È un’atmosfera surreale, anche se da qualche giorno meno desolante, quella che sta accompagnando Crotone nel suo periodo più mistico: quello in cui la comunità scende tra le strade e le piazze per celebrare il mese mariano. Com’è noto, quest’anno, causa norme anti-Covid, non si farà la millenaria processione con la sacra effige a Capo Colonna. La sottolineatura non è certo polemica, non si metta in discussione il buon senso, ma è una doverosa riflessione antropologico-culturale.
La vergogna non ha limiti. Ci sono persone che pensano alla campagna elettorale in un momento tragico qual è quello che stiamo vivendo. Li vediamo in televisione e sui social affannarsi a difendere la propria parte politica e demonizzare quella degli altri.
Snellire le procedure per fare arrivare subito alle famiglie bisognose di Crotone i “buoni spesa”. La preoccupazione che chi ha bisogno rischia di non godere per tempo dei benefici decisi dal Governo nazionale è molto alta. Questa preoccupazione è giustificata dall’impostazione che il Comune di Crotone si è dato. Prima di tutto la formulazione della domanda. Non tutti i cittadini sono attrezzati per compilare la domanda disposta dal Comune. Senza un aiutino al momento della compilazione gli esclusi sarebbero davvero stati tanti. Il Comune di Crotone avrebbe dovuto seguire l’esempio di altri enti, magari confrontandosi con sindaci del nostro territorio. Nella situazione in cui versiamo in questo momento non possiamo ragionare con il libro della burocrazia alla mano. Non era questa l’idea del Governo quando in soli 24 ore ha versato nelle casse dei comuni italiani 400 milioni di euro da destinare ai “buoni spesa” delle famiglie che non hanno soldi per comprare il cibo. La distribuzione dei soldi ha tenuto conto della situazione economica in cui versano le popolazioni. Ecco perché a Crotone sono stati assegnati ben 574.000 euro. In questo momento la nostra città è in ginocchio: era già povera e ora sono venuti meno anche i guadagni che derivano dall’arte di arrangiarsi. Il Sud e Crotone non hanno una grande disponibilità di lavoro retribuito alla luce del sole e sono tante le famiglie che vivono di attività sommerse. In molti casi il sommerso non viene praticato per non pagare le tasse, ma è dovuto alla necessità di sopravvivere (l’arte di arrangiarsi). L’arrivo della pandemia ha bloccato anche queste attività e, quindi, la situazione economica della città è scesa ai minimi storici. Una situazione che non è sfuggita a tantissime famiglie che possono contare su uno stipendio certo. Molte di queste famiglie hanno deciso di “caricarsi sulle spalle” le persone meno fortunate. Nella nostra città è esplosa la solidarietà. Attraverso le associazioni del terzo settore, che stanno raccogliendo le donazioni alimentari dei cittadini non bisognosi, le famiglie in difficoltà stanno avendo cibo per sopravvivere. Il sistema messo in atto è semplice, funziona e soprattutto ha raggiunto l’obiettivo che è quello di non fare morire di fame chi non ha soldi. Lo stesso obiettivo si prefigge l’istituzione dei “buoni spesa” messo in campo dal Governo con il Dpcm 28 marzo e dall’ordinanza del capo della Protezione civile n. 658 del 29 marzo scorso. Mentre la “solidarietà diretta” ha già conseguito un ottimo risultato, quella messa in campo dallo Stato rischia di naufragare perché va a sbattere sugli scogli della burocrazia. La pandemia del Covid-19 rappresenta un’opportunità unica per il rilancio dell’Italia. Questa opportunità passa attraverso lo snellimento delle procedure. Meno burocrazia e più risultati concreti. Il processo dello snellimento delle procedure deve partire dai Comuni. Il fac-simile di domanda per i buoni spesa disposto dal Comune di Crotone non va in questa direzione. Nell’organizzare le attività per concedere i buoni spesa il Comune di Crotone ha attivato comunque delle procedure positive e cioè gli assistenti sociali hanno esaminato le domande man mano che sono arrivate. Speriamo che i benefici possano arrivare alle famiglie bisognose prima di Pasqua.
