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IL CASO│Reperti del patrimonio crotoniate al British museum e sparsi altrove: non sarebbe piu' giusto riportarli a ''casa''?

Posted On Lunedì, 25 Giugno 2018 19:34 Scritto da

reperti british museumÈ risaputo che una considerevole parte del patrimonio della Antica Kroton è disperso in tutto il mondo, dilaniato talvolta da intere collezioni (e non solo numismatiche) in mano a musei esteri, altre da decenni di scavi abusivi per il mercato nero, oppure da ingiustizie come per il Cippo d'ancora di Phayllos, "deportato" ed accreditato al museo di Reggio Calabria e poi ridato dal ministero in esposizione temporanea nel 2016 al Museo di Capo Colonna, dopo le legittime proteste crotonesi. Un tesoro sparso in lungo ed in largo, che andrebbe prima cercato e poi trovato in modo di essere riportarlo alla legittima proprietaria che è Crotone. L'esempio più lampante è una collezione di 249 reperti crotoniati, di cui 246 monete e tre oggetti in bronzo, "acquisiti" nel 1814 da British Museum di Londra e provenienti da non precisati scavi, due degli oggetti in bronzo provengono da scavi crotonesi, mente uno di essi è stato rinvenuto a Napoli, ma di fattura crotoniate. La collezione in questione è composta principalmente di monete ed è di pregiata fattura. La scoperta della loro esposizione ha suscitato qualche reazione di entusiasmo a Crotone. Ci chiediamo se l'entusiasmo, sia giustificato, se la pubblicità minima che i reperti esposti possono fare alla città di Milone, vale il privarsi di parte del nostro patrimonio, in cambio di un impatto minimo, che può avere su di un pubblico stordito da un potenziale di otto milioni di reperti a disposizione, di quello che ricordiamo essere uno dei più grandi e importanti musei al mondo. Ci chiediamo, quindi, se è possibile ottenere la restituzione dei reperti e divenirne legittimi proprietari e magari poi lasciarli in prestito a Londra, riconoscendone sì il prestigio della vetrina, ma con la consapevolezza della legittima proprietà crotonese. Sul sito internet del British Museum non è possibile visualizzare tutte le monete sparse tra i suoi magazzini ed alcune concesse, a quanto pare, al museo civico londinese, ma troviamo i tre reperti in bronzo esposti, il manico di un grosso piatto da cerimonia e due porta specchi. Il primo porta specchi raffigura una donna con un bizzarro copricapo e due cigni che fungono da supporto per lo specchio, l'oggetto risale al 480 d.C., non si conosce (o non è dato sapere) con esattezza da quale scavo proviene. Il secondo porta specchi, raffigura anch'esso una donna, con nella mano un melograno, frutto sacro, dietro la figura si alzano due chimere, che sorreggono la base dello specchio, il reperto risale al '500 d.C., anche di questo non si conosce lo scavo esatto di provenienza, se non un generico "Crotone". Il reperto più grande è il manico del vassoio, oggetto datato 500 d.C., era destinato quasi sicuramente alle cerimonie e comunque non di uso comune, su di esso sono raffigurati due gorgoni dormienti e due tritoni nell'atto di salutare. Il manico ha un gemello, entrambi rinvenuti a Napoli da imprecisati scavi, ma di forgia crotoniate, il reperto venne acquisito dal museo nel 1824 e diciamola tutta: se proprio doveva finire a Londra e non nella città partenopea, allora era meglio Crotone, luogo della sua creazione ed anche perché Napoli possiede già l'altro manico. La storia dei beni culturali di Crotone e provincia ha altri esempi di reperti strappati, come il caso dell'Acrolito dell'Apollo Aleo di Cirò Marina rivenuto a Punta Alice nel 1929 e oggi "proprietà" sempre del Museo Archeologico Nazionale di Reggio, importantissimo (per carità!), ma ad oltre 250 chilometri di distanza dall'area archeologica di Krimisa e dal tempio rinvenuto da Paolo Orsi. L'Italia, in un recente passato, ha reclamato restituzioni da musei esteri di parte del patrimonio, allora ci chiediamo se la stessa logica possa valere in ambito territoriale e verso musei italiani, e ci chiediamo ancora perché nessuno ha richiesto a Londra la restituzione. Siamo sicuri che nei magazzini dei musei di tutto il mondo ci siano decine di reperti crotoniati che aspettano di essere riportati alla legittima proprietaria, in una Città che per via dell'agglomerato urbano arrivato ai giorni nostri e stratificato negli anni, ha distrutto purtroppo parte immensa delle architetture di epoca ellenica di una delle polis magno greche più grandi ed importanti della storia, proprio per questo motivo ha bisogno di concentrare e salvare i suoi reperti e renderli fruibili in Città. Concludo ricordando che il Museo di Crotone ha bisogno di una struttura più adeguata e di più ampia possibilità espositiva, ma questo è un altro discorso…

 

Davide Pirillo