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L'Eni scopre in Egitto il piu' grande giacimento metanifero del Mediterraneo: che fara' a Crotone?

Posted On Lunedì, 31 Agosto 2015 13:42 Scritto da

piattaformeEni scopre in Egitto il più grande giacimento di gas del Mediterraneo. Una capacità di 850 miliardi di metri cubi di gas e un'estensione di 100 chilometri quadrati. Il pozzo è situato ad una profondità marina di 1450 metri. La scoperta potrebbe indurre l'Eni ad abbandonare le trivellazioni marine in Italia? La notizia dell'immenso giacimento di gas sottomarino scoperto dall'Eni in Egitto è di alcun giorni addietro e si continua a parlarne giacché rappresenta un'enorme ricchezza soprattutto per il mondo industrializzato. La grande industria, per continuare a vivere, deve nutrirsi di prodotti energetici e in gran quantità. Metano e petrolio sono i maggiori prodotti che riescono a soddisfare le esigenze dell'elevata richiesta. L'energia da fonti rinnovabili si somma a quella prodotta in maniera coi carbon fossili, ma non si sostituisce. Di fronte a questa esigenze è del tutto giustificato l'entusiasmo che si è creato attorno alla notizia della scoperta del pozzo metanifero in Egitto. L'Eni è una società che conta 84mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. In Italia ha 19.656 dipendenti nei vari livelli occupazionali (dirigenti, quadri, impiegati, operai). Un bel numero in considerazione dell'enorme disoccupazione esistente in Italia. Molte unità lavorative dell'Eni sono impiegate sulle piattaforme, addette alle trivellazioni marine. Nelle acque antistanti Crotone ne sono state piazzate quattro. Succhiano metano in gran quantità da più anni. La contropartita che l'Eni riconosce ai paesi rivieraschi per l'estrazione del metano è rappresentata dalle royalties. Non è il massimo del riconoscimento, ma è una somma utile per i vari Comuni che la percepiscono. Tant'è che le varie Amministrazione hanno difficoltà a gestire i bilanci quando la Regione tarda a distribuire le royalties che l'Eni concede. Ma royalties a parte, nei confronti dell'Eni è in atto un moto di contestazione per eventuale altre trivellazioni che la compagnia petrolifera vorrebbe effettuare e non solo al largo di Crotone. E se l'Eni spiazzasse tutti gli ambientalisti (sempre più numerosi) e togliesse il disturbo a Crotone dopo la scoperta fatta in Egitto? Di sicuro si ripeterebbe un altro caso Pertusola e Montedison. Quando le fabbriche esistevano tutti gridavano al fatto che erano inutili perché inquinavano e producevano morti, cosa vera. Sono state chiuse, ma non c'è stata nessuna alternativa alle fabbriche per mantenere i livelli occupazionali. Oggi, di fronte all'enorme crisi che sta attraversando Crotone tutti gridano alla mancanza del lavoro. Aggredire l'Eni è condivisibile per ciò che sta facendo, o che vorrebbe ancora fare nel mare antistante Crotone. Estremizzare la questione, però, potrebbe portare ad una soluzione che di seguito sarebbe ancora più critica per l'economia della città. L'Eni deve essere portata al tavolo di una serie e approfondita discussione insieme alle parti sociali, imprenditori, politici, per la creazione di posti di lavoro. Metterla in condizioni di lasciare l'attività estrattiva nel nostro mare potrebbe significare la definitiva morte di Crotone.