Non commettiamo l’errore di generalizzare. I medici, gli infermieri e gli altri lavoratori dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone, che in questo momento sono nella trincea dell’ospedale e delle altre strutture aziendali, non meritano il linciaggio morale. L’opinione pubblica deve capire che i presenti nelle corsie dell’ospedale superano di gran lunga gli assenti. Più dell’80% dei dipendenti sta garantendo, nell’attuale situazione drammatica, un servizio sanitario efficiente. Chi va a lavorare, poi, fa il lavoro anche di coloro che hanno mandato il certificato medico. Il report delle assenze diffuso dalla direzione strategica dell’Asp, che ha creato tanto scalpore, parla di 300 assenze. Un dato definito, per quel giorno, “anomalo”. Vuol dire che rispetto al trend di assenze che si registrano quotidianamente, il dato del giorno dei 300 assenti non poteva essere considerato normalità. Dai 300, comunque, vanno tolti i malati che non hanno fatto ricorso al medico di base per farsi certificare la paura dal contagio. Ci sono anche malati veri tra i 300. Il dato reale dei certificati legati alla paura del contagio si ottiene, infatti, togliendo le reali situazioni di malattia. Tra i sanitari e i dipendenti dell’ospedale di Crotone ci sono anche malati certificati. Non c’è, comunque, giustificazione alcuna per coloro che hanno avuto paura del contagio e hanno utilizzato lo strumento della certificazione per malattia per potersene stare a casa. Non c’è giustificazione, perché chi ha scelto la missione sanitaria, nei momenti tragici, non può pensare solo a sé stesso. Detto questo per chiarezza, c’è da aggiungere che anche a Crotone ci sono gli eroi che mettono a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri. Tra i contagiati in condizioni serie di Crotone, c’è anche un infermiere. Il contagio lo ha preso sul campo di battaglia e ora sta combattendo la sua guerra per la sopravvivenza in uno dei letti del reparto Covid-19 del nostro ospedale. Quando generalizziamo manchiamo di rispetto anche a questo infermiere. Sino ad oggi Crotone ha retto all’urto del virus e questo lo si deve soprattutto a chi lavora nelle corsie e negli uffici, dove si organizzano le attività. Ci sono state negligenze? E chi non le ha avute nel nostro Paese in questo particolare momento? La Lombardia, punto di riferimento dell’efficienza e della buona sanità, è in ginocchio anche per gli errori che sono stati fatti. Gli errori hanno determinato lo sconquasso che vediamo nei servizi televisivi nazionali. Da noi la situazione, al momento e per fortuna, non è a quei livelli. Un piccolo merito, quindi, va anche riconosciuto a coloro che lavorano nella nostra sanità. Alla fine di questa esperienza potremo dire se l’organizzazione ha retto ad un urto terribile e non prevedibile. Gli operatori sanitari che hanno deciso di salvaguardare la nostra salute vanno incoraggiati, sapendo che in ogni famiglia ci sono componenti che hanno limiti e comportamenti non condivisibili. Quello che conta è che la stragrande maggioranza dei lavoratori è schierata in trincea. Sarebbe un grave errore demonizzare e demotivare la parte sana dei nostri operatori della sanità.
La Lombardia traballa e la Calabria, al momento, regge. Il presidente lumbard, Fontana, tenta di scaricare le responsabilità sul Governo nazionale e chiede all’esecutivo del premier Conte di assumere decisioni. Che fine ha fatto il regionalismo spinto che Fontana e i suoi amici chiedevano battendo i pugni? In Calabria, la nostra governatrice Jole Santelli, con coraggio ed autonomia sta assumendo decisioni per tutelare la popolazione. Al di là dell’appartenenza politica va riconosciuto a Jole Santelli che sta avendo coraggio e determinazione e si sta comportando meglio del suo collega della Lombardi
Manteniamo alta l’attenzione. Il Coronavirus non è un avversario facile da combattere: arriva la notizia del ricovero in ospedale di uno dei contagiati asintomatici della prima ora. A distanza di giorni l’infezione si è incattivita.
Il pericolo vero è sottovalutare il rischio. Il contagio da Codiv-19, al momento, non è presente in maniera esponenziale a Crotone e nella sua provincia.