Gli episodi censiti sono stati 572. Quella di Napoli è la provincia nel quale ne sono stati registrati di più: 53 contro una media di 6,8. L'unica regione che non risulta essere stata interessata dal fenomeno è la Valle d'Aosta.
Sono alcuni dei dati emersi dall'elaborazione operata per l'Adnkronos dal Centro studi enti locali (Csel) su dati del ministero dell'Interno.
«Un numero ancora troppo alto e che non deve essere in alcun modo sottovalutato» osserva il Csel, ma la buona notizia è che c'è stato un significativo calo (-16%) rispetto all'anno precedente.
Nel 2021 infatti erano stati censiti ben 680 atti intimidatori ai danni degli amministratori di 443 comuni. Il calo del numero degli atti intimidatori non è stato uniforme.
Ad influenzare fortemente questo andamento sono state le regioni del nord Italia dove questi episodi si sono ridotti del 36% passando da 276 a 176.
Un miglioramento, seppure più contenuto, si è registrato anche nelle regioni del centro Italia, passate da 74 a 65 atti intimidatori (-12%).
Sostanzialmente invariata, di contro, la situazione del Mezzogiorno dove si è passati da 330 a 331 episodi (+0,3%). L'unica regione italiana dove non sono stati registrati fenomeni di questo tipo è la Valle d'Aosta.
A livello provinciale, i territori nei quali sono stati commessi questi reati in misura maggiore sono, nell'ordine: Napoli (53), Crotone (25), Torino (24), Roma e Cosenza (21), Lecce (20), Bari (18), Agrigento (15), Chieti (14), Modena e Nuoro (13).