Il “cane a sei zampe” avrebbe infatti chiesto al ministero dell'Ambiento il cambio di destinazione d’uso del sito inquinato di Crotone che, almeno sul Piano regolatore della città di Crotone, è attualmente per uso residenziale-turistico.
La multinazionale scavalca quindi il Comune di Crotone e si rivolge direttamente al ministero, in quanto, l'area ricade in un Sito d'interesse nazionale (Sin). Una variante urbanistica imposta? Ancora è presto per dirlo.
Una cosa è certa: serve una discarica al servizio della bonifica. Sì perché nella conferenza dei servizi decisoria tenutasi a Roma nel 2019 e il successivo decreto attuativo emanato nel 2020 per il Pob fase 2 stabiliscono che quel milione di rifiuti (con carica radioattiva) debba essere rimosso dalla zona costiera, ma anche che debba rimanere in loco in quanto non si rintraccia in Italia e altrove una discarica adeguata.
Del resto, anche il sindaco Voce aveva parlato poche settimane fa in consiglio comunale dell'intenzione di Eni di dare vita a un confinamento di prossimità per queste scorie. E il confinamento sarebbe stato individuato proprio all'interno dello stesso Sin.
Eni Rewind avrebbe quindi messo da parte l'idea di destinare la discarica a servizio della bonifica in località Giammiglione, area ad elevato rischio idrogeologico e caratterizzata da vincoli di preservazione ambientale, per creare un sarcofago nel cuore della zona industriale e, oggi, commerciale di Crotone.