La Cgil di Crotone grande assente sulle questioni sociali. C’era una volta la Cgil? Forse sì, perché sulle questioni che riguardano i temi fondamentali della provincia di Crotone non parla più. Non ha detto una sillaba sulle vicende ambientali, che l’hanno vista protagonista sino a qualche mese fa. Le associazioni e i cittadini di Crotone si stanno organizzando per chiedere l’annullamento dell’ordinanza emessa dal governatore della Calabria che di fatto condanna Crotone a diventare, ancora una volta, la pattumiera della Calabria. Il problema non è l’avere sancito l’aumento della capacità della discarica di Columbra di 120.000 tonnellate, ma la mancanza di un progetto per risolvere la questione dello smaltimento dei rifiuti in Calabria. Mancando questo progetto l’ordinanza rappresenta la linea su cui intervenire per governare l’emergenza rifiuti anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Il rischio è che le 120.000 tonnellate possano moltiplicarsi e diventare milioni. Senza un progetto che trova ed indichi la soluzione definitiva Crotone rischia di soccombere sotto il peso della monnezza. Associazioni e cittadini hanno compreso il rischio che si corre in questo momento e si sono mobilitati. Ci si aspettava che anche la Cgil dicesse presente. Sulle questioni ambientali, in passato, il sindacato di Landini era stato sempre in prima fila. Oggi è totalmente assente. Assenza non giustificata. Mancano le bandiere rosse e soprattutto mancano le idee. Non è, quindi, un problema sentimentale. C’è bisogno che la Cgil, insieme agli altri sindacati, torni a essere protagonista delle questioni che riguardano la vita dei cittadini della provincia di Crotone. Non si può pensare solo alla gestione del Caf e delle pratiche di pensioni. In questo modo il sindacato muore e a pagare il prezzo più alto è la popolazione. C’è bisogno di riprendere il bandolo della matassa e c’è bisogno di rivedere le bandiere dei sindacati sventolare al fianco dei cittadini e delle associazioni che hanno deciso di difendere la città e il suo territorio dagli attacchi che arrivano dai “commercianti” di monnezza.
Anche un peto può inserirsi e migliorare l’armonia di un’orchestra. L’importante che il “rumore” non sia disgiunto dal resto degli strumenti, cioè non disturbi l’orecchio dell’ascoltatore. Fuori di metafora voglio dire che la lotta che, in tanti e in ordine sparso, stanno mettendo in campo per scongiurare l’aumento della discarica di Columbra deciso dal governatore della Calabria, Mario Oliverio, è tutta da condividere e sostenere. Si può e si deve andare avanti anche con metodi e mezzi diversificati, l’importante è non dividersi aprendo polemiche di bottega, che denotano scarse capacità intellettuali e una visione confusa della realtà. Non siamo tutti uguali e ognuno è libero di impostare come meglio crede la lotta. L’importante è l’obiettivo che deve accomunare tutti. L’esempio positivo, al di là di quello che sarà il risultato e senza entrare nel merito delle responsabilità oggettive, è quello che arriva dal Comune di Crotone e dalla società di calcio, che hanno deciso di opporsi alle diffide del Soprintendente (Archeologia, belle arti e paesaggio) per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Il Soprintende ha intimato a Comune e società di calcio di smantellare le strutture mobili costruite all’Ezio Scida in occasione della storica promozione in sere “A” e i due destinatari del provvedimento si sono separatamente costituiti davanti al Tar Calabria chiedendo l’annullamento delle diffide. Hanno proceduto separati, ma non in contrapposizione perché l’obiettivo da raggiungere è condiviso. L’importante, quindi, è condividere l’obiettivo. Ognuno può procedere come meglio crede alla luce del fatto che la soluzione dei problemi non è prerogativa di nessuno. Nessuno può avere l’esclusiva di affrontare i problemi. Si può suonare strumenti diversi, inserendo nel contesto anche i peti, ma l’importante è non interrompere l’armonia (obiettivo da raggiungere). Sulla vicenda della discarica ci sono diversi movimenti e anche diversi ricorsi al Tar. Meno male che ci sono. L’ipotesi peggiore sarebbe stata quella di combattere una guerra difficile e complessa da soli. Magari armati solo di buona volontà e con qualche forcone, sapendo che sul fronte opposto “il nemico” è armato di cannoni e bazooka. Ben vanga anche l’impegno dei partiti, quando decidono di scendere nell’agone della battaglia. L’importante è non pensare solo al voto dei cittadini, mettendo in atto strategie e procedure che non risolvono il problema e mantengono lontano l’obiettivo da raggiungere. Ecco a cosa serve la pluralità delle forze in campo: se un movimento ha limiti strategici potrebbe essercene un altro che sopperisce a questi limiti mettendo in atto strategie che danno risultati. In questa vicenda, al momento, solo i rappresentanti del Movimento 5 stelle di Crotone sono scesi sul campo di battaglia. Gli altri partiti ufficialmente sonnecchiano. I pentastellati crotonesi, lo sottolineo, perché nelle altre province sono contro la realizzazione di discariche. La posizione contraria, non solo dei pentastellati, ha determinato l’emergenza rifiuti in Calabria e ha favorito la scelta di Oliverio di allargare la discarica di Columbra. Se nelle altre province non vogliono discariche i rifiuti vengono mandati nelle realtà più deboli anche dal punto di vista della rappresentatività politica. Gli amici di 5 stelle devono parlare lo stesso linguaggio in tutta la Calabria e su Columbra devono chiedere l’aiuto di tutta la delegazione parlamentare calabrese. Ben venga l’iniziativa organizzata per le 19 di domenica prossima nella piazza centrale di Papanice. Anche un peto fa rumore e se inserito in un contesto giusto può servire a raggiungere i giusti obiettivi. Non ho condiviso il documento approvato nell’ultima seduta del consiglio comunale: non era chiaro e non ha aiutato la causa.
L’ampliamento della discarica di Columbra è l’ultimo “regalo” che fa Mario Oliverio a Crotone. L’ordinanza è stata temporaneamente sospesa, ma sarà ripresa e perfezionata nei prossimi giorni dopo l’accordo con il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese. Il sindaco dopo il suo annuncio di non voler firmare nemmeno la presa visione dell’ordinanza disposta dagli uffici del dipartimento ambiente della Regione è stato convocato alla Cittadella dove ha incontrato Oliverio. L’incontro è servito per smussare gli angoli e convincere Pugliese ad accettare il progetto sull’ampliamento di Columbra. Oliverio, dal canto suo, sul piatto della bilancia ha messo due cose: la riduzione dell’ampliamento previsto per 500.000 metri cubi e il riconoscimento di circa un milione di euro di royalties per la spazzatura. A Pugliese è stato anche prospettato che, anche senza l’accordo, la spazzatura a Crotone sarebbe arrivata ugualmente. A questo punto Pugliese ha accettato l’accordo valutando che qualche passo indietro la Regione lo aveva fatto dando la disponibilità a ridurre a 100.0000 metri cubi l’ampliamento. Un taglio rilevate rispetto ai 500.000 metri cubi previsti. Pugliese non ha fatto una scelta positiva perché, comunque vadano le cose, Crotone ancora una volta è stata condannata a smaltire i rifiuti di tutta la Calabria. Il vero problema è rappresentato dal fatto che le altre province, in particolare quella di Cosenza che ha 700.000 abitanti, non si è adeguata a quanto prevede il Piano