sono due correnti: da una parte sono posizionati coloro che vogliono fare l’accordo elettorale con il “reuccio” di via Firenze e dall’altra quelli che non vorrebbero farlo. Su queste posizioni si sono schierati anche i livelli regionali, che sono organici alle “bande” nazionali. Ecco che il commissario provinciale Franco Iacucci si schiera contro l’accordo con Sculco e il commissario regionale Stefano Graziani viene a Crotone è dà il via libera per fare l’accordo con il “reuccio”. La decisione spacca ancora di più un partito già lacerato. Che succederà ora? La palla è rimbalzata di nuovo ai livelli nazionali per le controdeduzioni e potrebbe succedere di tutto. Se le bocce restano ferme l’area perdente cercherà di fare un accordo con le liste civiche uscite dallo schieramento del centrodestra. Potrebbe succedere che il civismo misto rischia di diventare una coalizione forte e coesa.  

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EDITORIALE│Più candidati a sindaco che elettori. Si avvicina la data delle elezioni - il primo turno dovrebbe tenersi il prossimo 20 settembre - e cresce la voglia di candidarsi. Non tutte le proposte posseggono la caratura necessaria per governare una città complessa e difficile qual è Crotone.

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