Il Tar Calabria ha rigettato l’istanza di «annullamento previa sospensione dell'efficacia» presentato dall’Ato Crotone avversa all’ordinanza contingibile e urgente emanata dal presidente facente funzioni della Regione Calabria (la numero 46 del 14 luglio scorso) che dà il via libera al conferimento di 600 tonnellate al giorno di Rsu presso la discarica di Sovreco a Crotone.
«Il comitato Verità democrazia e partecipazione (Vdp) – informa una nota – ha presentato un’istanza al sindaco di Crotone, a norme dell’articolo 12 dello Statuto comunale e dell’articolo 52 del Regolamento sulla partecipazione popolare del nostro Comune per richiedere l’impegno formale dell’amministrazione locale ad attivare ogni azione e modifica dei regolamenti ed ogni atto amministrativo idoneo ad impedire che organizzazioni neofasciste e neonaziste abbiano accesso agli spazi pubblici. Un impegno, quello che chiediamo, non più procrastinabile e fondamentale per ribadire come la nostra vita democratica debba mantenere chiaramente il rifiuto del fascismo, in tutte le sue forme. Di fronte al numero crescente di manifestazioni promosse da organizzazioni che si richiamano al nazifascismo, spesso con diciture fuorvianti, riteniamo necessario rendere esplicito che anche sul territorio Comunale vengano negati gli spazi pubblici (sedi e suolo pubblico) alle organizzazioni che non rispettano i valori antifascisti espressi in Costituzione. Le Istituzioni devono vigilare e realizzare il prezioso lavoro di preservare e ravvivare la memoria storica ed impedire che vengano messi in discussione i valori fondamentali espressi nella carta costituzionale. Per questo auspichiamo che la proposta di chiedere il pieno rispetto della Costituzione antifascista abbia la massima condivisione nell’amministrazione comunale, perché riteniamo che sia patrimonio comune di tutte le forze democratiche il fatto che le organizzazioni fasciste e neo fasciste, in Italia ed a Crotone, non possano avere cittadinanza politica e non quindi avere spazi pubblici».
Istanza di revoca della misure cautelare per Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore della Nazionale, arrestato nell'operazione contro la 'Ndrangheta della Dda di Bologna 'Aemilia'. «Un provvedimento assolutamente non motivato, contro cui presenterò ricorso già lunedì», spiega l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Iaquinta, dopo che è arrivata la motivazione della decisione del tribunale del Riesame di Bologna. L'indagato resta in cella per un'operazione di scambio di denaro: 1,4 milioni di euro per 800mila dollari che sarebbero stati messi a disposizione da Iaquinta. È la consulente finanziaria Roberta Tattini, intercettata in una conversazione con il marito, a tirare in ballo Giuseppe Iaquinta. «La Tattini, nell'interrogatorio, ha poi ritrattato la versione, escludendo il coinvolgimento di Iaquinta - continua il difensore -. Ma per il giudice la conversazione intercettata è più veritiera della dichiarazione resa ai magistrati». Poi Taormina aggiunge: «Il mio cliente sta subendo un'ingiusta detenzione». Per questo il legale ha presentato anche un'istanza di revoca della misure cautelare.