regionale dei rifiuti approvato proprio per volontà di Oliverio. Il Piano ha introdotto le Ato provinciali e il principio che ogni provincia deve costruirsi gli impianti di smaltimento e lavorazione dei rifiuti di cui ha bisogno. Il Piano introduce il principio della gestione pubblica. Le Ato si sono costituite, ma nessuno ha messo mano all’organizzazione prevista dal Piano. Oliverio, quindi, si è trovato di fronte ad una situazione di emergenza regionale ed ha ragionato esattamente come i suoi predecessori: ha risolto la situazione pensando ad allargare la discarica di Columbra, dove sono stati già smaltiti diversi milioni di metri cubi di Rsu e rifiuti pericolosi. Di fronte alla proposta, Pugliese ha detto un no secco, ma poi ci ha ripensato. Sulla vicenda ieri il sindaco ha convocato un incontro con i capigruppo Mimmo Mazza, Pino Puccio, Angela Familiari e Tommaso Pupa per spiegare le ragioni del suo cambiamento e incassare il loro via libera. A loro ha detto che i soldi delle royalties saranno spesi per attività da svolgere a Papanice e nelle zone di Crotone più vicine alla discarica. Non ha tenuto conto che ci sono 19 consiglieri comunali che hanno chiesto la convocazione immediata di una seduta del consiglio comunale. Non ha tenuto conto del fatto che ci sono molti consiglieri comunali che non vogliono sentire parlare di ampliamento di discarica e soprattutto ci sono i cittadini che sono pronti a scendere in guerra. Solo a Papanice ci sono in attività due comitati: quello che da anni si batte contro la discarica, che ha iniziato a raccogliere firme e vuole mettere in campo iniziative; e il vecchio comitato, quello della lotta per l’acqua e tante altre cose che ha deciso di ritornare in attività, non solo per la discarica di Columbra. Quest’ultimo comitato ha deciso di dare mandato ad un legale per impugnare al Tribunale regionale amministrativo della Calabria l’ordinanza della Regione. E’ stata chiesta la disponibilità all’avvocato Pino Pitaro, che l’ha data. Appena sarà pubblicata l’ordinanza, si presenterà il ricorso e si chiederà la sospensiva e l’annullamento. Giungono voci che la vicenda ha creato movimenti anche a Cutro. La discarica di Columbra non produce danni solo ai cittadini di Papanice (chi dice queste cose è riduttivo e non dà una buona informazione). Columbra, infatti, produce i suoi effetti a Crotone, Papanice e Cutro. In linea d’area dista circa un chilometro da piazza Pitagora. Columbra interessa tutti gli abitanti del Comune di Crotone e di Cutro. Oliverio ha proposto la riduzione dell’ampliamento, ma lui tra sette mesi potrebbe non avere più ruoli alla Regione. Non può impegnarsi anche per conto del suo successore. Ora l’ampliamento che si condivide è di 100.000 metri cubi, il suo successore farà la stessa cosa non avendo altra soluzione. Ecco perché Pugliese non fa bene ad accettare. Se vogliono assumersi le responsabilità devono farlo chi ha avuto il tempo ed il potere per risolvere il problema e non lo ha fatto. L’ampliamento di Columbra non è una soluzione che può essere condivisa da un territorio che è stato martirizzato da situazioni ambientali apocalittiche. Crotone ha già pagato un ticket elevato per le questioni ambientali: è circondato da discariche e nel suo territorio sono disseminati tonnellate di rifiuti provenienti dalle attività industriali. Ha dato e non può continuare a dare per nome e per conto di una Calabria egoista e lontana. Non si concilia l’attività dell’Antica Kroton con la monnezza. Non si concilia nemmeno con i progetti di sviluppo turistico. Se non si vogliono fare solo chiacchiere e imbrogliare i cittadini bisogna pensare ad altri territori per le discariche a partire dalla provincia di Cosenza.
