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Sabato, 27 Luglio 2024

CRONACA NEWS

I tentacoli dei "cirotani" in Umbria: la Dda di Perugia fa luce sul presunto sodalizio

Posted On Mercoledì, 10 Dicembre 2014 13:47 Scritto da

operazione quartopasso2Le mani della 'ndrangheta cirotana opererebbero nel centro Italia dal 2008: sono 61 gli arresti eseguiti questa mattina da parte dei carabinieri del Ros. Sequestrati beni per oltre 30 milioni.

Nel mirino degli investigatori un sodalizio radicato nella regione con «diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale» e «saldi collegamenti» con le cosche calabresi di origine. Si tratterebbe di un'organizzazione collegata con la cosca Farao-Marincola di Cirò. Le ordinanze sono state emesse su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Perugia per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante delle finalita' mafiose, nonche' per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Sono stati i carabinieri del Ros e dei comandi provinciali interessati ad eseguire stamani le 61 ordinanze di custodia. Al centro delle indagini  un asse malavitoso, dunque, radicato in Umbria, ma con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine. Documentate dagli inquirenti le modalita' tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attivita' imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi ed intimidazioni con finalita' estorsive. Contestualmente e' stato eseguito questa mattina anche un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili, riconducibili agli indagati e ritenuti provento delle attivita' delittuose, del valore di oltre 30 milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il clan sarebbe capeggiato da Natalino Paletta e sarebbe operante a Perugia e provincia dal 2008. Gli arresti - riferisce l'Arma - sono stati eseguiti nelle province di Perugia, Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonché in Germania. Tra le carte dell'inchiesta emergerebbe che alcuni imprenditori perugini sarebbero stati costretti ad emettere false fatture per dissimulare gli illeciti pagamenti, nonché a cedere le proprie imprese agli indagati (o a loro prestanome) fermati nel corso dell'operazione dei Ros che. Sfogliando ancora le carte dell'inchiesta si presupporrebbe ancora che questi imprenditori venivano sostituiti nella gestione dell'azienda da alcuni degli indagati che, dopo aver privato l'azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. Un'altra parte dell'operazione denominata "Quarto passo" avrebbe fatto luce su un sodalizio facente capo a Francesco Pellegrino. Tale parte dell'inchiesta avrebbe ravvisato la sottrazione illecita di materiale edile e macchine operatrici nelle Marche per essere poi rivendute sul mercato legale o a ditte calabresi. «I considerevoli proventi illeciti" dell'organizzazione criminale - hanno spiegato i gli inquirenti  - sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome, per dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca».