Uniti contro il "raggiro" di Assocontact, scioperano a "Network contacts"
Massiccia adesione davanti alla Prefettura di Crotone dei 233 dipendenti della società che gestisce la commessa in appalto di Poste italiane
CROTONE Riduzione di diritti e salario, precarizzazione del lavoro, dequalificazione del settore e dumping contrattuale. Sono gli effetti “nefasti” che secondo le sigle di categoria di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil apporterà la decisione di almeno 18 aziende, riunite sotto la sigla di Assocontact, di uscire dal Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni per applicare un nuovo Ccnl Con Cisal, «organizzazione sindacale – sottolineano - con rappresentatività infinitesimali nel settore».
Anche i 233 dipendenti del sito crotonese dell'azienda “Network contacts” - aderente anch'essa ad Assocontac e il cui amministratore unico, Lelio Borghese, è il presidente stesso dell'associzione - hanno aderito questa mattina allo sciopero nazionale proclamato dalle Segreterie nazionali per dire no a questa decisione che a loro detta impatta negativamente su oltre 6.000 dipendenti in tutto il territorio italiano nel settore dei Contact center in outsourcing (Crm-Bpo), di cui circa 400 in Calabria e un numero indefinito di lavoratori con contratti di collaborazione. Massiccia l'adesione dei lavoratori crotonesi allo sciopero con un sit-in organizzato davanti alla Prefettura.
I sindacati rappresentati da Fabio Tomaino, segretario generale Uil Crotone, Daniele Gualtieri, segretario generale Cisl “Magna Graecia”, e Saverio Ranieri, della segreteria regionale di Slc-Cgil Calabria, insieme al sindaco della città, Vincenzo Voce, e al presidente della Provincia, Sergio Ferrari, sono stati ricevuti dal prefetto, Franca Ferraro. A lei i sindacati hanno consegnato una piattaforma rivendicativa che pone serie dubbi e richiama anche Poste Italiane a far rispettare le clausole dell'appalto attraverso cui sono stati “spacchettati” questi 233 lavoratori, già in forze ad Abramo cc in passato e poi transitati con System house, e oggi alle dipendenze dell'azienda di Molfetta promotrice di questa “controrivoluzione” del Ccnl.
«Dopo anni di lotte sindacali – si legge nel documento - che hanno portato a stabilizzazioni contrattuali, alla clausola sociale e alle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, tale scelta rappresenta un pericoloso passo indietro di vent’anni per il settore. Non si può accettare che il contenimento dei costi venga scaricato sulle spalle dei lavoratori, riducendone salario e diritti, mentre i committenti, privati e pubblici, continuano a beneficiare di extraprofitti e gare al massimo ribasso».
I sindacati richiamano all'unità i lavoratori: «Non firmate nulla»
Al termine dell'incontro avuto con il prefetto Ferraro, il segretario generale della Uil, Fabio Tomaino, incontrando i lavoratori assiepati fuori dai cancelli, ha assicurato che la strategia principale dei sindacati uniti nella lotta sarà quella di sollecitare Poste italiane a chiedere il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni sottoscritto dai 233 dipendenti di Network contacts al momento dell'assorbimento degli stessi attraverso le clausole sociali. Il prossimo atto sarà l'incontro in programma al ministero del Lavoro il prossimo 14 febbraio con tutte le sigle di categoria del settore.
Daniele Gualtieri della Cisl ha richiamato all'importanza del tavolo di oggi che fa sintesi tra l'unità sindacale e equall isituzionale nel richiamare gli attori di questa vicenda a non scaricare i costi di questa vicenda sui lavoratori. Saverio Ranieri ha ribadito che quello odierno è stato un punto di partenza che traghetterà le rivendicazioni al tavolo ministriale del prossimo 12 febbraio. La triplice sindacale ha quindi invitato i lavoratori a non cedere alle pressioni dell'azienda, raccomandandogli a non firmare eventuali ulteriori soluzioni aziendali.
Le ragioni dello sciopero generale
Questo ribasso, secondo i sindacati si tradurrebbe, innanzitutto, in una «riduzione di diritti e salario» in quanto il nuovo contratto prevede «retribuzioni di 6,50 euro l’ora per i lavoratori con contratto di collaborazione» che viene considerato «importo non dignitoso e inadeguato al costo della vita attuale», mentre per i lavoratori dipendenti «prevede un recupero del potere d’acquisto del 3% nel prossimo triennio con l’inflazione che si attesta al 15% (ben 7 euro di aumento nella prima tranche)».
Il Ccnl imposta da Asscontact, inoltre, sempre secondo i sindacati condurrebbe a una maggiore «precarizzazione del lavoro» perché introduce «maggiore flessibilità, meno permessi retribuiti e aumenti salariali irrisori che non tengono conto dell’inflazione e della vacanza contrattuale». Dai lavoratori, gli effetti della nuova contrattazione, si rifletterebbero anche sugli utenti, in quanto innescherebbe una «dequalificazione del settore» in ragione di una scarsa qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Quindi i sindacati accusano Assocontact di “Dumping contrattuale”. «L’unica reale motivazione per l’applicazione di questo Ccnl ai lavoratori – sostengono le sigle di categoria - è la compressione di diritti e salari che consentirà di ottenere nell’immediato una riduzione del costo del lavoro di circa il 20% che passerà al 30% non appena sarà sottoscritto il rinnovo del Ccnl delle Telecomunicazioni, consentendo alle aziende che lo hanno sottoscritto di partecipare pertanto a gare per l’assegnazione di future commesse di lavoro potendo fornire un ribasso importante dell’offerta a scapito dei lavoratori e delle aziende che al momento lo gestiscono, competendo ferocemente sulla compressione dei costi».
La piattaforma rivendicativa dei sindacati
Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno chiesto con fermezza l’intervento del Governo per «il riconoscimento del Ccnl delle Telecomunicazioni come unico contratto di riferimento per le attività del settore Crm/Bpo, come già richiesto al ministero del Lavoro a marzo 2024».
Contestuale è la richiesta d’apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni competenti per garantire la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e l’adozione di misure che impediscano l’applicazione di contratti peggiorativi in settori strategici per l’occupazione e lo sviluppo del Paese.