Gli scontri tra bande dell’armata Brancaleone non aiutano il Partito democratico. La decisione del commissario regionale dem, Stefano Graziano, di ritirare il commissariamento del circolo cittadino del suo partito lascia adito a molte perplessità. Prima di tutto Graziano avrebbe dovuto avere il buon gusto di rassegnare subito le dimissioni se non altro per salvare la sua immagine e in rispetto a Franco Iacucci che ha trascinato in questa vicenda. Non è stato, infatti, Iacucci a chiedere di fare il commissario del circolo cittadino di Crotone. A Iacucci ha anche dato rassicurazioni che la questione era stata concordata con la segreteria nazionale del partito. L’accettazione, quindi, è avvenuta nella convinzione che la scelta era in linea con l’interesse del partito. Trascinare il dirigente cosentino i questa brutta vicenda non è stato un comportamento corretto. L’idea che se ne ricava da Graziano, invece, è quella di un don Abbondio che ha fatto marcia indietro quando si è accorto di trovarsi davanti un gruppo di dirigenti potenti. Il personaggio di manzoniana memoria, quando doveva fare una scelta, si schierava sempre con i potenti di turno. Da questa vicenda non esce bene né Graziano, né il Pd regionale e nemmeno quello nazionale, che si è prestato ai giochetti delle bande che si combattono senza esclusioni di colpi. Esce malissimo il Pd, che a Crotone e in Calabria merita di essere rilegato nella posizione marginale che gli elettori gli hanno dato a partire dalle elezioni del 4 aprile 2018. A Crotone meno del dieci per cento. Non si illudano i vincitori del braccio di ferro, perché questa vittoria potrebbe avere la stessa sorte di Pirro, che ha vinto contro Roma ma sul campo il numero di morti del suo esercito erano più numerosi degli sconfitti. Senza una ripresa elettorale del Pd, la vittoria di chi ha voluto il ritiro del commissariamento del circolo di Crotone rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro. Prima di tutto perché si registrano malumori che potrebbero sfociare nell’abbandono del Pd. Non sono i mitici 300, che sotto il sole cocente di luglio hanno fatto la fila in via Panella per consegnare la tessera. Ovviamente quella fila non l’ha mai fatto nessuno. La fila non si è nemmeno fatta alle ultime primarie. Non dappertutto la gente è andata a votare e in alcune realtà sono stati copiati gli elenchi di altre primarie e così è anche successo che tra i votanti ci sono stati dei morti. I morti che avevano votato, quando erano vivi, si sono indignati e hanno fatto la fila sotto il cocente sole di luglio per restituire la tessera. Il Pd complessivamente perde, ma ci sono dei vincitori. Hanno vinto i dirigenti di Crotone che hanno fatto ingoiare il rospo, con la pelle coperta di fango, al commissario regionale. Sarà una vittoria di Pirro, ma è pur sempre una vittoria quando lo scontro avviene senza esclusioni di colpi e chi perde resta per terra e chi vince continua a vivere. Ha vinto il “reuccio” Enzo Sculco, che continua a fare tutto quello che gli passa per la mente, perché trova sempre qualcuno disponibile a comportarsi da suddito. Sculco è intelligente e conosce bene l’animo umano e le sue debolezze. E’ un politico da alti scenari. Ha vinto Mario Oliverio che era dato in caduta e, invece, ha dimostrato di avere la forza di far recedere anche la segretaria nazionale e rimangiarsi le scelte fatte. Era stato così anche al tempo di Matteo Renzi. Anche allora in Calabria si raccontava la storiella che il Pd nazionale non voleva candidarlo. Ha vinto alla grande le primarie ed è stato candidato. Oliverio continua ad essere forte anche se il Pd non è più quello di cinque anni fa. Il Pd di oggi fa acqua da tutte le parti: prima commissaria e poi ritira il commissariamento, come se fosse una scelta di normalità. Mai nella storia si era verificata una circostanza simile. Sono cambiati i tempi? Non c’è dubbio, ma sono cambiati anche gli elettori. Non c’è più il voto di appartenenza. Ci fa politica e si candida non può non tenere conto di questo aspetto, altrimenti rischia di restare fuori dalla giostra per sempre.
Togliete il disturbo e dimettevi! I cittadini li hanno votati per svolgere il loro ruolo all’interno del consiglio comunale e loro fanno le bizze e non partecipano ai consigli che vengono convocati. E’ una sindrome che aveva già colpito i consiglieri di maggioranza al tempo in cui era sindaco Pasquale Senatore, che si è protratta con Peppino Vallone e oggi ha contagiato gli eletti con Ugo Pugliese. Un filo rosso che, purtroppo, lega nel tempo i consiglieri comunali votati dai cittadini di Crotone. Francamente non emergono sempre le ragioni del dissenso, vuol dire che, il più delle volte, l’assenteismo in Consiglio è dovuto al mancato riconoscimento della “roba”. Alcuni consiglieri comunali, purtroppo, non vogliono essere eletti per vigilare sulle scelte della Giunta e approvare le proposte che vanno in direzione degli interessi dei cittadini. Succede, infatti, che gli stessi consiglieri partecipano ai lavori delle commissioni consiliari dove, appunto, vengono sviscerate le questioni amministrative e, poi, fanno mancare la presenza in Consiglio per mettere in difficoltà il sindaco e l’amministrazione. Viene il dubbio che la partecipazione ai lavori delle commissioni sia legata al gettone di presenza che si percepisce. Non sono contro i gettoni di presenza, perché chi lavora deve avere un compenso. Sono contro il principio che la partecipazione alle commissioni sia dovuta esclusivamente all’incasso del gettone. Se così non fosse i consiglieri parteciperebbero ai lavori del consiglio comunale per approvare o bocciare le proposte contenute all’ordine del giorno. Non è detto che i rappresentanti della maggioranza debbano passivamente approvare tutte le proposte che arrivano dalla Giunta e dal sindaco. Si possono anche bocciare o eventualmente modificare. La non partecipazione ai lavori del Consiglio è, quindi, incomprensibile e non va nella direzione dell’interesse della città e di chi è andato a votare ed ha espresso un voto di preferenza. E’ uno schiaffo ai cittadini incomprensibile. Se l’amministrazione comunale e il sindaco non fanno il loro dovere possono essere sfiduciate e la palla torna di nuovo ai cittadini. Questa dovrebbe essere la ratio. La non partecipazione al consiglio comunale sembra un ricatto. Ecco perché è meglio che chi non intende onorare il voto di preferenza dei cittadini tolga il disturbo e torni a fare quello che faceva prima di essere eletto. La città merita più rispetto.
La senatrice Margherita Corrado, maestrina con la penna rossa, prima di esprimere giudizi sui giornalisti calabresi e crotonesi farebbe bene a disinfettarsi la bocca. La categoria fa enormi sacrifici per garantire un’informazione puntuale e corretta a tutti i cittadini. Gli stipendi dei giornalisti non possono assolutamente paragonarsi a quelli dei parlamentari. Dopo un anno di attività un giornalista percepisce un salario dignitoso, ma sicuramente non potrà mai essere paragonato a quello di un senatore della Repubblica. Il giornalista vive e il senatore “cambia pelo”. Basterebbe fare un confronto con gli abiti che indossa la senatrice Corrado con quelli che indossava prima di diventare parlamentare. Il parlamento sicuramente non avrà affinato il suo gusto, una qualità che già possedeva. Il pelo si cambia con i soldi. Perché chi non ha gusto, nonostante i soldi, continua a non sapere vestire. In Calabria, poi, ci sono giornalisti come me che non chiedono e non vogliono compensi: non percepisco un solo centesimo per il lavoro a Teldiogene, al Corriere della Calabria e alla Provincia Kr. Vivo con la mia pensione di docente. Non solo l’unico della categoria ad avere deciso di mettersi a disposizione della gente per informarla in maniera corretta. Siamo tanti i giornalisti che svolgiamo il nostro compito esclusivamente per fare informazione corretta. Altro che pennivendoli. Mi consenta poi la senatrice maestrina di invitarla ad usare un linguaggio più consono al ruolo che svolge. Le cose si possono dire anche senza diffamare le persone. Quando accusa i giornalisti di essere pennivendoli li diffama, ma sta attenta a non fare i nomi perché altrimenti si beccherebbe una querela. Anche quando non fa i nomi dimostra di avere poco stile. Dà l’impressione di una persona che non vuole prendersi la responsabilità di quello che fa. Una che lancia la pietra e si nasconde la mano. Andiamo alla questione dei castelli chiusi. L’unico dato certo è che il castello di Crotone è chiuso dal 4 aprile del 2018 e quello di Le Castella è chiuso dall’1 gennaio 2019. Novità ufficiali sulla riapertura di Crotone, ad oggi 5 giugno 2019, non ce ne sono. La stessa cosa dicasi per Le Castella. La stessa senatrice scrive che “la bonifica del castello di Crotone rientra fra i sei interventi previsti in Calabria grazie allo sblocco di 120 milioni di euro annunciato recentemente dal ministero”. Il castello è chiuso da 14 mesi e siamo ancora fermi agli annunci. Vada a parlare con gli esercenti di Le Castella e li convinca che a luglio aprirà il maniero, ovviamente “salvo imprevisti”, come scrive la senatrice maestrina.